Parlando di danni ambientali derivanti dall’iper-tecnologia, non si può tacere del processo di trasmissione dati via radio su cui i padroni del mondo stanno investendo miliardi di euro: il 5G. Grazie a questo sistema sarà possibile la diffusione del segnale internet sull’intero orbe terracqueo, attraverso le onde radio di quinta generazione (da cui l’acronimo), che funzionano a frequenze che variano da 3 GHz a 300 GHz (in Italia da 3 GHz a 30 GHz).
Se ne parla più o meno ovunque, e ci si divide tra i sostenitori entusiasti, spinti da ideologia o da interessi economici, e i dubbiosi.
Si discute spesso sui probabili effetti delle onde elettromagnetiche sulla salute dovuti al fatto che, tra non molto, noi e tutte le forme di vita del mondo saremo esposti a una marea di onde a frequenze mai usate in precedenza. Più raramente, invece, si parla dei (probabili) danni all’ambiente urbano derivanti dal 5G. Noi, secondo la tradizione di «Ecologia informatica», ci concentriamo su quest’ultimo aspetto.
Un patrimonio a rischio
Gli alberi sono profondamente importanti per la salute pubblica. Possono fornire climatizzazione e raffrescamento delle città, riducendo l’effetto «isola di calore», assorbono la CO2, filtrano le acque reflue e creano habitat per gli uccelli. In uno studio pubblicato sulla rivista Pnas1, gli scienziati dell’Università del Wisconsin di Madison hanno dimostrato che è necessaria una copertura alberata di almeno il 40% della superficie cittadina per contrastare l’effetto di riscaldamento dell’asfalto.
In un altro studio, pubblicato su JAMA Network Open2, i ricercatori dell’Università della Pennsylvania hanno concluso che «rendere verde e fruibile un terreno urbano riduce in modo significativo la percezione di depressione e migliora la salute mentale generale dei residenti».
Questi dati sono confermati dalla ricerca svolta a Hong Kong dall’associazione Scambio Civico, che ha scoperto che frequentare parchi pubblici riduce la probabilità di soffrire di ansia3, controllando lo stress e migliorando l’umore. Non c’era bisogno di studi di medici per sapere che gli alberi in città sono necessari, ma a volte è bene ribadire quelle che ci sembrano ovvietà. Questo perché abbiamo come il sospetto che la presenza di alberi sia un forte ostacolo alla circolazione delle onde del 5G. E che quindi l’insediamento della rete che connetterà tutto il mondo passi necessariamente per ambienti urbani «puliti» da inutili orpelli naturali, che hanno la cattiva abitudine di crescere irregolarmente.
Se gli alberi diventano ostacoli da abbattere
Il tema è delicato, vista la sensibilità dei cittadini sull’argomento alberi. Il poco che si riesce a capire esce dal rapporto 5G Planning – Geospatial considerations4, in cui una fonte autorevole, il Ministero britannico per la cultura e l’innovazione digitale, dà consigli per far circolare meglio le onde. A pagina 39 dello stesso studio leggiamo di «alberi che potenzialmente bloccano i segnali provenienti dalle antenne montate sullo stadio». A pagina 40 si sottolinea che «ci sono alberi decidui, che possono dare un limitato degrado del segnale nei mesi invernali ma, in estate, si potrebbe avere un degrado significativo». E a pagina 41: «Molti alberi bloccano chiaramente qualsiasi allineamento tra le antenne sui lampioni».
Da queste righe possiamo arguire che non c’è molta compatibilità tra alberi e 5G. Certo, non abbiamo prove che ci sia veramente l’intenzione di farne uno sterminio. Per il momento.
Ancora una volta, l’umanità dovrà scegliere tra progresso e salute.
Note
1. www.pnas.org/content/early/2019/03/19/1817561116
2. https://jamanetwork.com/journals/jamanetworkopen/fullarticle/2688343
3. www.riusa.eu/it/notizie/2018-spazi-aperti-abbassano-ansia.html
4. https://tinyurl.com/qo8s6lt)
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Articolo tratto dalla rubrica #Ecologia informatica
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