Sono passati dieci anni da quando nel nostro paese è stato reso legale l’uso medico della cannabis e dei suoi derivati. Era il 2007 e l’allora ministro della salute, Livia Turco, riconobbe con un decreto l’uso in terapia del cannabinoide Thc, l’unico psicoattivo tra gli oltre cento contenuti nella pianta e nei suoi omologhi.
Oltre ai cannabinoidi, la cannabis contiene circa seicento sostanze, come terpeni, acidi grassi, alcoli e flavonoidi. Il nostro stesso organismo ne produce naturalmente e vengono chiamati endocannabinoidi.
Questi ultimi si legano ai recettori dei fitocannabinoidi (quelli contenuti nella cannabis), attivandoli. Si stratta del nostro sistema endocannabinoide, che è coinvolto in molteplici processi fisiologici, tra i quali: il controllo motorio, la memoria e líapprendimento, la percezione del dolore e dello stress, la regolazione dell’equilibrio energetico, le risposte immunitarie e alcuni comportamenti, come l’assunzione di cibo.
Grazie alla legge Di Bella del 1998, la cannabis a pagamento (circa 15 euro al grammo per la varietà italiana, tra i 18 e i 20 euro per quelle di importazione) è prescrivibile per qualsiasi patologia per la quale ci siano studi scientifici accreditati, mentre nelle regioni che lo permettono, tra cui Toscana, Puglia e Liguria, la cannabis è erogata a carico del servizio sanitario regionale solo per le patologie indicate dalle singole leggi regionali di riferimento.
Ad oggi le patologie per cui viene maggiormente prescritta sono il trattamento del dolore cronico e neuropatico, il trattamento di sclerosi multipla e Sla, nella cachessia e nell’anoressia (stimola líappetito), oltre che in pazienti oncologici o affetti da Aids. Studi recenti dimostrano la validità della cannabis anche nel trattamento sintomatico del Parkinson, dell’Alzheimer o del morbo di Chron, ma sono davvero molte le patologie sulle quali la ricerca moderna si sta focalizzando.
Gli effetti antiepilettici
Come il resto dei paesi europei importiamo la cannabis dall’Olanda, anche se in Italia è stato avviato un progetto di produzione presso lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, unica struttura in Italia ad essere autorizzata alla coltivazione di marijuana per uso terapeutico.
Le prime infiorescenze prodotte della varietà denominata FM2, che contiene sia Thc che Cbd, il cannabinoide al centro degli studi scientifici per le sue molteplici proprietà terapeutiche, sono in fase di distribuzione presso le farmacie galeniche.
Il Cbd ha molte potenzialità terapeutiche, che attualmente vengono studiate in diverse ricerche scientifiche, soprattutto per i suoi effetti anticonvulsivanti. Secondo un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Seizure(1) a inizio 2016, una varietà di cannabis che conteneva Cbd in rapporto di 20:1 rispetto al Thc, e quindi senza effetti psicoattivi, è stata somministrata sotto forma di estratto in olio d’oliva a 74 pazienti di età da uno a diciotto anni, affetti da forme di epilessia resistente ai farmaci e ai trattamenti tradizionali.
Il risultato? L’89% ha riportato una riduzione della frequenza delle crisi epilettiche.
Note1. Il titolo dell’articolo pubblicato è
“CBD-enriched medical cannabis for intractable pediatric epilepsy” e può essere consultato
QUI.
Articolo tratto dal mensile di giugno 2017: in apertura di questo numero il dossier “
Il felice ritorno della canapa“, un dossier approfondito su questa pianta dalle mille virtù, il cui uso spazia dal settore agricolo alla bioedilizia, dal tessile al settore alimentare, fino all’uso terapeutico. La canapa si impone come pianta del futuro, con l’esempio di star up e realtà imprenditoriali che creano nuovi posti di lavoro. Un viaggio nei numero, nel quadro normativo e nelle esperienze di filiera.