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Manera: «Paese impreparato, chiediamoci cosa non è stato fatto»

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Nuove e ulteriori misure restrittive e forti limitazioni nelle attività e nel movimento: con un nuovo Dpcm il governo annuncia la stretta di fronte a numeri Covid in crescita. Il dottor Stefano Manera, che a Bergamo ha lavorato come rianimatore, interviene dai social: «Paese colto impreparato, chiediamoci cosa non è stato fatto».
Manera: «Paese impreparato, chiediamoci cosa non è stato fatto»
«Solo 2 giorni fa un collega si è tolto la vita perché sopraffatto da uno stress che non riusciva più a gestire. Il personale sanitario chiede di non essere lasciato solo, eppure è quello che sembra stia accadendo in questo continuo scaricabarile di responsabilità in cui i veri responsabili scompaiono imponendo misure draconiane spesso inutili e pericolose»: il dottor Manera scrive così, con un post sul suo profilo Facebook che riprende un suo discorso pronunciato di recente.
«Abbiamo finalmente i posti letto, abbiamo speso molti milioni di euro per costruire nuovi ospedali, per adeguare, per ristrutturare, ma non abbiamo il personale per far funzionare questa macchina. Tutto questo non può andare a discapito della qualità della nostra assistenza e del nostro lavoro. Tutto questo non può andare a discapito della salute di chi si fida di noi» prosegue.
«L’articolo 32 della nostra Costituzione recita così: la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Sapete perché l’Italia piange più di 35.000 morti di Covid? Vi hanno mai spiegato realmente perché tra marzo e aprile ci sono stati 35.000 morti? Perché nei mesi di marzo e aprile i pazienti non hanno ricevuto le cure adeguate o non sono stati curati affatto! I medici erano troppo pochi e molti di noi si sono ammalati (e qualcuno è anche morto) lasciando sguarniti gli ambulatori. Era impossibile trovare chi sostituisse i colleghi malati. Negli ospedali dovevamo fare i salti mortali per coprire i turni e per poter curare un numero di pazienti che era aumentato a dismisura» è ancora Manera.
«Allora dobbiamo chiederci che cosa non sia stato fatto e perché non sia stato fatto – si legge ancora sulla sua pagina Facebook – Dobbiamo chiederci che cosa non venga ancora fatto e perché non venga fatto. Dobbiamo chiederci perché non sia stato possibile garantire l’articolo 32 della nostra amata Costituzione. Dobbiamo chiederci perché gli innumerevoli appelli, molto sensati e autorevoli, inviati all’attenzione del ministro della sanità e quindi del governo, non siano stati ascoltati. Nonostante avessimo ragione nessun esponente istituzionale lo ha mai riconosciuto. Evidentemente riconoscere gli errori e chiedere scusa, in questo Paese non è pensabile. Oggi pensate forse che, vista l’esperienza maturata, le cose siano diverse? No, oggi il numero dei medici è esattamente lo stesso di marzo e il rischio che si possa nuovamente vivere la stessa esperienza è molto serio e verosimile. Non possiamo più permettere che la nostra credibilità (e mi riferisco ai miei colleghi medici) sia minata dall’insipienza di una politica immobile e sorda ai bisogni dei suoi cittadini. I cittadini chiedono da sempre la presenza dei medici nel territorio. Noi stessi chiediamo che a fronte di test diagnostici che siano realmente affidabili e specifici (se esistenti) si ponga fine a un clima di inutile e pericoloso terrore portando orde di persone terrorizzate ad affollare i pronto soccorsi bloccandoli».
E ancora: «Chiediamo da molti mesi che i numeri siano dati in maniera razionale e circostanziata e non bollettini di guerra. Chiediamo che i pazienti possano essere curati a casa adeguatamente fornendo linee guida e direttive da parte delle istituzioni, perché la maggior parte dei pazienti possono essere curati a casa e la maggior parte dei pazienti guariscono! Non possiamo più permettere che il rapporto tra medico e paziente, dell’alleanza tra medico e paziente, sia distrutta per volgari interessi economici. Per la cupidigia e l’inettitudine di alcuni. Per favorire i grandi gruppi privati o le potenti aziende farmaceutiche».
Prosegue Manera: «Rispettare l’articolo 32 della Costituzione significa anche tornare a un rapporto di piena fiducia tra paziente e medico e questo non potrà più essere possibile se ai medici verrà negata la loro libertà di espressione attraverso la minaccia di ritorsioni e procedimenti disciplinari. Noi chiediamo con forza di poter esprimere le nostre opinioni e i nostri dubbi perché solo un pensiero critico può generare conoscenza. In un momento così drammatico per l’Italia, con l’incubo di un nuovo lockdown che incombe ancora una volta su tutti noi, noi medici vorremmo poter dire a tutti i cittadini di non aver paura, che ce la faremo tutti insieme e uniti, che oggi conosciamo meglio la malattia e le cure, vorremmo dire di fidarsi di noi e che faremo di tutto per curarvi nel miglior modo possibile, nonostante, ancora una volta, saremo mandati al fronte a combattere con le scarpe di cartone».
“Costruire la salute” è il titolo dell’articolo che riprende e propone ai lettori le considerazioni e i suggerimenti del medico.

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