Le frequenze più basse, che non possono essere udite, vengono percepite come vibrazioni e sono in grado di indurre un senso di malessere.
La nostra sensibilità uditiva è soprattutto concentrata fra i 300 e i 2000 Hertz, che sono le frequenze della voce, mentre possiamo difficilmente sentire suoni inferiori ai 30 Hertz. Tuttavia, le frequenze più basse, pur non potendo essere udite, sono in grado di far vibrare i nostri organi interni e indurre, in alcuni casi, anche un senso di disagio.
È noto che i ricercatori abituati a studiare gli elefanti, animali che si avvalgono degli infrasuoni per comunicare su grandi distanze, sentono la loro presenza prima ancora di vederli, attraverso una percezione fisica delle vibrazioni prodotte dai loro vocalizzi, che avvertono in particolare a livello del plesso solare. Gli elefanti, del resto, percepiscono queste vibrazioni anche «ascoltando» con le loro sensibili zampe le vibrazioni che si propagano sul suolo.
Analogamente, sottolinea Gianni Pavan, bioacustico ed ecologo del suono, i motori diesel di automobili e veicoli pesanti generano frequenze sotto i 30 Hertz che possono essere percepite fisicamente anche all’interno degli edifici adiacenti alle strade.
Per quanto le conoscenze sugli infrasuoni e sui relativi effetti siano ancora scarse, si pensa che possano indurre un senso di malessere ancora poco compreso. Questo problema, che potrebbe forse essere associato anche alle turbine eoliche, è tuttavia difficilmente rilevabile attraverso le misurazioni acustiche standard che sono basate sulla cosiddetta curva di pesatura «A», che tiene poco conto delle frequenze più basse e più alte del suono.
Fortemente antropocentriche, le misurazioni dell’inquinamento acustico che si avvalgono della pesatura «A» possono produrre inoltre indicatori assai poco significativi per quanto riguarda specie animali che emettono e percepiscono frequenze di suono diverse dalle nostre.
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Brano tratto dall’articolo
Inquinamento acustico: rischi e strategie di difesa
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