“Le ‘nuove’ linee guida licenziate dal dipartimento di prevenzione del Ministero della Salute per il trattamento del Covid a domicilio non hanno tenuto in minima considerazione il prezioso lavoro sul campo dei medici di medicina generale e specialisti che dal marzo 2020 hanno curato e continuano a curare ‘in scienza e coscienza’ migliaia di persone”: così Erich Grimaldi, presidente del Comitato Cura Domiciliare Covid 19.
«Cercheremo un ulteriore dialogo con le istituzioni, che per altro era partito apparentemente bene, con un evento organizzato in piazza del Popolo a Roma il prossimo 8 maggio alle ore 14.30, nel rispetto delle regole – ha proseguito Grimaldi – poi presenteremo un nuovo ricorso al Tar».
«Tralasciando il metodo utilizzato per arrivare alle nuove linee guida, non è stato ancora reso pubblico il gruppo di ricercatori o specialisti che ci ha lavorato, parallelamente a un dialogo costruttivo avviato da questo Comitato, a cui è arrivato anche l’appoggio del Senato della Repubblica che ha votato affinché il Governo potesse costituire un tavolo di lavoro utile a tutto il paese nel contrasto al virus, il contenuto è di fatto pressoché invariato rispetto al precedente – prosegue il Comitato – Impressionante come le uniche differenze che si possono notare nelle nuove linee guida, siano parte di quanto sostenuto dal marzo scorso dai medici del Comitato Cura Domiciliare Covid 19:
1) Gli antinfiammatori invece del paracetamolo (che comunque il nuovo documento continua a mantenere, mentre vi sono studi che sostengono che sia inefficace quando non peggiorativo)
2) Gli anticorpi monoclonali, per i quali il Comitato ha depositato un’istanza perché venissero utilizzati già lo scorso dicembre».
In una trasmissione televisiva, «Andrea Mangiagalli ha commentato punto per punto il nuovo protocollo, spiegando come i medici di medicina generale siano stati relegati al ruolo di videoterminalisti – prosegue il Comitato – e che allo stesso modo non esista alcuna linea guida che possa obbligare un medico a curare o non curare in un determinato modo, perché l’esperienza clinica è la base su cui si fonda il rapporto medico paziente. Rispetto all’utilizzo dei farmaci, ad esempio dell’eparina a basso peso molecolare, Mangiagalli ha specificato: “si dice di consigliare l’attività fisica per evitare di somministrare eparina, consigliata solo agli allettati, quando noi la utilizziamo perché c’è una fisiopatologia della malattia che provoca dei micro trombi a livello polmonare”. Rispetto all’utilizzo di anticorpi monoclonali, Andrea Mangiagalli ha precisato che “certamente sono un’arma, ma riattivano però il circolo vizioso del malato che deve entrare in ospedale”. Infine, spiega il medico, “il nuovo protocollo indica chiaramente che in caso di sintomi bisogna chiamare il 112 per l’invio in pronto soccorso”».
Sempre in tv, «in un servizio dove Erich Grimaldi ha ribadito la mancata presa in considerazione delle esperienze cliniche dei medici che hanno lavorato sul campo, il presidente Aifa Giorgio Palù ha dichiarato di non aver deciso in prima persona il ricorso al Consiglio di Stato contro la decisione del Tar che aveva portato alla sospensione delle prime linee guida, ma che la scelta sia stata del ministero della Salute – prosegue ancora il Comitato – Il professor Luigi Cavanna, membro del consiglio scientifico del Comitato, ha dichiarato più volte quanto l’approccio del Comitato sia frutto di esperienza e preparazione dei singoli professionisti, tanto da utilizzare uno schema terapeutico multi farmaco, per diversi aspetti oggi oggetto di numerosi studi, per i quali lo stesso consiglio scientifico del Comitato si è reso disponibile fin da prima della scorsa estate».
Inoltre «all’interno di un servizio sull’assenza di riferimenti chiari per le cure domiciliari, la portavoce del Comitato Valentina Rigano ha spiegato il lavoro del gruppo Facebook e l’importanza della tempestività (in una manciata di secondi), poi in studio è stato intervistato il prof. Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto Mario Negri, con cui il Comitato ha avuto un incontro venerdì scorso – si legge ancora nella nota stampa del Comitato – Remuzzi ha spiegato in quel contesto come “la tempestività” sia fondamentale, aspetto fortemente sostenuto dal nostro Comitato, “lo stesso farmaco dato in momenti diversi da effetti totalmente diversi, un dato fondamentale”. Ha poi aggiunto: “agire nei primi giorni per evitare la moltiplicazione del virus”. Alla domanda “tachipirina e vigile attesa era sbagliato?” ha risposto che “un gruppo di farmacologici francesi sostiene che il paracetamolo sottrae all’organismo il glutatione che ci aiuta a difendere dal virus, non siamo sicuri che sia vero, ma dato che non siamo neppure sicuri faccia bene, tendiamo a non usarla” che non sia possibile confondere la pratica clinica con le linee guida del ministero, ma poi ha dichiarato che ai primi sintomi “gli anti infiammatori vadano presi subito, senza attendere il tampone”, che è quanto fatto dai medici del gruppo fin dalla prima ondata (perché allora erano per altro pressoché impossibile ottenere i tamponi)».
«Oltre agli anti infiammatori, Remuzzi ha parlato dell’Invermectina “stiamo conducendo uno studio condotto all’ospedale di Negrar, coordinato dal Mario Negri”, sostanza che i medici del Comitato, in particolare il prof. Luigi Cavanna, pioniere delle cure domiciliari, hanno suggerito nella proposta di schema terapeutico domiciliare già dalla scorsa estate, basandosi su studi condotti all’estero».
Sul numero di maggio della rivista Terra Nuova si trova un articolo approfondito e articolato proprio sulle cure domiciliari per il Covid: il numero è disponibile QUI