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Euritmia: il movimento che parla

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L’arte euritmica viene impiegata all’interno delle scuole Waldorf per favorire una rieducazione al movimento come espressione dell’anima. Ce ne parla in questa intervista Elisa Martinuzzi, insegnante di euritmia.
Immaginate una madre che si reca con la figlia diciassettenne, Lory Smits, dal celebre Rudolf Steiner per chiedergli un consiglio. E’ rimasta vedova da poco e vuole dare a Lory una direzione lavorativa. Steiner le chiede: “A sua figlia cosa piace fare?”. “Le piace danzare” risponde lei. “Bene” ribatte Steiner. “E’ tempo allora di un nuovo impulso per la danza”. Siamo nel 1911. La giovane Lory coglie l’attimo. Inizia a studiare anatomia, ad esplorare i suoi passi, a contemplare il movimento implicito nella danza e nella scultura greca antica, a cercare modi per esprimere le frasi attraverso il movimento. A partire dall’anno successivo, sotto la guida di Steiner e con l’aiuto di Marie Steiner von Sivers, artista della parola e del teatro, Lory Smits porta in scena una nuova arte del movimento, l’euritmia: arte sociale, pedagogica e terapeutica, che ci stimola a risvegliare la nostra dimensione spirituale e ad entrare in contatto con il mistero dell’Universo.
Ne parliamo in questa intervista con Elisa Martinuzzi(1), insegnante di euritmia e performer.
Elisa, innanzitutto, che significato ha la parola “euritmia”?
Euritmia deriva dal greco e significa “ritmo armonioso”. La parola “ritmo” qui va intesa in senso ampio: ritmici sono infatti tutti i cicli naturali che si alternano e si ripetono, riconoscibili nel macrocosmo degli astri come nel microcosmo della cellula. L’euritmia è dunque lo studio dei gesti e dei movimenti presenti nella vita dell’infinitamente piccolo,
come dellíinfinitamente grande. In questa disciplina i movimenti corporei si integrano con il sentimento e il pensiero, armonizzando e riordinando la relazione tra l’elemento interiore e quello corporeo/spaziale. A tale scopo, si lavora con la parola e con la musica cercando di essere musica e parola, come se il corpo fosse uno strumento attraverso cui entrambe possono esprimersi diventando visibili. In particolare, l’euritmia nasce da una visione chiaroveggente di cosa sono i movimenti della laringe, di come si riflettono in tutto il corpo. Lo scopo è di rappresentare l’essenza di un brano musicale o di una poesia attraverso un linguaggio codificato, dove i gesti non sono arbitrari, ma ci riportano alle leggi della natura e del cosmo.
Ci fai un esempio?
Partiamo dal linguaggio. Oggi si pensa al linguaggio come a un codice dove i suoni non hanno importanza in sè, mentre Steiner ci ricorda che il suono stesso dice qualcosa dell’oggetto che stiamo nominando. Tornando all’origine dei suoni, l’euritmia mostra quanta vita c’è dietro. Così, li studiamo come se fossero persone perchè ogni suono ha un suo carattere, un suo movimento e sentimento. Che sensazione genera pronunciare una “A”? Ti apri, ti chiudi? Nell’euritmia, mentre sentiamo questa vocale, anche con il nostro corpo ci apriamo, cercando di riportare in vita il suono.
In campo pedagogico, l’euritmia è parte del curriculum delle scuole steineriane. Ce ne spieghi l’importanza?
I bambini sono movimento. Dalla nascita, la prima cosa che fanno è scoprire il mondo attraverso il movimento. Oggi più che mai è importante una rieducazione al movimento inteso non come gesto funzionale, meccanico o intellettualizzato, ma come strumento che ci colleghi alle leggi che portano armonia.
Quindi, in qualche modo, l’euritmia aiuta nello sviluppo del bambino a far sì che il corpo possa accogliere in sè il mondo?
Sì. Avere una testa e un corpo che funzionano bene è molto diverso dall’avere un corpo che sente come un organo di senso. I bambini nascono così, hanno un corpo che è “spugnoso”, non c’è una divisione tra corpo e interiorità, sono un organo di senso. Con l’euritmia si tenta di generare un movimento che sia permeato di anima, in modo che anche in futuro il corpo possa essere il tempio dell’anima e non un “asino” che fa quello che deve.
Cosa puoi dirmi della valenza sociale di quest’arte?
L’euritmia non è un’arte che si pratica da soli. Necessita di un gruppo che si muova nello spazio in una dimensione di coralità, entro un sentirsi insieme. Questo è fondamentale anche a livello pedagogico, perchè si lavora sull’elemento sociale che è uno dei più importanti per il futuro dell’umanità. Quello che facciamo si manifesta in forme che si muovono insieme nello spazio; anche solo fare un cerchio e sentire il suo “respiro” è importantissimo per i bambini ed è un gesto che ha un impatto sociale enorme.
Note:
1. Elisa Martinuzzi è laureata in euritmia artistica e pedagogica, specializzata in euritmia igienica con Margrit Hitsch-Schindler, e in euritmia sociale/aziendale con Annemarie Ehrlich. Insegna presso la scuola Waldorf di Firenze, allo Spazio Nu di Pontedera e in altre associazioni toscane.

Articolo tratto dal mensile Terra Nuova Marzo 2017

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