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I rischi dell’immobilità forzata in travaglio

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Durante il travaglio e il parto nella maggioranza degli ospedali sono ancora imposte posizioni obbligatorie, che possono rivelarsi dannose per mamma e bambino. Scopriamo di più.
Le posizioni del travaglio e del parto nella maggioranza degli ospedali sono ancora obbligate, sia nel parto spontaneo sia nel parto tecnologico.
Mentre forse durante la prima parte del travaglio è concesso il movimento, che viene però spesso impedito dalla “necessità” di applicare il monitor per il controllo fisso del battito fetale (è una pratica obsoleta nel travaglio fisiologico), durante il periodo espulsivo la posizione supina è ancora troppo spesso categorica. Da questa conduzione costrittiva risultano numerosi danni e rischi sia per la madre che per il bambino.
I RISCHI PER LA MADRE:
• contrazioni più dolorose e meno efficaci perché l’utero non è in asse con il canale del parto;
• minore rilassamento durante le pause;
• apice prolungato della contrazione con conseguente pressione maggiore sui tessuti e aumento del dolore;
• lacerazioni del collo dell’utero;
• eccessiva pressione sulle articolazioni sacrali, sul coccige e sul pube con conseguenti algie a lungo termine e possibilità di lussazione del coccige;
• maggiore ricorso a ossitocina e farmaci in genere;
• compressione dei grandi vasi con conseguente ridotta circolazione placentare, ridotto riflusso venoso al cuore con conseguente ipotensione, compensata da ipertensione;
• impossibilità di assecondare naturalmente le spinte espulsive con conseguente sforzo espulsivo eccessivo e frequente ricorso alla manovra di Kristeller;
• i rischi della manovra di Kristeller per la madre sono: prolasso uterino, frattura di costole, pressione eccessiva verso l’alto, in particolare sulla retina, sugli occhi, sul cuore, lacerazioni del canale da parto, distacco di placenta, rottura d’utero, morte. Si aggiungono (Paciornik, 1982) lesioni perineali e ricorso all’episiotomia con rischi di infezioni, formazione di ematomi e ridotta possibilità di interazione con il neonato,
difficoltà nell’allattamento;
• maggiore ricorso a interventi ostetrici con aumentata probabilità di un parto vaginale operativo o di un taglio cesareo.
I RISCHI PER IL BAMBINO:
• prolungata asfissia durante l’apice delle contrazioni;
• minor recupero di ossigenazione durante le pause;
• maggiore compressione della testa (nei bambini nati da madri in posizione supina l’incidenza di convulsioni nel primo anno di vita è tre volte maggiore rispetto a quelli nati in posizioni libere; Paciornik, 1982);
• decelerazioni variabili e liquido tinto più frequenti (il doppio rispetto alle donne in movimento) con aumentato ricorso al taglio cesareo;
• difficile confronto della testa con il canale da parto, malposizioni;
• bradicardie e asfissia nel periodo espulsivo data dalla manovra di Valsalva (spinta forzata), dalla sindrome della vena cava, dalla manovra di Kristeller;
• eccessiva pressione sulla testa fetale durante il periodo espulsivo;
• maggiori problemi in caso di giri del cordone ombelicale;
• maggiore necessità di manovre rianimatorie al momento della nascita;
• separazione dalla madre;
• ritardo della prima poppata e del bonding.

Brano tratto dal libro Voglia di parto

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