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A piedi nudi

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Permettere ai bambini di camminare a piedi nudi nel bosco può avere grandi benefici per lo sviluppo complessivo della persona. Scopriamo i vantaggi di questa modalità di connessione con l’ambiente.
A piedi nudi
“A Cedarsong i bambini non sono solo possono andare nella foresta a piedi nudi, ma sono invitati a farlo tutte le volte che ne hanno voglia” (dal video Changing the nature of preschool).
Perché andare a piedi nudi nella foresta è così importante? Per capirlo è importante prima di tutto avere alcune informazioni di base: alla nascita il piede non ha ossa, ma solo cartilagine che in un processo che dura diversi anni si trasforma nelle ventotto ossa del piede adulto. Inoltre in ogni piede ci sono ventimila terminazioni nervose: è una delle parti del corpo più ricche dal puto di vista sensoriale, per quanto riguarda tatto e propriocezione. I piedi sono capaci di moltissimi movimenti diversi, che riguardano la caviglia, la pianta e le dita.
Le potenzialità sensoriali e motorie del piede vanno sostenute perché si esprimano completamente nell’individuo adulto, con grandi benefici per lo sviluppo complessivo della persona: sviluppo senso-motorio e cognitivo, emotivo e sociale sono fortemente intrecciati.
Le scarpe riducono grandemente le possibilità sensoriali e di movimento del piede. Camminare sempre e solo con le scarpe equivarrebbe a indossare sempre i guanti, o i tappi per le orecchie, o una benda sugli occhi. Invece, camminare (e correre) a piedi nudi permette di sostenere una pluralità di funzioni ed esperienze:
• lo sviluppo muscolo-scheletrico del piede (e della caviglia), favorendo così una postura corretta, un’andatura più naturale, un funzionamento più corretto della meccanica del piede (e di conseguenza del resto del corpo);
• lo sviluppo propriocettivo e vestibolare (l’equilibrio, lo schema corporeo, la consapevolezza del proprio corpo nello spazio, il senso di orientamento, il coordinamento oculo-motorio);
• l’integrazione sensoriale: i bambini che sono soliti camminare a piedi nudi devono prestare meno attenzione a dove mettono i pedi perché imparano ad elaborare le informazioni che arrivano dalla pianta del piede sull’ambiente circostante, diminuendo la possibilità di cadere e liberando così preziose energie per le competenze cognitive e sociali.
Camminare a piedi nudi in casa non basta, è chiaro che la stimolazione possibile in ambiente selvatico è ineguagliabile.
Il piede è il punto di contatto principale con la terra, attraverso di esso passa la nostra connessione con l’ambiente e il nostro senso di appartenenza ad esso. Se in alcuni contesti può non essere possibile camminare scalzi, in generale la pelle della pianta del piede protegge in modo efficace da germi e patogeni (e si fortifica con l’uso), e la possibilità di ferirsi o farsi male diminuisce con l’esperienza, mentre aumentano i benefici complessivi. Infatti, i bambini sviluppano una maggior attenzione all’ambiente dove camminano, e imparano a processare le informazioni che il piede invia al cervello per anticipare possibili ostacoli o problemi. Ad esempio, se in un ambiente ci sono molti cardi spinosi, i bambini imparano a saltarli ed evitarli in modo automatico anche quando corrono, con pochissimi incidenti. Inoltre, bisogna tenere conto del fatto che i bambini sono molto più leggeri di noi, e se schiacciano, per esempio, delle spine non si fanno molto male, e soprattutto è un problema risolvibile in fretta.
È importante prendere consapevolezza che spesso non ci sentiamo a nostro agio a lasciare i bambini a piedi nudi più per il timore del giudizio di altri adulti, che per effettivi timori che si facciano male.
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Articolo tratto dal libro Pedagogia del bosco

Grazie alla grande ricchezza di stimoli e sensazioni, essere educati nella natura è fonte di innumerevoli benefici per i bambini, sia dal punto di vista fisico che dello sviluppo cognitivo e psicologico.

L’autrice, tra le fondatrici di uno dei primi asili nel bosco in Italia, illustra in modo semplice i principi della pedagogia del bosco e gli aspetti pratici della vita in natura: l’educazione “con” e “al rischio”; l’abbigliamento più idoneo per il caldo e per il freddo; i suggerimenti per allestire un campo base; il gioco spontaneo; il ruolo degli adulti e le interazioni tra bambini. Ogni capitolo si conclude con alcune domande che aiutano chi legge a riflettere sull’esperienza e a raggiungere una maggiore consapevolezza.
Il volume fornisce anche un prezioso inquadramento storico delle esperienze di educazione in natura e un confronto con le realtà di altri paesi per meglio comprendere le caratteristiche peculiari della pedagogia nel bosco, approfondirne il senso e riflettere sulla sua messa in pratica.
In queste pagine, il lettore trova gli elementi pratici e teorici per realizzare con successo un progetto di libera immersione nel selvatico sul modello dell’asilo nel bosco o, più semplicemente, per godere in modo più consapevole dei vantaggi che si possono ottenere trascorrendo del tempo in natura con i propri bambini.
  

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