Molto diffuso in tutti i paesi del Mediterraneo, l’alloro è una pianta rustica che si adatta anche a situazioni climatiche difficili. Noto per i suoi utilizzi in cucina, in pochi sanno che ha anche proprietà repellenti contro le tarme. Scopriamo di più su questa aromatica.
Laurus nobilis – Lauracee
Esposizione: indifferente
Propagazione: polloni radicati
Esigenze nutrizionali: poco esigente
Parti della pianta utilizzate: foglie, bacche
Principali utilizzi: alimentare (foglie), liquori (bacche)
L’alloro è un albero sempreverde che può raggiungere gli 8-10 m di altezza, ma che con adeguate potature può essere allevato anche sotto forma di arbusto per costituire siepi molto decorative. Le foglie coriacee, di color verde scuro con la pagina superiore lucida e i bordi ondulati emanano un profumo caratteristico, il tronco liscio ha una corteccia nerastra e porta rami sottili e molto fitti. Il legno emana lo stesso aroma delle foglie.
L’alloro è una pianta dioica, cioè porta fiori maschili e femminili su piante diverse. L’impollinazione avviene grazie al vento, pertanto i fiori sono poco evidenti.
I frutti compaiono solo sulle piante femminili, sono costituiti da bacche nere e ovali.
L’alloro è una pianta molto diffusa in tutti i Paesi del Mediterraneo fino agli 800 m di quota. Spontaneo nelle macchie e nei boschi è frequentemente utilizzato anche in parchi e giardini come pianta ornamentale.
TIPI E VARIETÀ COLTIVATE
La varietà Angustifolia è molto rustica e ha foglie strette, tanto da essere conosciuta anche come Lauro dalla foglia di salice. La varietà Aurea ha foglie dorate e appuntite ed è meno resistente al vento, al gelo e alle scottature da sole dell’Angustifolia.
L’alloro non deve essere confuso con il lauroceraso, arbusto anch’esso molto utilizzato per realizzare siepi. Le foglie sono molto simili a quelle dell’alloro da cui si distinguono per il bordo liscio e l’assenza del caratteristico e gradevole profumo. Inoltre i frutti e le foglie del lauroceraso risultano tossici.
ESIGENZE DELLA PIANTA
L’alloro è una pianta rustica: cresce bene in tutti i terreni ed è in grado di adattarsi a situazioni climatiche difficili. Tuttavia non tollera le correnti d’aria e può essere danneggiato da forti gelate. In quest’ultimo caso la pianta spesso è in grado di recuperare gettando nuovi rami dal colletto.
L’alloro cresce bene in pieno sole, ma si adatta anche ai luoghi ombreggiati.
TECNICHE DI COLTIVAZIONE
La propagazione per seme è complicata, perché richiede di procedere alla scarificazione prima della semina. È più semplice, invece, la moltiplicazione agamica prelevando in primavera o in autunno polloni radicati dalle piante esistenti. Le nuove piante si mettono a dimora preferibilmente durante il riposo vegetativo, cioè nel tardo autunno o all’inizio della primavera. Una pacciamatura organica in prossimità del tronco è utile nei primi anni di crescita.
L’irrigazione è necessaria solo per le piante coltivate in vaso. È preferibile evitarla, invece, per le piante in pieno campo, perché i ristagni idrici sono la principale causa di morte delle piante di alloro.
La potatura a fine inverno è utile per mantenere la forma di allevamento della pianta e per sfoltire la chioma che tende ad infittirsi troppo.
PRINCIPALI PARASSITI
Cocciniglie. La cocciniglia cotonosa (Icerya purchasi) e la cocciniglia mezzo grano di pepe (Saissetia oleae) sono i parassiti più comuni su questa specie. Causano imbrattamenti delle foglie e rallentano lo sviluppo delle giovani piante. Per ridurre l’aggressività di questi parassiti sono utili le potature di sfoltimento della chioma perché le cocciniglie sono disturbate dalla penetrazione della luce solare all’interno della vegetazione.
È possibile anche provvedere al lancio di insetti utili: Rodolia cardinalis contro la cocciniglia cotonosa e Metaphycus bartletti contro la cocciniglia mezzo grano di pepe.
Nel caso in cui questi interventi si dimostrassero inefficaci si possono eseguire trattamenti con sapone di Marsiglia al 2% in estate e/o trattamenti con oli minerali a dosi di etichetta o vegetali al 10% in inverno.
Oziorrinco
(
Otiorhynchus spp.). Gli adulti di questo coleottero danneggiano le foglie provocando erosioni circolari, mentre le larve si nutrono delle radici. Contro gli adulti si può intervenire solo con la raccolta manuale, da eseguire a tarda sera quando questi insetti escono dai loro rifugi per nutrirsi. In presenza di danni rilevanti causati dagli adulti è consigliabile controllare la popolazione distribuendo nella primavera e nell’estate successiva preparati a base del nematode entomoparassita
Heterorahabditis bacteriophora mantenendo il terreno costantemente inumidito nelle due settimane che seguono la distribuzione del nematode.
RACCOLTA
Le foglie possono essere raccolte tutto l’anno, ma quelle raccolte in luglio e agosto hanno una maggiore concentrazione di essenza. Questo è, quindi, il momento migliore per destinare le foglie all’essiccazione.
I frutti si raccolgono in autunno, quando sono maturi. Le bacche hanno un sapore molto più forte e intenso delle foglie.
UTILIZZO
Le foglie fresche o secche si usano per insaporire piatti a base di carne bianca o rossa (soprattutto arrosti, bolliti, grigliati), pesce, legumi, zuppe e verdure e funghi sottolio e sottaceto.
Si possono utilizzare anche negli armadi come repellenti per le tarme.
L’alloro si usa anche per la preparazione di infusi curativi.
Le foglie essiccate durano circa un anno, in seguito perdono gran parte del loro aroma e prendono una sapore amarognolo.
Le bacche, dal sapore intenso e simile a quello del ginepro possono sostituire le foglie in cucina. Dai frutti si ricava un olio aromatico che è uno degli ingredienti del sapone d’Aleppo.
CARATTERISTICHE NUTRIZIONALI E SALUTISTICHE
L’alloro ha proprietà tonico-stimolanti, digestive, espettoranti, antipiretiche e deodoranti.
Le foglie d’alloro bruciate emettono un fumo che allontana mosche e zanzare.
NOTE E CURIOSITÀ
Nella mitologia greca e romana l’alloro era la pianta sacra ad Apollo, quindi simboleggiava la sapienza e la gloria. Per questo le corone di alloro costituivano il massimo onore per i poeti per tutta l’antichità e fino al Medioevo (si pensi all’iconografia di Dante). I poeti divenivano quindi “laureati”. Il termine “laurea” deriva proprio dall’alloro.
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