I dolcificanti a zero calorie non aiutano a perdere peso
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I dolcificanti non nutritivi (NNS), come aspartame, sucralosio, acesulfame-K (dolcificanti artificiali) e stevia, non solo non aiutano a perdere peso o a ridurre il rischio di diabete di tipo 2, ma potrebbero rivelarsi addirittura dannosi. Ce lo spiega la dottoressa Silvia Petruzzelli, biologa nutrizionista.
«I dolcificanti non nutritivi (NNS) sono spesso utilizzati per le preparazioni dietetiche dei classici prodotti a zero zuccheri aggiunti e a ridotto apporto calorico. Tra questi NNS abbiamo ad esempio aspartame, sucralosio, acesulfame-K (dolcificanti artificiali) e stevia – spiega la dottoressa Petruzzelli – L’OMS mette in guardia dall’uso di tali dolcificanti, che non solo non aiutano a perdere peso o a ridurre il rischio di malattie non trasmissibili (come ad esempio il diabete di tipo 2), ma potrebbero rivelarsi addirittura dannosi. I dolcificanti non zuccherini possono infatti avere un effetto negativo sulla salute, come ha evidenziato uno studio randomizzato controllato pubblicato su Cell» da cui sono emersi cambiamenti nel microbiota intestinale correlati ad alterazioni del picco glicemico post-prandiale.
La ricerca francese Nutrinet-Santé, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista PLoS Medicine, ha analizzato i dati di oltre 100.000 persone che sono state seguite per dodici anni. «L’obiettivo è stato quello di studiare l’associazione tra i dolcificanti artificiali (quali aspartame, acesulfame-K e sucralosio) e il rischio di tumori. È emerso che chi assumeva tali dolcificanti aveva un rischio più elevato di cancro (+13% per acesulfame-K e +15% per aspartame)» prosegue la dott.ssa Petruzzelli.
Come può un ingrediente con zero calorie favorire un incremento ponderale? «Semplicemente perché aumenta la velocità di assorbimento dei carboidrati presenti negli alimenti ingeriti unitamente ai dolcificanti artificiali. Da cui, un aumento del picco glicemico post-prandiale che determina un aumento di rilascio di insulina, ovvero dell’ormone che, oltre a favorire la proliferazione cellulare, ci fa accumulare peso» prosegue la dottoressa, che fornisce questa e molte altre informazioni nel suo libro “Questa non me la mangio. Liberi di scegliere il cibo senza cadere nelle trappole della propaganda e dei falsi miti” (Terra Nuova edizioni).
Aiutiamoci con la cannella
L’azione della cannella è simile a quella della metformina, un farmaco orale utilizzato nel trattamento del diabete mellito di tipo 2, ossia aumenta la sensibilità all’insulina, favorendone l’azione a livello dei tessuti bersaglio. Sembrerebbe, infatti, che la cannella faciliti l’ingresso del glucosio ematico nelle cellule e il suo utilizzo da parte delle stesse. La cannella inoltre è molto interessante perché esalta il sapore dolce e consente di utilizzare meno ingredienti zuccherini nelle nostre preparazioni. Va considerato che in caso di terapia anticoagulante non è opportuna la varietà Cassia. È invece preferibile la cannella di Ceylon.
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