Artemisia dracunculus e Artemisia dracunculoides (estragone, erba del drago, serpentaria)
Esposizione: pieno sole
Esigenze nutrizionali: medio basse
Esigenze idriche: medie
Propagazione: divisione dei cespi (semina per dragoncello russo)
Periodo di semina: da marzo a maggio
Parti della pianta utilizzate: foglie
Il dragoncello o estragone è un’erba aromatica meno nota di altre, ma dalla fragranza e dal sapore particolari e molto piacevoli.
Sull’origine del suo nome troviamo diverse teorie affascinanti: la credenza antica che questa pianta possa guarire dai morsi dei serpenti velenosi , come racconta una bella leggenda ambientata in Toscana durante l’occupazione napoleonica. La storia toscana narra di una ragazza senese che si innamorò di un soldato a cavallo (che nel linguaggio militare era chiamato “dragone”). Il soldato, prima di ripartire, scuotendo i suoi stivali, aveva liberato nell’aria involontariamente dei semi che erano andati a cadere sopra un vaso presente sul davanzale della finestra di lei. Da questi nacquero piantine che lei fece crescere e che chiamò Dragoncello, pensando sempre all’amore perduto.
Il dragoncello fa parte della ricca famiglia delle piante Composite, nota soprattutto perché vi appartengono ortaggi come lattughe, cicorie, indivie, cardi e carciofi. Il suo nome botanico è Artemisia dracunculus, ha un rapporto di parentela con l’Artemisia vulgaris che si trova spontanea, ed è una pianta aromatica perenne. Ha l’aspetto di un folto e rigoglioso cespuglio alto fino a 80 cm circa, di un bel colore verde chiaro brillante, con foglie sottili e lanceolate. Le radici sono legnose e la fioritura, poco appariscente ma molto profumata, avviene in estate per protrarsi fino all’autunno. I fiori del dragoncello sono molto piccoli, di colore verdognolo tendente al giallo e riuniti in infiorescenze a pannocchia. Da questi si forma poi il frutticino, che è un achenio di colore marrone scuro.
TIPI E VARIETÀ COLTIVATE
Varietà
Esistono due specie di dragoncello: la più diffusa negli orti è il Dragoncello russo (Artemisia dracunculoides), il dragoncello vero e proprio, originario della Russia, e presente anche allo stato selvatico, probabilmente perché diffusosi da coltivazioni. Le sue foglie hanno minor profumo ed è utilizzato soprattutto per la produzione dell’olio essenziale. Per gli usi culinari è preferibile invece, il Dragoncello comune, detto anche Dragoncello francese o tedesco, di taglia più contenuta, più rinomato per l’aroma, ma difficile da reperire. Non si trova allo stato spontaneo in quanto sterile e quindi può essere riprodotto soltanto per via agamica, tramite divisione dei cespi o talea.
Per la coltivazione in un orto domestico è più indicato il Dragoncello russo, più rustico, molto adattabile e meno soggetto a malattie e attacchi parassitari, ma purtroppo inferiore a quello francese in termini di qualità e intensità dell’aroma.
Reperibilità della semente
I semi del Dragoncello russo, che sono veramente molto piccoli, si possono acquistare online, ma non è difficile trovarli anche presso i normali centri di giardinaggio. Inoltre, lasciando andare le piante a maturazione, si possono raccogliere i semi e conservarli per future coltivazioni.
Per il Dragoncello francese si possono cercare invece le piantine nei vivai più forniti oppure sempre online.
ESIGENZE DELLA PIANTA
Terreno, posizione e clima
Il Dragoncello russo si adatta senza grandi difficoltà a diversi tipi di terreno, purché drenante a sufficienza. Le condizioni migliori sono date dai suoli profondi, di medio impasto e ricchi di sostanza organica.
L’esposizione più adatta è quella soleggiata e riparata dai venti. La pianta teme le gelate, e a seconda dei climi in cui viene coltivata, durante l’inverno la parte aerea deperisce per ricacciare nella stagione successiva.
TECNICHE DI COLTIVAZIONE
Preparazione del terreno e concimazione
Prima di mettere a dimora il dragoncello, sia che si tratti della semina di quello russo o del trapianto dei cespi di quello francese, dobbiamo preoccuparci di lavorare accuratamente il terreno. Bisogna dissodarlo bene in profondità, e questo lavoro principale è più o meno impegnativo a seconda del tipo di terreno e anche dalla coltura che lo ha ospitato precedentemente: se vi erano stati coltivati ortaggi con radici espanse e voluminose, il suolo dovrebbe trovarsi in un grado di sofficità sufficiente, tale da alleggerire la nostra fatica. Possibilmente usiamo il forcone a denti dritti e robusti per smuovere la terra senza girarla, in modo da lasciare immutata la disposizione degli strati di terreno.
Bisogna anche ammendare la superficie con buon compost o letame, entrambi maturi, e poi rompere le zolle rimaste con la zappa, che mescola bene l’ammendante alla terra, aggiungere delle manciate di concime organico pellettato e infine livellare con un rastrello da orto, a denti metallici.
Semina e sesti d’impianto
La semina del dragoncello avviene direttamente a dimora, il periodo migliore varia in relazione al clima e alla latitudine. Al sud e nelle zone più miti è possibile la semina autunnale, senza timori di forti gelate invernali, mentre al nord è preferibile la semina primaverile che consente alle piantine di sfruttare tutta la bella stagione per svilupparsi e affrontare poi il primo inverno con radici irrobustite.
Se si dispone di uno spazio molto ristretto, è possibile seminare direttamente con la tecnica a spaglio, che consiste nello spargere un moderato quantitativo di semi dove occorre, per poi intervenire a diradare le piantine, dopo che sono spuntate, eliminando quelle cresciute troppo fitte e le erbe infestanti emergenti.
Se invece dei semi di Dragoncello russo intendiamo piantare talee o cespi della varietà francese, il momento idoneo per la loro messa a dimora è la primavera inoltrata, indicativamente tra aprile e maggio. In questo caso, li piantiamo alle distanze ottimali, ovvero circa 30 cm tra ogni pianta e 30 cm tra le file. La stessa distanza va rispettata nel caso di messa a dimora di piantine provenienti dal semenzaio, tecnica alternativa alla semina diretta, che presenta alcuni vantaggi, in particolare quella di poter scegliere gli esemplari migliori e garantire una maggiore competitività nei confronti delle erbe infestanti.
Operazioni colturali
Tra le cure colturali, è di fondamentale importanza il diradamento, da effettuare prima che le piantine raggiungano i 5 cm d’altezza, lasciando circa 30 cm tra ogni pianta. Altre importanti operazioni sono le irrigazioni, soprattutto nelle prime fasi di crescita, e la scerbatura.
In caso di semina autunnale può rivelarsi superfluo irrigare durante i primi mesi, ma questo dipende naturalmente dalle precipitazioni della stagione in corso. In ogni caso, quando le piante sono ormai alte, gli interventi irrigui possono diminuire, restando legati all’andamento delle piogge.
Come metodo d’irrigazione è sempre preferibile quello a goccia, che evita di bagnare la parte aerea.
La crescita alta e fitta dei cespugli di dragoncello li rende abbastanza competitivi rispetto alle erbe spontanee, potrebbero comunque rivelarsi necessarie delle zappettature tra i singoli cespugli, per eliminare queste ultime e anche per ossigenare bene il terreno.
Visto che la parte aerea della pianta secca inevitabilmente con l’arrivo dell’inverno, possiamo decidere di raccogliere la pianta intera e metterla a seccare per meglio conservarla. In questo caso è bene evitare che poi il terreno resti nudo. Coprirlo con un buon strato di paglia protegge le radici dal freddo invernale e consente una migliore ripresa nella primavera successiva.
Le piante di dragoncello sono perenni, ma dopo 3 o 4 anni iniziano a perdere smalto ed è consigliato piantarne di nuove in un altro angolo di orto per rinnovare la coltura.
Coltivazione in vaso
Possiamo coltivare il dragoncello anche in vasi, fioriere o cassoni, in questo ultimo caso anche in consociazione con ortaggi o fiori. La coltivazione in vaso richiede un po’ di attenzione sia per la scelta del contenitore, che dovrebbe essere alto almeno 20 cm e largo 30-40, sia per il terriccio, che di solito non basta da solo a garantire una buona riuscita della coltura. Per questo motivo è sempre consigliabile aggiungere compost, manciate di concime organico pellettato e possibilmente anche un po’ di terriccio prelevato da un terreno di campagna, o comunque da un luogo pulito.
Le accortezze da rispettare nella coltivazione in vaso sono le stesse di quelle in campo, ma è necessario irrigare più spesso. Nel caso di esposizione molto soleggiata, magari con pareti bianche che riflettono la luce, meglio prevedere una struttura di ombreggiamento. Troppa insolazione e vento possono rivelarsi dannosi per questa pianta.
PRINCIPALI MALATTIE E PARASSITI
Il Dragoncello russo è piuttosto rustico e raramente viene compromesso da avversità come patogeni e parassiti. Tuttavia, tra le possibili malattie crittogamiche troviamo la ruggine (Puccinia dracunculina), che tende ad attaccare soprattutto le foglie basali della pianta e in generale le piante coltivate in microclimi umidi. I primi sintomi di questa patologia compaiono a luglio, col caldo afoso, e si manifestano con macchie rotondeggianti brune, che possono portare anche al completo disseccamento delle foglie. Per contrastare l’infezione è consigliabile eliminare le parti di pianta colpite per evitare l’ulteriore diffondersi del patogeno, ma è meglio trattare preventivamente la parte aerea con oli essenziali di timo, lavanda o menta.
RACCOLTA E CONSERVAZIONE
Le foglie fresche del dragoncello, e anche le sommità fiorite molto aromatiche, si possono raccogliere durante tutta la stagione di crescita e i tagli favoriscono l’emissione di nuovi germogli. Per la conservazione si possono tagliare le piante intere prima della fioritura ed essiccarle in un luogo fresco ed asciutto, ma è bene sapere che le foglie essiccate o congelate di dragoncello perdono almeno in parte il sapore intenso e gli aromi che hanno invece le foglie raccolte e consumate fresche.
UTILIZZO
Le foglie di dragoncello sono ottime per insaporire piatti a base di pesce o di pollo, arrosti, insalate, e anche minestre. In particolare, questa pianta aromatica si presta molto bene per aromatizzare l’aceto, valorizzandolo col dragoncello. A questo proposito la preparazione è molto semplice: si prende 1 litro di aceto di vino rosso di qualità e vi si mettono a macerare 50 grammi di foglie fresche. Dopo circa due settimane possiamo filtrare il liquido e travasarlo in piccole bottiglie di vetro.
Nella cucina francese e soprattutto in quella provenzale il dragoncello rientra nel miscuglio pregiato delle fines herbes.
Per quanto riguarda le proprietà salutistiche di questa specie, sono legate soprattutto all’apparato digerente, poiché migliora le inappetenze e le difficoltà digestive. Un infuso di dragoncello dopo un pasto pesante aiuta a stare meglio. Le foglie contengono inoltre preziosi nutrienti,soprattutto vitamine A e C.
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Più
biodiversità nell’orto e più
varietà a tavola: è questo l’invito lanciato dagli autori di
Ortaggi insoliti, dedicato alla
coltivazione biologica di piante di
elevato valore nutrizionale e grande interesse culinario, ma poco presenti nei nostri orti. I casi più eclatanti sono quelli dello zenzero, delle bacche di goji e della stevia, diventati negli ultimi anni molto popolari per le loro
riconosciute virtù, eppure ancora poco coltivati in Italia.
Meno noti al grande pubblico, ma non per questo privi di interesse, sono la cicerchia, il lampascione e la portulaca, da sempre coltivati e consumati solo in alcune zone molto ristrette.
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