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Servizi essenziali

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Su che basi si classificano i servizi come essenziali e non? L’editoriale di Giugno del direttore di Terra Nuova, Nicholas Bawtree.
Servizi essenziali
Con il graduale ritorno a quella che chiamiamo normalità, lentamente sedimentano in noi anche le riflessioni personali, fino a poche settimane fa difficili da distillare dal vortice del nostro sistema omni-mediatico.
Lavorando da casa, come redazione siamo riusciti a dare continuità a quello che è riconosciuto per legge come un «servizio essenziale»: l’informazione. Anche in uno dei momenti più bui degli ultimi decenni, siamo arrivati nelle case dei nostri abbonati e nei negozi bio, che in queste settimane sono stati vitali presidi del territorio anche grazie a tutte le filiere connesse.
Ma cos’è che distingue un «servizio essenziale» da un «servizio non essenziale»?
Se in alcuni casi la differenza può risultare più evidente, in altri può essere discutibile. Le restrizioni applicate durante il lockdown che ho avvertito come più gravi, per le quali si sarebbe potuto cercare una soluzione diversa, riguardano le persone decedute e i loro cari. «In che misura fare un funerale, con tutte le limitazioni, è potenzialmente maggiore forma di contagio rispetto ad andare a fare la spesa, con tutte le limitazioni?» si è chiesta Francesca Benedetta in una lettera al giornale Prima Lecco. «Nelle situazioni di crisi gli spazi per coltivare l’umanità delle persone, per riconoscerne e accoglierne la fragilità, sono i primi a perdersi. Il mio appello è: restiamo umani».
Il poeta e scrittore Franco Arminio ha utilizzato toni più forti: «Qualcuno dovrebbe spiegarmi perché posso andare a comprare la Nutella e non posso mettere la mano sulla bara di un mio caro amico». Arminio si è interrogato anche sulla effettiva necessità di vietare in assoluto la visita ai malati di Covid: «Perché non si consente ad almeno un familiare l’accesso al capezzale del paziente? Va bene il ventilatore, ma ad allungare o salvare una vita può servire anche qualcuno che ci tiene stretta la mano, ovviamente con tutte le misure di protezione».
È vero: la situazione di emergenza è stata improvvisa ed eccezionale. E ogni contesto è più complesso di quello che appare dall’esterno. Ma attenzione: non lasciamo che questo giustifichi tutto, che diventi una risposta automatica a ogni accenno di critica. La situazione che abbiamo vissuto e le risposte che sono state date in alcuni casi hanno fatto emergere delle priorità opinabili. E il rapporto con la morte è solo l’esempio più evidente e inevitabilmente più sentito.
«Possiamo pure ripartire» conclude Arminio «ma non andremo da nessuna parte se non ricostruiamo le basi morali della nostra convivenza. Non si può onorare la vita senza attenzione alla morte e al dolore».
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Editoriale tratto dal mensile Terra Nuova Giugno 2020

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