Esercizi specifici, modulati sulle esigenze dei pazienti che soffrono di questa patologia: è quanto propone Senia Passarella, che ha ideato e messo a punto il FibroYoga.
Lo yoga per ottenere sollievo dai dolori della fibromialgia: sì, è possibile, e a mettere a punto una pratica specifica è stata in questi ultimi anni Senia Passarella, esperta di discipline yogiche e afflitta lei stessa da fibromialgia da quando era bambina.
Ha ideato quello che si può definire un «metodo», adattando la pratica dello yoga allo scopo di trovare una via d’uscita ai sintomi dolorosi di cui soffrono coloro ai quali viene diagnosticata questa patologia.
Senia è laureata in scienze infermieristiche, ha esercitato la professione per diversi anni considerando prioritaria la visione olistica della persona, poi ha approfondito la conoscenza dello yoga alla Sattva Yoga Academy di Rishikesh in India.
È lei stessa spiegare il percorso che prima ha affrontato su di sé e che ora insegna e aiuta a praticare.
Quando ti è stata diagnosticata la fibromialgia, che problemi ti comportava e come ti sei avvicinata allo yoga per alleviare i sintomi?
Ufficialmente mi è stata diagnosticata nell’ottobre 2019. Tuttavia, avevo sintomi già a partire dal 1997 circa, a soli undici anni, e comprendevano forti dolori diffusi, tendiniti, stanchezza, frequenti mal di testa e attacchi di panico. Da allora ho girato da un medico all’altro, tra psicologi, psichiatri, reumatologi, neurologi e chi più ne ha più ne metta. Ogni volta la solita risposta: «Sono dolori di crescita e la ragazza è ansiosa».
Col passare degli anni la situazione è peggiorata: dolori sempre più intensi e invalidanti, confusione mentale che mi portava a perdite temporanee di memoria, spasmi muscolari, stanchezza devastante e molto altro, che inevitabilmente aumentavano la mia rabbia, la mia frustrazione e il mio sentirmi intrappolata in un corpo che non accettavo. Ogni terapia medica era fine a se stessa, stavo sempre peggio e avevo perduto ogni voglia di vivere. Fin da piccola l’India e la sua cultura mi avevano affascinato e avevo già provato con lo yoga, consigliato da ogni medico interpellato: sentivo benefici sottili, ma spesso dovevo interrompere le lezioni tra dolore e frustrazione.
Ho iniziato allora a praticare dieci minuti al giorno, tutti i giorni e da lì ho capito che la mia vita poteva essere migliore, ma dovevo saperne di più. Dopo aver esercitato per dodici anni la professione di infermiera, mi sono formata come insegnante di yoga e ho iniziato a costruirmi classi ad hoc sia per i momenti buoni che per quelli di sofferenza acuta.
Come hai trovato il modo di adattare le pratiche yoga alla malattia? E quali benefici hai raggiunto nel corso del tempo?
Grazie alla meditazione himalayana, che insegno in workshop periodici, ho imparato ad ascoltarmi e a trovare il mio silenzio interiore. Ho iniziato quindi a testare su di me quali tecniche potevano essere più adatte per i vari momenti della malattia. Giorno dopo giorno il mio corpo (e di conseguenza la mia mente) è diventato più flessibile, ho acquisito lucidità mentale, riesco a riposare molto meglio, ho un recupero più rapido dopo gli sforzi, mi stanco con molta meno facilità, sono piena di energia, mi sento più viva e felice.
In cosa consistono le pratiche e le tecniche yoga che possono alleviare i sintomi della malattia migliorando la qualità della vita della persona?
Ho creato il progetto FibroYoga per condividere la mia esperienza con altri fibromialgici per poter essere loro di aiuto, dato che, a livello nazionale, di aiuto ne abbiamo ben poco, essendo ancora una patologia non riconosciuta nei Lea (Livelli essenziali di assistenza). In una classe di FibroYoga i ritmi si fanno più lenti, permettendo al corpo e alla mente di modificare gradualmente i rigidi schemi da cui sono intrappolati. Il lavoro più grosso si fa però a livello energetico grazie all’utilizzo delle kriyas, antiche tecniche yogiche tramandate da grandi maestri come Babaji e Yogananda. Con esse, infatti, si va a scavare nel profondo, portando a galla tutto il bagaglio di rabbia e di frustrazione legato al sentirsi diversi e incompresi, che può così essere trasceso. Se infatti la sofferenza fisica di un fibromialgico è molto elevata, quella emotiva lo è ancora di più.
Quanto impegno richiede la pratica che proponi?
La cosa importante è praticare ogni giorno, bastano anche dieci minuti. Solo una pratica costante e consistente può essere di reale aiuto per modificare i nostri schemi auto-sabotanti (questo, in realtà, vale per chiunque). Certo, la fibromialgia non scompare, ma lo yoga può darci una chiave di lettura diversa della malattia e insegnarci ad accettarci. Invece di chiedersi perché (perché questo corpo o perché questa malattia), offre la possibilità di chiedersi come (come posso cambiare la mia vita e usare la mia debolezza per trasformarla in una forza?).
A chi ti rivolgi con l’approccio che hai formulato? Solo a pazienti o anche a operatori?
Mi rivolgo a chi voglia apprendere queste tecniche ed esercizi per stare meglio. Vivendo in provincia di Firenze ho l’opportunità di insegnare alle persone in presenza, ma oggi si utilizza molto anche la modalità online.
Ho messo a punto anche esercizi mirati per bambini e adolescenti, perché anche loro possono essere colpiti dalla fibromialgia. E raccomando sempre di essere costanti nella pratica, evitando esercizi e pratiche troppo intense, troppo lunghe o troppo fisiche.
Soffrendo io della malattia, posso ben comprendere e mettere a punto esercizi mirati ed efficaci ed è questa la peculiarità del FibroYoga e della FibroAcademy che ho costituito. So bene quanto noi fibromialgici siamo abituati a dire «non posso», ma con questi percorsi desidero far comprendere come molti limiti siano auto-imposti. Grazie a una pratica continuativa è possibile infatti andare a modificare la neuroplasticità, fornendo al nostro corpo (fisico, emozionale, energetico e mentale) nuovi messaggi positivi.
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