Ipertensione, obesità, diabete, inquinamento atmosferico, scarsa attività cognitiva, sono tutti elementi a cui prestare attenzione, che possono favorire l’insorgere o l’aggravamento della malattia.
«Sulla prevenzione si può fare un discorso più generale di benessere, poiché quando si adottano abitudini di vita sane e positive i loro effetti si fanno sentire anche sulle malattie neurodegenerative. Così come, viceversa, abitudini scorrette possono avere effetti deleteri» spiega il dottor Marco Trabucchi, specialista in psichiatria.
Alcuni dei co-fattori a cui fare attenzione e che possono favorire l’insorgere o l’aggravamento della malattia sono l’ipertensione, l’ipoacusia, il fumo, la sedentarietà, l’obesità, il diabete, l’alimentazione, che è basilare, la scarsa attività cognitiva, il consumo di alcol, l’inquinamento atmosferico e i traumi cerebrali.
«È difficile condurre studi clinici controllati su approcci complessi, come effettivamente richiederebbe l’Alzheimer» prosegue Trabucchi «ma di certo una vita attiva è un fattore di prevenzione. Poi, appunto, occorrono un ambiente sereno, con stimolazioni psichiche e fisiche, dove ci sono rapporti significativi con gli altri, e la vita di comunità dove ci siano aggregazione e una famiglia che sostiene.
Sulle effettive cause dell’Alzheimer si brancola ancora nel buio, ma certamente vivere in modo sano e positivo significa gettare le basi per una buona difesa».
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Brano tratto dall’articolo Alzheimer: uno sguardo oltre i farmaci
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Nel mondo sono circa 47 milioni le persone colpite da forme di demenza. Nel 50-60% dei casi (tra i 24 e i 28 milioni) si tratta del
morbo di Alzheimer. Una vera e propria emergenza, senza contare che i casi sono destinati quasi a raddoppiare ogni 20 anni (stime
Alzheimer’s Disease International).
Gli scienziati non hanno ancora compreso la complessità di questa malattia. Le cause rimangono tuttora sconosciute e non esistono trattamenti efficaci.
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