Ecovillaggio o azienda non fa differenza, che vi sia spinta ideologica o no: una parte della nostra società fa emergere il bisogno di applicare modelli organizzativi e gestionali caratterizzati dall’orizzontalità dei ruoli. Nell’olocrazia e nella sociocrazia il capo viene sostituito dal cerchio e tutti i dipendenti imboccano la strada della responsabilizzazione.
Quando ho tempo al mattino, adoro fare colazione leggendo il giornale. Ieri ho comprato Internazionale. Ho il vizio di leggere tutti i titoli degli articoli prima, e poi, ritornando indietro, li leggo in ordine decrescente in base ai miei interessi. Avevo superato la centesima pagina e la rivista volgeva alla fine quando un titolo mi ha particolarmente incuriosito: “Nelle aziende i capi non servono più”. Uao! Ho pensato “aspetta un po’…fammi leggere”. La mia curiosità non era spinta da un desiderio di disfarmi dei miei capi quanto dall’intuizione che quel titolo parlasse di un sistema di governo autogestito che io conoscevo e avevo in mente. Alla fine del secondo capoverso, ecco la conferma: è come pensavo, parla dell’olocrazia.
L’olocrazia (olos= tutto, cràtos= potere) e la sociocrazia (socio = compagno, cratòs = potere) sono due forme di governo molto simili fra loro nei principi, con alcune diversità di applicazione metodologica. Non sono la stessa cosa ma pongono l’accento su una forma di governo senza capo, senza un dirigente, senza un solo essere umano (per quanto intelligente e illuminato, fallibile) che sceglie e decide per tutti. Non significa neanche tutti decidono tutto. Chi sceglie è il cerchio. Ci sono diversi tipi di cerchio, che hanno potere decisionale a livelli diversi. Alcune decisioni necessitano l’accordo tra due o più cerchi se, per qualsiasi motivo, ci sono elementi di interdipendenza. Per esempio, nel caso di un ecovillaggio, se il gruppo festeggiamenti vuole organizzare un party per 500 persone, deve valutare la fattibilità con il cerchio tesoreria per sapere se ci son sufficienti fondi, con il cerchio dell’orto per sapere se la produzione basta e col cerchio cucina per sapere se ci sono abbastanza volontari che cucineranno per tutti.
Il cerchio è composto da persone elette (permangono comunque dei ruoli) e/o da persone che vogliono prestare la propria opera professionale nel cerchio che gli è più affine. Così la struttura, con le sue regole, permette una forma di autogoverno facendo emergere talenti e intelligenza collettiva, il senso di responsabilità verso i propri successi e fallimenti.
Foto: Fredjan Twight, dell’ecovillaggio Ecodorp Bergen (Olanda) spiega la sociocrazia alla RIVE coadiuvato dalla traduzione di Genny Carraro, coordinatrice del gruppo internazionale RIVE e managing director della segreteria del GEN-Europa. (Foto di Roberto Manzone, presso Cà dei Venti, febbraio 2015).
Non a caso, l’olocrazia è attuata in ecovillaggi storici come
Zegg in Germania e la sociocrazia nella comunità di
Findhorn in Scozia o
Sieben Linden in Germania. Con qualche intoppo e difficoltà, naturali in un processo di apprendimento, questi due modelli di autogoverno sono applicati in ambienti in cui la cultura è orientata alla collaborazione, alla condivisione del potere e all’autogestione. Anche nel nostro Paese questa forma di governo orizzontale sta facendo capolino nella
RIVE (rete italiana dei villaggi ecologici) e nel movimento di
Transition town italia. Capirete quindi la piacevole sorpresa che ho avuto nel leggere su
Internazionale che i vertici della famosa azienda
Zappos, negozio
on-line di scarpe, abbigliamento e accessori, abbiano deciso di abolire tutte le figure dirigenziali (comprese le loro) per una netta transizione verso un sistema olocratico. L’azienda è stata suddivisa in team autonomi e al tempo stesso interdipendenti. Hanno incentivato la formazione su strumenti comunicativi e relazionali tra i lavoratori perché, come è noto alle comunità, sono le qualità umane a fare la differenza nel lavoro di gruppo, non tanto le singole capacità. “La cosa più difficile è costruire fiducia” si legge nel sito di Zappos “ma se esiste fiducia, puoi realizzare molto di più”.
Stiamo forse assistendo all’entrata in scena di nuovi sistemi che potrebbero scovolgere l’attuale struttura decisionale ed organizzativa dei Governi? Sta emergendo una nuova era basata sulla condivisione, responsabilizzazione e valorizzazione della fiducia? Non lo so, la strada sembra molto lunga e la sperimentazione è “appena” iniziata. Certo è che olocrazia e sociocrazia sono strumenti che lasciano ampio spazio alla resilienza, caratteristica di vitale importanza in questa epoca di grandi cambiamenti.