Vai al contenuto della pagina

Heneghan e Jefferson sul Telegraph: «Non ci sono prove scientifiche a supporto della regola dei due metri»

homepage h2

Chiara e netta la posizione espressa sul Telegraph da Carl Heneghan e Tom Jefferson, del Centre for Evidence Based Medicine dell’Università di Oxford, in merito alla regola che ha introdotto la misura del distanziamento fisico: «È stata usata una ricerca di scarsa qualità per giustificare una scelta che ha enormi conseguenze per tutti noi». L’articolo si basa su un’analisi condotta dai due ricercatori.
Heneghan e Jefferson sul Telegraph: «Non ci sono prove scientifiche a supporto della regola dei due metri»
Chiara e netta la posizione espressa sul Telegraph da Carl Heneghan e Tom Jefferson, del Centre for Evidence Based Medicine dell’Università di Oxford, in merito alla regola che ha introdotto la misura del distanziamento fisico: «È stata usata una ricerca di scarsa qualità per giustificare una scelta che ha enormi conseguenze per tutti noi». L’articolo si basa su un’analisi condotta dai due ricercatori.
«In fila fuori dai negozi, costretti a schivarsi negli spazi chiusi, senza mai poter stare troppo vicini agli altri un po’ dovunque: il distanziamento sociale sta diventando la norma» sottolineano Heneghan e Jefferson in un loro intervento sul Telegraph.
«E la regola dei due-metri di distanza sta impattando seriamente anche sulle scuole, sui pub, sui ristoranti e sulla possibilità per tutti noi di vivere il nostro quotidiano». I due studiosi si chiedono quali prove ci siano a dimostrazione del fatto che mantenere distanze di sorta possa fare la differenza nel contagio da Covid.  
Una revisione della rivista Lancet, come spiegano i due ricercatori, ha esaminato evidenze da 172 studi a supporto del distanziamento sociale di un metro o più. «Questo suona senz’altro di una certa impressione, ma tutti gli studi erano retrospettivi e soffrivano di alcuni bias che minavano alla base l’affidabilità delle conclusioni» scrivono Heneghan e Jefferson, che spiegano anche come le potenziali storture aumentino quando «i partecipanti non ricordano con precisione gli eventi pregressi e quando gli studi considerano momenti ormai passati» per ricostruire ex post i movimenti o le abitudini delle persone.
«Cosa ancora più preoccupante è che solo cinque studi su 172 riguardano nello specifico l’esposizione al Covid e la vicinanza a persone con l’infezione – proseguono gli studiosi – Tali studi hanno riguardato solo 477 pazienti con appena 26 casi di infezione. Solo in uno studio era riportata una misura specifica sulla distanza» e il risultato non mostrava effetti sul contagio.
In un altro studio su 121 operatori sanitari esposti a pazienti con Covid 19 non riconosciuto, tre operatori hanno presentato un test positivo, ma il fatto che non usassero protezioni nel contatto con i pazienti «rende impossibile individuare gli specifici effetti della distanza. Lo studio era stato progettato per verificare l’associazione tra qualità del sonno, stress e rischio di infezione, non la distanza».
Di altri 15 studi inclusi nella revisione, «in 13 abbiamo osservato numerose inconsistenze nei dati, errori numerici e metodi non solidi».
Heneghan e Jefferson ribadiscono anche che ancora non è stato determinato con certezza come il Covid si trasmette e «mancano ancora informazioni fondamentali»
Lancet afferma che «sono necessari solidi studi randomizzati per avere prove migliori sulla validità degli interventi [distanziamento sociale]».
Anche i Centers for Disease Control Prevention americano si sono espressi su questo, come fanno notare i due ricercatori, e in una revisione delle misure non farmacologiche in relazione all’influenza pandemica hanno concluso che la scelta del distanziamento si basa soprattutto su studi osservazionali, su evidenze di scarsa qualità e che occorrono studi controllati per chiarirne l’efficacia.
«Le prove dimostrano che il rischio di prendere l’infezione è  più alto negli ambiti sanitari rispetto alla comunità sociale in generale ed è più alto all’interno che all’esterno – proseguono Heneghan e Jefferson – Ciò che le prove non riescono a dirci è se ci sia qualche distanza misurabile che riduca il rischio. La tendenza a sviluppare, interpretare e riportare informazioni che confermino le convinzioni iniziali ha distorto i metodi convenzionali usati per formulare linee guida e che dovrebbero basarsi sulle migliori prove disponibili».

Leggi anche

Per eseguire una ricerca inserire almeno 3 caratteri

Il tuo account

Se sei abbonato/a alla rivista Terra Nuova, effettua il log-in con le credenziali del tuo account su www.terranuovalibri.it per accedere ai tuoi contenuti riservati.

Se vuoi creare un account gratuito o sottoscrivere un abbonamento, vai su www.terranuovalibri.it.
Subito per te offerte e vantaggi esclusivi per il tuo sostegno all'informazione indipendente!