Il comitato tecnico-scientifico del Miur ha consegnato le linee guida per normare la ripresa della scuola a settembre: distanziamento, mascherine e organizzazione differente dei tempi. Tante le posizioni critiche espresse sui social.
Il documento contenente le linee guida stilate dalla cosiddetta task-force istituita dal Ministero dell’Istruzione è destinato a sollevare non poche critiche, date le misure consigliate. I commenti sui social da parte di genitori, gruppi ed educatori esprimono già pareri negativi con cui il Ministero si troverà a dover fare i conti.
– «Il distanziamento fisico, le misure di igiene e prevenzione sono i cardini del documento. Previsto il distanziamento interpersonale di almeno un metro, considerando anche lo spazio di movimento. Questa distanza andrà garantita nelle aule, con una conseguente riorganizzazione della disposizione interna, ad esempio, dei banchi, ma anche nei laboratori, in aula magna, nei teatri scolastici. Si passa a due metri per le attività svolte in palestra».
– Il consumo del pasto, si legge, avverrà «garantendo il distanziamento attraverso la gestione degli spazi, dei tempi (turni) di fruizione e, in forma residuale, anche attraverso l’eventuale fornitura del pasto in “lunch box” per il consumo in classe».
– «Andranno limitati gli assembramenti nelle aree comuni».
– «Sarà necessario indossare la mascherina. Gli alunni sopra i 6 anni dovranno portarla per tutto il periodo di permanenza nei locali scolastici, fatte salve le dovute eccezioni, ad esempio quando si fa attività fisica, durante il pasto o le interrogazioni».
Riguardo l’obbligo delle mascherine a scuola, il Coordinamento Internazionale Associazioni per la Tutela dei Diritti dei Minori
ha diffuso una lettera aperta indirizzata alla ministra Lucia Azzolina, al ministro Roberto Speranza e al presidente della Fimp, la Federazione dei medici pediatri, in cui si contesta la decisione documentando e argomentando la propria posizione.
Interessante anche la presa di posizione di un gruppo di medici pediatri, guidati da
Giorgio Tamburlini, Presidente del Centro per la Salute del Bambino e membro del Comitato Scientifico dell’International Society for Social Paediatrics and Child Health, pubblicata su
Quotidiano Sanità. Vi si legge: «
È quindi urgente cambiare rotta, se si vuole evitare che alla crisi sanitaria e economica se ne aggiunga una educativa e sociale dalle conseguenze pesanti per tutti i bambini, e drammatiche per una consistente minoranza, che già in precedenza viveva situazioni di difficoltà di apprendimento. Vanno aperti e riaperti sollecitamente spazi ludici con componenti educative e vanno messe in campo iniziative specifiche di supporto per i bambini con difficoltà specifiche.
Queste misure non vanno rese impossibili da norme e regole che non sono sorrette da chiare evidenze e non sostenibili dal punto di vista organizzativo ed economico, né devono essere rese problematiche da attribuzioni di responsabilità irragionevoli ad amministratori e dirigenti. Dal canto loro le autorità amministrative e scolastiche devono aver chiaro che il rischio zero non esiste, dare alle famiglie informazioni puntuali, coinvolgerle nell’applicazione delle norme e consentire loro scelte ragionate.
È tempo di riflettere sui doveri non solo di chi si occupa d’infanzia, ma della società intera di prendersi cura di bambini e adolescenti come soggetti di diritti complessi e non procrastinabili, non come mere pedine di riduttive modellistiche epidemiologiche».
Sui social, subito dopo la diffusione del documento sulle linee guida del comitato istituito dal Miur, sono comparse molte reazioni critiche e negative da parte di genitori ed educatori.
“Tutta un’altra scuola”, progetto coordinato da Terra Nuova, per proseguire nel compito che si è assunta di analisi e proposta, raccoglie le riflessioni, le posizioni e gli spunti che chi ci segue, esperti, genitori, educatori, pedagogisti e cittadini vorranno fornirci in merito alle disposizioni diffuse.