Secondo le statistiche, la più grande discarica mondiale di piccoli dispositivi elettronici è costituita dai nostri cassetti. Come evitare questo spreco?
Finite le festività natalizie, è tempo di leccarsi le ferite e verificare quali sono stati i danni all’ambiente portati dalla valanga di regali che abbiamo ricevuto e fatto. I dispositivi elettronici, purtroppo, l’hanno fatta ancora da padrone, complice la crudele obsolescenza di queste macchine che, dopo pochi mesi di onorato servizio, sembrano non essere più buone a nulla.
La produzione delle nostre diavolerie tecnologiche è super inquinante, e in più c’è il problema dei rifiuti che si generano quando ce ne vogliamo disfare. Gli attuali sistemi di riciclo non sono all’altezza del diluvio di nuovi smartphone immessi sul mercato. Si può stimare che l’intero sistema (legale) mondiale sia in grado di riciclare un centesimo della produzione1.
Dove va a finire, allora, il miliardo e mezzo di smartphone che viene ogni anno scartato dai consumatori? A naso, potremmo aspettarci che la destinazione più gettonata sia la discarica, ma la realtà ci riserva una sorpresa: il nostro cassetto.
Il cassetto mangia-smartphone
In Cina sono circa 500 milioni i nuovi telefoni acquistati ogni anno. Se escludiamo i pochi nuovi utenti, significa che un numero simile di dispositivi mobili è stato dismesso. In uno studio sugli studenti cinesi2, il 65% dei consumatori afferma di possedere ancora almeno un vecchio telefono da qualche parte in casa. La permanenza nel cassetto è stimata in due anni, più o meno simile alla durata media dei telefonini nuovi. Probabilmente il vecchio telefonino viene smaltito solo dopo che il suo sostituto è stato dismesso, per «fargli posto» nel cassetto.
La discarica è invece molto meno colpevole di quanto non si pensi: nel 2015, solo nel 3,7% dei casi, i consumatori cinesi hanno semplicemente gettato via i loro telefoni, contro il 7,1% che ha restituito lo smartphone a chi gli ha venduto quello nuovo. Restando in Asia, secondo Entrepreneur India3 il numero di dispositivi presenti nelle case indiane sarebbe pari a circa 2,4 miliardi (compresi quelli funzionanti).
Cambiamo continente, e passiamo all’Oceania. Il rapporto annuale dell’azienda di raccolta australiana MobileMuster4 indica che i piccoli dispositivi, come i telefonini, vengono accumulati in casa per anni dopo la fine dell’utilizzo. Si stima che ci siano 23 milioni di telefoni mobili in disuso nei cassetti e negli armadi di tutta l’Australia, e che solo cinque milioni di questi siano non funzionanti.
Proiettando questi numeri nel sistema mondo, potremmo stimare in 4 miliardi il numero di dispositivi cellulari nei cassetti presenti in tutto il Pianeta.
Perché non ce ne sbarazziamo subito?
Quale sarà il motivo che spinge miliardi di utenti a far marcire in un cassetto un oggetto così prezioso? Eppure si tratta di un piccolo patrimonio di risorse rare, un potenziale inquinamento pericolosamente disperso, ma anche uno spreco enorme di tecnologia.
La risposta è un misto di possessività, paura per i propri dati e, soprattutto, pigrizia. Ma se si vuole ridurre questo spreco, il primo requisito è la velocità. Il telefonino va subito formattato (con l’opzione «ripristino dati di fabbrica») e venduto, alienato, scambiato, regalato. Immediatamente, appena ha lasciato la nostra tasca! Un anno potrebbe essere troppo tardi, per obsolescenza o per danni alla batteria.
Il secondo requisito è la fantasia: si possono fare un sacco di cose con un ex-smartphone.
Note
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Articolo tratto dalla rubrica
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