È in pieno svolgimento a livello europeo, con una raccolta firme
disponibile QUI, la campagna #EndTheCageAge, di cui anche Terra Nuova Edizioni è promotrice insieme ad oltre cento organizzazioni sensibili alla tematica. Si tratta di una iniziativa dei cittadini europei (ECI) per raccogliere adesioni alla petizione che resterà sottoscrivibile per un anno, con l’ambizioso obiettivo di arrivare a mettere la parola fine all’era delle gabbie per l’allevamento degli animali.
Occorrerà raggiungere
l’obiettivo del milione di firme e anche Terra Nuova si impegna a questo fine:
potete firmare QUI.
Se l’iniziativa sarà coronata dal successo, si potrà sperare in un cambio di paradigma nel sistema dell’allevamento animale, con benefici potenziali per centinaia di milioni di animali ogni anno in Europa. Potrebbe essere un enorme passo avanti anche verso l’eliminazione degli allevamenti intensivi e che destinano gli animali alle tavole dei consumatori.
Nell’Unione europea sono almeno 300 milioni gli animali allevati in gabbia ogni anno. Nel nostro Paese circa 50 milioni di animali – conigli, galline, scrofe, quaglie – sono costretti a vivere in spazi estremamente ristretti: un foglio A4 per galline e conigli, l’area di un CD per le quaglie, e sbarre così strette da non potere girare su se stesse e prendersi cura dei propri piccoli per le scrofe. Questi animali trascorrono gran parte o tutta la loro vita senza poter esprimere i comportamenti che sono per loro naturali: le galline non possono stendere le ali, i conigli non possono stare sulle zampe posteriori o stendersi lateralmente, le quaglie non possono volare, le scrofe grufolare e preparare il nido per i loro piccoli.
Molte gabbie sono piccolissime, quasi sempre gli animali si trovano privi degli spazi vitali e questo causa grandi sofferenze a loro e implica l’utilizzo di farmaci e altro per evitare che il sovraffollamento e la costrizione uccida gli animali prima ancora del momento della macellazione.
#EndTheCageAge si pone dunque l’obiettivo di porre fine a condizioni di trattamento crudeli e non più giustificabili.
«Abbiamo una grande opportunità – ha spiegato Leopoldine Charbonneaux, portavoce di End The Cage Age e responsabile del comitato europeo – possiamo dimostrare al mondo che i consumatori non sono più disposti ad accettare questa sofferenza animale».