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Proteste agli Stati Generali dell’economia: «Bisogna cambiare paradigma»

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A Roma si sono aperti gli Stati Generali dell’Economia, fortemente voluti dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ai quali partecipano rappresentanti delle istituzioni, imprenditori, vertici dell’europarlamento, della Commissione Europea, della BCE e del FMI. La linea pare essere quella tracciata dal cosiddetto Piano Colao, che ha sollevate durissime critiche, definito “iper-liberista”. E le proteste non si sono fatte attendere, in presenza e non. Il cui appello è: «Bisogna cambiare paradigma, così non si va avanti».
Proteste agli Stati Generali dell’economia: «Bisogna cambiare paradigma»
A Roma si sono aperti gli Stati Generali dell’Economia, fortemente voluti dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ai quali partecipano rappresentanti delle istituzioni, imprenditori, vertici dell’europarlamento, della Commissione Europea, della BCE e del FMI. La linea pare essere quella tracciata dal cosiddetto Piano Colao, che ha sollevate durissime critiche, definito “iper-liberista”. E le proteste in concomitanza con l’evento romano non si sono fatte attendere, in presenza e non. Voci di protesta il cui appello è: «Bisogna cambiare paradigma, così non si va avanti».
Il Movimento Extinction Rebellion ha organizzato un sit in non violento di protesta. ”Non c’è lavoro su un pianeta morto – hanno detto dal Movimento – ‘salvaguardia degli ecosistemi, transizione energetica e decarbonizzazione dell’economia sono l’unica agenda possibile nel rilancio del Paese”. ”Un summit internazionale, che raccoglie le più alte cariche istituzionali e imprenditoriali per tracciare la strada del rilancio economico del Paese -si legge in una nota diffusa dalla sezione romana di Extinction Rebellion – deve ascoltare il monito che la scienza lancia da decenni. Adesso o mai più”. “Senza una transizione ecologica – scrivono gli esponenti di XR – non ci sarà nessuna ripartenza. È precisa responsabilità di chi governa quella di proteggere la salute dei propri cittadini e cittadine, la scienza ci dice che siamo tutti in pericolo, nessuno è escluso. Il rilancio del Paese non può prescindere dalla salvaguardia della Terra, ce lo sta gridando chiaramente: ascoltiamola, solo così ci guadagneremo tutti».
Proteste in presenza davanti all’ingresso della villa Pamphili, dove si tengono gli incontri, anche da parte di Usb, Potere al Popolo e altri. “Questi Stati Generali sono un teatrino” hanno commentato.
Dagli Stati generali dell’economia uscirà il piano che sarà la base per avere accesso ai fondi europei per la ripresa. Anche se sullo sfondo c’è il timore che la “dieci giorni” si riveli poco più di una passerella senza risultati tangibili. Chiuso l’accesso ai giornalisti; sono stati organizzati solo punti-stampa.
Greenpeace ha di recente lanciato un appello accompagnato da una raccolta di firme: «Il mondo è cambiato, ma siamo sicuri che la soluzione adesso sia tornare al “mondo di prima”? – si chiede l’associazione – La Storia ci sta mettendo davanti a un bivio: per ripartire dopo il Covid dobbiamo scegliere tra il vecchio sistema economico – fondato su attività inquinanti e distruttive per noi e per il Pianeta – e un futuro diverso, più sano, più verde e di pace. Noi abbiamo deciso da che parte stare, basta fondi pubblici a chi distrugge e inquina: chiediamo al Governo di ripartire investendo in salute, lavoro e ambiente! Ogni anno il Governo Italiano investe circa 19 miliardi di euro in attività ambientalmente dannose. Mentre sono 23 i miliardi che destina alle spese militari, 6 dei quali per acquistare nuove armi. Fondi che, se sommati, equivalgono quasi a una Finanziaria. La ripartenza dopo il Covid-19 è un’occasione storica che ci mette davanti ad un bivio: ripristinare il vecchio sistema economico fondato su attività inquinanti e distruttive che hanno avvelenato noi e il Pianeta, o porre una volta per tutte le basi per consegnare alle future generazioni un mondo verde, sicuro e pacifico?».
Intanto, Re:Common ha già fatto sentire la propria voce sul numero di giugno della rivista Terra Nuova. Re:Common, un’associazione che fa inchieste e campagne contro la corruzione e la distruzione dei territori in Italia, in Europa e nel mondo, parla di «scarsa lungimiranza» e di «transizione energetica e sviluppo delle rinnovabili a rischio».
Terra Nuova si era già occupata del problema della ripartenza economica con un dossier sul numero di aprile dal titolo “Invertire la rotta si può”, naturalmente cambiando i paradigmi che oggi sostengono la crescita a ogni costo.

Anche sul numero di maggio della rivista abbiamo dedicato ampio spazio a una ripartenza basata su paradigmi dfferenti: il dossier aveva come titolo Ripartiamo col piede giusto“. 

Abbiamo ben presente che limiti del Pianeta sono stati superati, le barriere naturali abbattute, l’economia si mangia le persone per risputare denaro; e un virus ha travolto ogni nostra presunta sicurezza. E abbiamo dato voce al coro che si leva sempre più forte: è l’ora della svolta radicale.
A metà maggio è stato anche lanciato anche un appello da oltre mille esperti e quasi settanta organizzazioni di diversi paesi con il quale si sosteneva la necessità di procedere sul modello della “decrescita” nel post-Covid.
E assai toccante è stata anche la denuncia di Vandana Shiva, presidente di Navdanya International: « Siamo vittime del profitto, dell’avidità e dell’estrattivismo».

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