Anche la Sicilia in fiamme
Anche la Sicilia in fiamme, dopo le devastazioni della Sardegna. E il fuoco, spesso doloso e alimentato dal caldo, lascia dietro di sé danni enormi. Da Palermo a Catania, da Enna e Noto al messinese.
Anche la Sicilia in fiamme, dopo le devastazioni della Sardegna. E il fuoco, spesso doloso e alimentato dal caldo, lascia dietro di sé danni enormi. Da Palermo a Catania, da Enna e Noto al messinese.
Un disastro immane che ha azzerato la biodiversità, distrutto interi ecosistemi, carbonizzato boschi secolari, sterminato migliaia di animali: dai mammiferi agli uccelli, dagli insetti agli anfibi e ai rettili. Enormi porzioni di paesaggio sono ormai irriconoscibili. Gli incendi che infuriano in Sardegna stanno causando una tragedia ambientale.
Una lettera aperta firmata da organizzazioni della società civile è stata invita ai ministri dell’Ambiente dei Paesi del G20 che si sono riuniti a Napoli dal 20 al 23 luglio: «Impegnatevi in un’azione rapida e decisiva per il clima, in linea con gli obblighi nazionali e internazionali; in caso contrario la battaglia per la giustizia climatica continuerà con tutti gli strumenti a disposizione, inclusi quelli legali».
Condividiamo con i nostri lettori un articolo di Simone Valeri comparso su L’Indipendente Online perché riteniamo sia di grande interesse per sollecitare una riflessione su un argomento attuale e importante, purtroppo messo in ombra dal costante allarme Covid.
Generazioni Future Sicilia, insieme a oltre venti associazioni, ha diffuso un documento per sollecitare l’adozione, da parte della Regione Sicilia, del Piano Energetico che regolamenta l’istallazione di impianti fotovoltaici tutelando allo stesso tempo paesaggio, agricoltura, cittadini e agricoltori.
Il 2 settembre 2021, a Marsiglia (Francia), si terrà il primo congresso internazionale sulla decolonizzazione della conservazione. Intitolato “Our Land, Our Nature”, vi parteciperanno relatori e rappresentanti indigeni da 18 diversi paesi del mondo per condividere prove e testimonianze dirette dei furti di terra e delle atrocità compiuti nel nome della conservazione, e per proporre un modello di conservazione alternativo.
Un trattato internazionale per mettere al bando la produzione di nuova plastica dal 2040, permettendo solo quella riciclata. E’ quanto chiede un gruppo di scienziati di varie nazioni, con un appello pubblicato sulla rivista Science.
I movimenti che si sono radunati a Venezia per la protesta contro il G20 hanno definito «storica» la giornata di sabato. «Non era scontato riuscire a muovere duemila persone con la militarizzazione delle città e il terrorismo mediatico che era stato fatto – hanno spiegato – ma abbiamo affermato che il mondo diverso passa attraverso la critica radicale al sistema di potere che governa il mondo».
I movimenti Fridays for Future stanno preparando il prossimo sciopero per il clima che è stato fissato per il 24 settembre. Con una sottolineatura ulteriore non solo sul riscaldamento climatico e sulle responsabilità dei decisori, ma anche sulle disuguaglianze e le ingiustizie.
Le associazioni MareVivo e PlasticFree hanno lanciato una petizione per chiedere il divieto di rilascio dei palloncini in aria. Come spiegano i promotori, «i palloncini sono al terzo posto tra i rifiuti più pericolosi per foche, tartarughe e uccelli marini».
In Italia più del 60% delle bottiglie immesse sul mercato ogni anno non viene riciclato. Un business in mano a poche aziende leader che porta dritto all’inquinamento massiccio dei nostri mari.
ReCommon, insieme alla rete europea Fossil Free Politics, lancia il suo nuovo rapporto “Ripresa e Connivenza”, in cui racconta come «il comparto dei combustibili fossili, guidato da Eni e Snam, sia riuscito tramite una capillare attività di lobbying a imporre la sua agenda al governo italiano per cercare di incassare una fetta molto cospicua dei fondi previsti dal Recovery Plan».
L’etichetta? Sei volte su dieci non aiuta a far bene la raccolta differenziata. Lo spiega il dossier di EconomiaCircolare.com e Junker. Delle 90 etichette esaminate, 10 sono risultate non corrette, 37 incomplete, 7 non riportano alcuna indicazione e 36 sono corrette. Solo nel 40% dei casi i cittadini sono informati con chiarezza su come riciclare i loro rifiuti.
Condividiamo con i nostri lettori questo interessante articolo del dottor Bruno Zucca, comparso su GeneriamoSalute: «129 miliardi di mascherine buttate ogni mese (3 milioni al minuto), fibre di plastica microscopiche smaltite come rifiuti solidi e bruciate negli inceneritori: questi sono i dati allarmanti di un fenomeno di cui gli abitanti del pianeta e gli Stati saranno presto chiamati ad occuparsi».
Cessare di promuovere le biomasse forestali come soluzioni energetiche sostenibili e rinnovabili: una petizione con 200 mila firme di cittadini europei per chiedere di eliminare le biomasse forestali dalla Direttiva europea sulle Energie rinnovabili è stata consegnata da Forest Defenders Allaince-FDA e BirdLife Europa a Bruxelles, all’Ufficio del Vice Presidente della Commissione europea.
Movimento Legge Rifiuti Zero, Isde Medici per l’Ambiente, Gruppo Unitario per le Foreste Italiane e Associazione Consumatori Utenti lanciano la campagna “Non bruciamoci l’occasione” in aperta critica al PNRR del governo Draghi e alla sua «cosiddetta transizione ecologica».
Oggi 4,2 miliardi di persone vivono nelle città. Ripensare gli spazi urbani rendendoli più verdi, sostenibili e accessibili, aumentando le aree verdi pubbliche e assicurando un’adeguata manutenzione, significa prendersi cura della salute di cittadine e cittadini e rendere le città più resilienti ai cambiamenti climatici in atto.
L’Earth Overshoot Day a livello globale anticipa ancora rispetto all’anno scorso. Quest’anno, il giorno in cui la Terra esaurirà le risorse naturali previste per tutto il 2021, cade il 29 luglio, rispetto al 22 agosto dell’anno scorso.
Oltre duecento realtà, tra cui Terra Nuova, hanno promosso la causa contro lo Stato Italiano per inadempienza nel contrasto alla crisi climatica. L’iniziativa è stata presentata in conferenza stampa.
Le acque dei laghi stanno perdendo ossigeno, e molto piu’ velocemente degli oceani: un fenomeno che sta avvenendo in tutto il mondo a causa del riscaldamento globale e che mette a rischio sia la biodiversita’ sia la qualita’ dell’acqua potabile. Lo indica la ricerca pubblicata sulla rivista Nature dall’americano Rensselaer Polytechnic Institute di Troy.