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“Il nostro pane, la nostra libertà”: la campagna di Navdanya International

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Navdanya International, di cui è portavoce Vandana Shiva, da anni paladina della biodiversità, sta portando avanti la campagna “Il nostro pane, la nostra libertà” e ha già raccolto innumerevoli adesioni, tra cui anche quella di Terra Nuova.
L’associazione Navdanya International ribadisce il suo invito: «Unitevi tutti al movimento globale per rivendicare il nostro patrimonio agroalimentare: locale, agroecologico e agrobiodiverso, libero da veleni e da ogm».
«I sistemi alimentari possono rappresentare le basi della nutrizione e del benessere o diventare uno dei più rilevanti fattori di rischio per la salute – spiegano dall’associazioe guidata da Vandana Shiva – Nel corso di un secolo abbiamo assistito ad una vera e propria colonizzazione della terra, dell’agricoltura e della nostra salute. I sistemi da cui tutti dipendiamo si sono sempre più industrializzati e globalizzati. La propaganda commerciale del cibo industriale e gli alti livelli di disuguaglianza economica, stanno rendendo l’alimentazione sana sempre meno disponibile o addirittura inaccessibile per ampie fasce della popolazione in ogni parte del mondo».

Il degrado della catena alimentare

«Il degrado di ogni dimensione della catena alimentare, dal suolo, all’acqua, alle sementi, alla produzione, alla lavorazione e distribuzione, comporta, soprattutto, l’abbandono delle diete tradizionali, naturali e biologiche, che hanno rappresentato la base della salute umana in tutto il mondo nel corso della storia umana. Le diete tradizionali, come la dieta mediterranea o ayurvedica, sono caratterizzate da peculiari proprietà protettive e tendono ad essere più diversificate rispetto alle diete standardizzate occidentali. Sono inoltre spesso parte integrante di sistemi alimentari locali, agrobiodiversi e agroecologici, in cui il tesoro della resilienza dei semi tradizionali è nelle mani degli agricoltori. Sono sistemi che rigenerano la salute degli ecosistemi e delle comunità, garantiscono la sovranità alimentare, lavorando in armonia con la natura. I nostri cibi tradizionali basati sulla biodiversità e sul patrimonio storico e culturale delle nostre comunità sono il nostro “pane di libertà”».
Ad esempio: mais e tortillas in America Latina, riso in Indonesia, Giappone e Bangladesh, banane e manioca in Africa, pasta in Italia, molti diversi tipi di pane in Europa e le centinaia di tipi di pane indiano, solo per citarne alcuni.
«Sotto la pressione degli attuali sistemi alimentari industriali e agricoli – prosegue Navdanya – i nostri cibi tradizionali stanno diventando “cibi dimenticati”, ma rappresentano ancora l’espressione di una catena del valore che lavora in armonia con la natura e per la salute e la dignità delle persone. Essi provengono dalle varietà dei nostri cereali indigeni e dei nostri prodotti di base, da un’agricoltura biodiversa e senza veleni e da lavorazioni artigianali».

Leggi che favoriscono i profitti aziendali

«In tutto il mondo stano prendendo piede una serie di politiche e leggi per privilegiare i profitti aziendali a scapito del nutrimento e della salute delle persone – dicono ancora da Navdanya – Un sistema che sta distruggendo i nostri mezzi di sussistenza e la salute di tutti i cittadini, favorendo l’appropriazione da parte delle multinazionali dell’agroindustria dei semi, dell’agricoltura, della trasformazione alimentare, dei nostri sistemi di vendita al dettaglio ed economie locali. I nostri “pani di libertà” sono anche minacciati dal rilascio di specifiche colture geneticamente modificate in quelle parti del mondo riconosciute come centro di origine, nelle quali la contaminazione da germoplasma arriva a rappresentare una minaccia per il futuro della biodiversità a livello globale. Il nostro diritto a vivere con dignità e libertà è legato alla protezione del nostro patrimonio alimentare».
«Resistere a tutti gli aspetti della globalizzazione dei nostri sistemi alimentari e proteggere le nostre diete tradizionali e i nostri “pani di libertà”, praticando e promuovendo modelli sostenibili ed ecologici in agricoltura, uniti ad economie alimentari, sono i mezzi più potenti che abbiamo per riconquistare la nostra agricoltura, i nostri territori, il nostro cibo, il nostro ambiente naturale, il nostro futuro. Nella riconquista dell’autosufficienza sta il potere che rende le grandi aziende irrilevanti e inutili. I mezzi sono nelle nostre mani: per il bene della terra, per la nostra salute, per i nostri beni comuni. La nostra speranza, il nostro futuro si basa sulla ricostruzione del legame virtuoso tra campi, tavole e comunità».

Chiamata all’azione 2018 – 2019

«Molti di noi in tutto il mondo sono impegnati nella coltivazione e nella trasformazione del cibo, fornendo alimenti sani alle proprie comunità e famiglie. Siamo piccoli agricoltori, trasformatori artigianali, piccoli dettaglianti, venditori ambulanti. Siamo anche le madri e tutti coloro che prestano servizio alle famiglie e alle comunità – conclude l’associazione – I nostri “Pani di Libertà” rappresentano il nostro diritto di nascita di poter provvedere alla nostra sussistenza, di poter crescere, lavorare e alimentarci adeguatamente. La protezione della biodiversità che Madre Terra ci ha messo a disposizione è una nostra responsabilità, così come l’eredità del nostro patrimonio alimentare, trasmesso di generazione in generazione».
  • Ci si può unire alla campagna “Il nostro pane, la nostra libertà” come individuo o organizzazione/gruppo e contribuisci con ricette, storie, ricerche, video, foto, poesia, espressione artistica. Sentiti libero di contattare i promotori attraverso https://seedfreedom.info/it/contattaci/ .
  • Ci si può unire alla Rete per un’alimentazione e un’agricoltura senza veleni: Creare cibo e agricoltura senza veleni – ringiovanire la biodiversità, coltivare biologico – firma l’impegno.
  • Si possono condividere i contenuti della Campagna Food for Health (Cibo per la Salute) e il relativo Manifesto di Navdanya International, per diffondere la consapevolezza del profondo legame tra semi, i suolo, il cibo, la salute e i beni comuni.

Cibo e salute

L’importanza di un cambio di paradigma in agricoltura, di tecniche di coltivazione che rispettino il suolo, di un cibo sano che garantisca salute; così come la necessità di mettere un freno allo strapotere delle multinazionali che stanno distruggendo ciò che mangiamo e il mondo in cui viviamo. È di questo che si parla nel libro “Cibo e salute” , grazie al contributo di quattro studiosi ed esperti impegnati in prima persona in questa battaglia di civiltà.

Il volume è edito da Terra Nuova Edizioni.
Vandana Shiva è presidente di Navdanya International, da anni impegnata a sostenere e diffondere un’agricoltura  rispettosa di ambiente e salute; Bhushan Patwardhan è biochimico ed esperto di nutrizione; Mira Shiva è medico e attivista. Vi è inoltre il contributo esclusivo del dottor Franco Berrino, epidemiologo e presidente dell’associazione “La grande via”.
Il libro contiene, in appendice, il Manifesto “FOOD for HEALTH”, un accorato appello alla resistenza alimentare sottoscritto da Vandana Shiva e altri undici esperti a livello internazionale. 
Una vera rivoluzione oggi può e deve partire dalla produzione del cibo, un grande campo di azione dove il sistema agroalimentare globalizzato ha cancellato la biodiversità, avvelenato il suolo e reso la nostra dieta sempre più omologata e insostenibile.      

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