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Batata: la patata americana

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Chiamata anche “patata dolce”, ha in realtà poco in comune cone le patate: appartiene ad un’altra famiglia botanica e ha caratteristiche ben diverse. Scopriamole.
Batata: la patata americana
Ipomea batata (patata americana o patata dolce)
Esposizione: sole
Esigenze nutrizionali: medie
Esigenze idriche: medie
Propagazione: germogliazione della radice
Periodo di impianto: germinazione a marzo, trapianto da aprile a maggio
Parti utilizzate: radici tuberose
Anche se viene chiamata “patata dolce”, la batata ha poco da sparire con le patate comuni: appartiene a tutt’altra famiglia botanica e inoltre presenta caratteristiche molto diverse, basta dire che la parte commestibile non è un vero e proprio tubero, ma una radice ingrossata.
La pianta è originaria dell’America centrale, e sembra proprio che siano stati gli Incas a selezionarne le varietà, fino a renderla ottimale per la coltivazione e per il consumo. Venne portata in Europa direttamente da Cristoforo Colombo, si tratta quindi di una delle prime scoperte “agricole” importate dal nuovo mondo ed è conosciuta nel nostro continente fin dal 1500.
In Italia tuttavia si diffuse soltanto nel XIX secolo, grazie ai veneti che erano emigrati in Sud America e che la fecero conoscere alle loro famiglie di origine. Fu allora che, per distinguerla dalla patata comune conosciuta da tempo, venne chiama “patata americana”.
La batata (Ipomea batata) fa parte della famiglia delle convolvulacee. Si caratterizza per il fusto strisciante, che può allungarsi fino a 5 metri, ed è capace di emettere nuove radici nei vari punti in cui tocca terra. Quando la pianta colonizza l’aiuola coltivata ha anche un suo pregio ornamentale, formando un manto abbastanza fitto, con le sue foglie lobate o cuoriformi, di un verde intenso e i bellissimi piccoli fiori a campana, tra il bianco e il viola da cui poi si originano dei semini neri. In genere però dalle nostre parti, a causa delle temperature più rigide, è molto difficile assistere alla loro fioritura.
La parte sotterranea della pianta è quella che viene raccolta per il consumo, anche se sembra un tubero si tratta di una radice tuberosa. Questa radice infatti si ingrossa per contenere una grande riserva di risorse: acqua e varie sostanze nutritive, utili per lo sviluppo della pianta. La radice della batata è assimilabile ai tuberi perché in grado di sviluppare germogli, quindi, come vedremo, può essere impiegata per ottenere nuove piante. Esistono diverse varietà di Ipomea batata, con radici di differenti colori (dal giallo chiaro al viola), polpa più o meno farinosa e ciclo colturale di diversa lunghezza.
In zone calde la pianta potrebbe durare anni, ma dal punto di vista dell’agricoltore conviene in ogni caso coltivarla annualmente, visto che col passare del tempo la radice diventa fibrosa e quindi non più interessante come verdura.
La coltivazione della patata americana è abbastanza semplice, si tratta di una specie che ben si adatta a diversi ambienti e non richiede molte cure. Possiamo provare a metterla nell’orto per scoprire un nuovo ortaggio, gustoso e nutriente. Inoltre pochi sanno che anche le foglie sono commestibili.

Reperibilità della semente

Trovare semi di batata è difficilissimo, ma questo non è un problema: è possibile infatti ottenere nuove piante grazie alla radice. Cerchiamo quindi le batate da semina, che possono essere ordinate via web o in negozi di agraria forniti. In alternativa possiamo anche comprare la verdura, che si trova nei supermercati, anche se sarebbe meglio scegliere materiale da propagazione selezionato e certificato. Avendo a disposizione una pianta è possibile anche moltiplicare la patata dolce per talea, facendo radicare un tralcio.

ESIGENZE DELLA PIANTA

Terreno, posizione e clima

La batata è una pianta molto adattabile in termini di suolo, purché vi sia un buon drenaggio dell’acqua in eccesso. Potendo scegliere, è meglio un terreno sciolto e poco sassoso, in cui la radice non trovi ostacoli.
Il clima deve essere mite, sopra i 18°C. Nel nord Italia è opportuno scegliere varietà a ciclo colturale breve (120 giorni), in modo da riuscire ad arrivare al raccolto sfruttando i mesi più caldi dell’anno. Temperature inferiori ai 12-13°C possono far morire la pianta.

TECNICHE DI COLTIVAZIONE

Preparazione del terreno e concimazione

Prima di piantare le batate conviene effettuare una lavorazione profonda con la vanga o preferibilmente con una forca foraterra. In seguito andiamo a zappettare lo strato superiore, incorporando una moderata quantità di concime organico (compost o letame), passeremo poi con un rastrello ad affinare e livellare la superficie. La pianta di patata americana non vuole un eccesso di azoto nel terreno, che favorirebbe la sua parte vegetativa a scapito della radice, mentre beneficia del potassio. Per questo motivo in una rotazione colturale può seguire solanacee, cucurbitacee o vari ortaggi da foglia, mentre è meglio non metterla in terreni appena coltivati a legumi.

Semina e sesti di impianto

I semi di batata ipomea sono molto difficili da far germinare, la loro scorza esterna nera è durissima, tanto che il germoglio fatica a vincerla. In compenso non è difficile far germogliare le radici ed è questo il metodo di cui parleremo.

Procuriamoci quindi delle batate, se le abbiamo coltivate l’anno precedente possiamo provare a preservarne alcune, anche se non è semplicissimo conservarle fino alla primavera, occorre un luogo abbastanza fresco e ventilato. Da ogni radice-tubero possiamo aspettarci di ottenere una dozzina di germogli, da cui ricavare altrettante piantine. A inizio marzo bisogna mettere la radice in un vaso di 15/20 cm di diametro, riempito con terriccio, lasciando emergere solo l’estremità superiore, da cui vedremo spuntare i germogli. Il vaso deve stare al riparo, la temperatura ideale è di 20°C, bisogna bagnare ogni giorno perché la terra resti umida. Ogni germoglio con almeno 5 foglie può essere staccato e messo a radicare in un altro vasetto, oppure direttamente nel terreno.

Le piante di batata così ottenute, oppure i germogli da far radicare vanno trapiantati in campo a partire da fine aprile, o comunque quando le temperature minime sono stabilmente sopra ai 15°C. Teniamo come distanza circa 30 cm tra le piante e 80/100 cm tra le file, diciamo quindi 4/5 piante ogni metro quadro.

Operazioni colturali

La patata americana ha il grande pregio di richiedere pochissime cure: nel primo mese di vita sarà utile tener pulito l’appezzamento da erbe spontanee, ma poi la pianta andrà a colonizzare il terreno e sarà in grado di coprire autonomamente la superficie. Bisognerà anzi prestare attenzione per evitare che le piante di batata prolunghino i tralci oltre il proprio appezzamento, andando ad invadere altre zone dell’orto: si tratta di una specie piuttosto infestante.
Per ottenere ortaggi di maggiori dimensioni e migliore qualità bisogna evitare che le sue diramazioni vadano a radicarsi in più punti, visto che questo distoglierebbe risorse dalla radice principale. Quindi bisogna passare ogni 15-20 giorni a smuovere i tralci, spostandoli delicatamente con una forca o rigirandoli.
Le esigenze idriche della patata americana sono maggiori all’inizio della coltivazione, in seguito quando la radice arriva in profondità acquisisce più autonomia. Meglio comunque irrigare per tutto il ciclo: non dimentichiamoci che la batata è una specie tropicale, abituata ad una buona umidità.

Coltivazione in vaso

La patata dolce può esser coltivata con successo in vaso, anche se il contenitore deve esser di grande dimensione, soprattutto profondo. Si possono usare allo scopo bidoni o direttamente dei sacchi di terriccio forati. L’importante è irrigare spesso, perché questa specie necessita di un terreno sempre umido.

PRINCIPALI MALATTIE E PARASSITI

Come molti ortaggi insoliti, anche la batata non presenta grandi problemi in fatto di parassiti. Il principio della biodiversità agisce come naturale meccanismo di difesa: essendo una pianta poco diffusa, i suoi parassiti non hanno avuto modo di proliferare in Italia, per cui difficilmente portano a danni significativi.
Un vero problema per questa coltura possono essere invece topi e arvicole, ghiottissimi delle radici della batata.
Tra le malattie più comuni che interessano la pianta, segnaliamo la virosi, che però non è possibile curare con nessun metodo naturale. Per contrastare queste patologie bisogna eliminare tempestivamente le piante malate, mentre per la prevenzione è importante effettuare la rotazione colturale e scegliere materiale di propagazione sano. Le varietà selezionate più recentemente sono meglio resistenti ai virus e quindi patiscono meno questo problema.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

La raccolta delle patate dolci avviene indicativamente tra settembre e ottobre, a seconda del clima e della varietà piantata. Quando le foglie inferiori cominciano a ingiallire si può cogliere, scalzando l’intera pianta dal terreno, la parte aerea verrà poi tagliata via. Se vogliamo che le batate si conservino a lungo, bisogna prestare attenzione a non danneggiare la scorza esterna della radice nelle operazioni di raccolta.
Le foglie invece si possono raccogliere in ogni momento, ma senza defogliare completamente le piante, per non perdere anche il raccolto della radice tuberosa.

UTILIZZO

La batata si consuma soprattutto cotta, anche se volendo la si può grattugiare nelle insalate. Può essere impiegata allo stesso modo della patata: cucinata in forno, saltata in padella, lessata oppure fritta, e come alimento è molto ricco di vitamine e di altri elementi nutritivi. Per il suo gusto zuccherino si può utilizzare anche nei dolci, nella preparazione di torte e marmellate. La farina di patata americana è ottima nella panificazione.
I maneghi sono una tipica ricetta del polesine a base di batata: gnocchi di patate dolci conditi con burro, zucchero e una spolverata di grana grattugiato, aromatizzati da anice o cannella.
Oltre alla radice, anche le foglie della pianta sono commestibili e possono esser mangiate crude in insalata oppure cotte al pari degli spinaci.
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Articolo tratto dal libro Ortaggi insoliti

Più biodiversità nell’orto e più varietà a tavola: è questo l’invito lanciato dagli autori di Ortaggi insoliti, dedicato alla coltivazione biologica di piante di elevato valore nutrizionale e grande interesse culinario, ma poco presenti nei nostri orti. I casi più eclatanti sono quelli dello zenzero, delle bacche di goji e della stevia, diventati negli ultimi anni molto popolari per le loro riconosciute virtù, eppure ancora poco coltivati in Italia.
Meno noti al grande pubblico, ma non per questo privi di interesse, sono la cicerchia, il lampascione e la portulaca, da sempre coltivati e consumati solo in alcune zone molto ristrette.
Nella lunga lista degli ortaggi insoliti ritroviamo anche verdure di pregio d’origine asiatica, africana o sud americana, ma che ben si adattano anche al nostro clima, come il pak choi, l’okra, la minzuna, il kiwano o il chayote. Non poteva mancare il lungo elenco di ortaggi nostrani, come la pastinaca, la scorza nera, il topinambur, l’erba di San Pietro, il farinaccio, che per secoli hanno rappresentato una preziosa fonte di nutrimento, ma che oggi sono caduti nell’oblio perché soppiantati da specie più produttive o semplicemente più richieste dal mercato.
In totale nel libro vengono presentati 36 tra ortaggi, piccoli frutti e tuberi, a ognuno dei quali è dedicata una scheda approfondita con tutte le informazioni necessarie per la coltivazione. Un modo semplice e concreto per rendere i nostri orti più variegati e contrastare il processo di impoverimento della biodiversità e della nostra stessa dieta.

 

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