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Il benessere naturale del cane e del gatto

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Obesità, allergie, tumori, malattie croniche e autoimmuni. Sono solo alcune delle patologie che sempre più spesso colpiscono i nostri animali da compagnia. Le cause? Alimentazione industriale, abuso di farmaci ed esposizione ad agenti inquinanti. Ecco i suggerimenti degli esperti per invertire la tendenza.
Sono quasi quindici milioni i cani e i gatti che vivono nelle case degli italiani. Amici e compagni dell’uomo che il mercato, in questi anni, è riuscito a trasformare, loro malgrado, in un vero e proprio «esercito di consumatori». Alimenti industriali, farmaci di sintesi, lunghi elenchi di dosi e richiami vaccinali, dispositivi per contrastare gli effetti dell’esposizione agli agenti inquinanti presenti nelle città, ma anche dentro le abitazioni: per i quadrupedi domestici la situazione è diventata assolutamente analoga a quella dei bipedi loro proprietari, con conseguenze simili e simili problemi da affrontare. Ecco allora che aumentano i casi di animali con allergie e malattie croniche, patologie autoimmuni, tumori, disturbi del comportamento. Situazione che, cinicamente (ma realisticamente) parlando, favorisce un ulteriore business, quello delle «cure» ai mali causati dall’eccesso di «progresso», che però molto spesso seguono analoga strada: cibi industriali dietetici, ulteriori farmaci, condizioni e abitudini di vita non sempre ideali perché non sempre adatte alla natura di cani e gatti.
Come uscirne? «Cambiando radicalmente il paradigma» spiega Stefano Cattinelli, veterinario olistico e fondatore di Armonie animali, il primo network di veterinari che in Italia integra l’approccio scientifico con le medicine non convenzionali e l’approccio sistemico. «Occorre comprendere e accettare il concetto, non certo nuovo ma da riscoprire, di one health, una salute globale che parte anche dal benessere animale. In questa visione ampia, la salute umana è inestricabilmente connessa alla salute ambientale e a quella animale, è parte di una strategia unica per affrontare le patologie. Nella pratica quotidiana ciò significa mutare le abitudini alimentari, approcciarsi con ragionevolezza ed equilibrio all’uso di farmaci e vaccini, modificare il nostro stile di vita e quello dei nostri amici a quattro zampe». Il pet food industriale la fa ormai da padrone e per cani e gatti domestici il cibo fresco è quasi un ricordo. Ormai tantissimi proprietari si affidano alle scatolette del supermercato o ai prodotti dietetici di costo ancora maggiore acquistabili nei negozi specializzati. Si tratta di un mercato nemmeno sfiorato dalla crisi. Nel 2015 il settore del cibo per cani e gatti in Italia ha registrato un giro d’affari di 1.914 milioni di euro per un totale di 551.200 tonnellate di prodotti commercializzati1 e le stime vedono nel 2016 una crescita ulteriore del 15%.
«Questi numeri dovrebbero farci riflettere» spiega Ilaria Magnelli, veterinaria specializzata in alimentazione naturale, fitoterapia e agopuntura per animali. «Siamo di fronte a milioni di esemplari che consumano centinaia di migliaia di tonnellate di alimenti industriali, con un impatto enorme sia sulla loro salute che sull’ecosistema. E sappiamo ormai molto bene che la tipologia di cibi consumati e la loro ciclicità (intesa come alternanza tra fasi di consumo di alimento e digiuno) modificano il microbiota intestinale, cioè quell’insieme di batteri utili e funzionali che popolano l’apparato digerente. È dunque importantissimo individuare una dieta biologicamente appropriata, affinché essa giovi ai nostri amici a quattro zampe, a noi e all’ecosistema».

La biodisponibilità dei nutrienti

«Facciamo un esempio pratico. Uno dei macronutrienti più importanti e costosi in un cibo per cani e gatti è costituito dalle proteine, che però non sempre sono di buona qualità. Per esempio, sono proteine anche quelle che troviamo in un pezzo di pelle, magari di una borsa, e sicuramente soddisfano le analisi chimiche e i profili nutrizionali approvati negli Stati Uniti dall’Aafco (Association of american feed control officials) e previsti nelle linee guida dalla Fediaf, la Federazione europea dell’industria del cibo per animali. Ma non per questo, se le trovassimo in una scatoletta, sarebbero un buon alimento per i nostri animali, perché la loro biodisponibilità è nulla! Quindi non farebbero bene alla salute dell’animale che dovesse mangiarle. Affinché l’organismo mantenga un sistema immunitario forte e in grado di rispondere ad agenti aggressivi interni o esterni, deve alimentarsi con nutrienti digeribili e disponibili, adatti a quel metabolismo e a quella specie».
«Purtroppo i profili nutrizionali raccomandati e richiesti alle aziende produttrici di cibi per animali si basano quasi esclusivamente sulla quantità dei nutrienti anziché sulla qualità e per di più, visto come sono formulate le etichette, difficilmente si riesce a risalire alla loro reale provenienza. Quello che è certo è che nel tempo la qualità del cibo per animali è diminuita; oggi gli alimenti meno costosi possono persino non contenere affatto carne e coprire la quota proteica con proteine di bassa o bassissima qualità. Solo la carne, il pesce e le uova contengono proteine altamente digeribili (biodisponibili) per cani e gatti, mentre per esempio quelle provenienti da grano, piselli e soia consentono di coprire la dose raccomandata ma sono molto lontane da ciò di cui i nostri amici a quattro zampe hanno bisogno per mantenersi in salute».

Cibi freschi e naturali

Nell’uomo, un’alimentazione sana è la chiave per un organismo sano ed equilibrato, con un sistema immunitario in grado di rispondere adeguatamente alle malattie. Ed è così anche per gli animali, senza dubbio.

«Le malattie collegate all’alimentazione industriale, ma che non è escluso siano connesse sinergicamente anche all’abuso di farmaci e vaccini, sono molte: quasi tutte quelle croniche, comprese allergie, diabete, problemi all’apparato digerente, tumori, problemi di natura odontoiatrica (l’associazione dei veterinari inglesi afferma che l’80% dei cani con più di tre anni soffre di problemi parodontali), obesità» prosegue la dottoressa Magnelli. «In Italia, la metà di cani e gatti domestici ha problemi di peso. Una ricerca fatta dalla Hill’s pet nutrition2, che ha coinvolto oltre diecimila animali da compagnia, rivela che il 10% dei cani è affetto da obesità, da moderata a grave, mentre il 39% è in sovrappeso; tra i gatti, il 13% è affetto da obesità e il 40% è in sovrappeso. Per garantire ai nostri animali una salute ottimale occorre orientarsi verso una dieta ricca di alimenti funzionali per innescare un’espressione genica sana, riducendo i cibi che hanno l’azione opposta3. I cibi freschi e naturali sono migliori di quelli industriali, che contengono conservanti, coloranti e spesso vitamine e aminoacidi di origine sintetica. Vanno scelti quindi alimenti freschi, di stagione, se possibile a chilometro zero o quasi, tenendo in considerazione che il gatto è un carnivoro stretto, perciò la sua alimentazione può essere composta solo da carne (comprese le frattaglie, alimenti che contengono nutrienti essenziali per questa specie), mentre il cane è un carnivoro cosiddetto “facoltativo”, quindi la sua alimentazione è più varia, anche se dovrebbe basarsi comunque su proteine animali (carne, pesce, uova, frattaglie ecc.). Il cane può mangiare verdura e frutta in quantità maggiori rispetto a un gatto e in alcuni casi anche cereali, benché in misura molto limitata, visto il basso tenore di enzimi che ha per digerire gli amidi. In alcuni studi eseguiti su gatti selvatici, il consumo di alimenti vegetali è stato valutato come accidentale, vista l’esigua quantità assunta4».

La dieta Barf

Tra le alternative, nell’alimentazione di cani e gatti ultimamente si parla parecchio di dieta Barf (acronimo che sta per Biologically appropriate raw food), o dieta a crudo, che propone il concetto di «alimento biologicamente appropriato», cioè più adatto alla specie sia in termini etologici che fisiologici e cellulari. «Questo approccio evita i cibi considerati nocivi per l’espressione epigenetica di cani e gatti» aggiunge Magnelli. «Ad esempio, in questo regime alimentare i carboidrati non provengono da cereali ma solitamente da verdura e frutta. Purtroppo, visto il grande giro d’affari dietro il pet food, l’acronimo sta già perdendo il suo significato originario a causa della proliferazione delle varianti, e perché anche l’industria se ne è appropriata immettendo sul mercato crocchette e cibo in scatola «Barf», che non hanno niente a che vedere con l’alimentazione cruda. Per questo, consiglio vivamente di farsi seguire da un veterinario nutrizionista che si occupi anche di alimentazione naturale, poiché ogni animale è un’entità a sé stante, niente vale per tutti». Un’alimentazione scorretta e condizioni di vita non adeguate non giovano alla salute di cani e gatti, che quindi si ammalano di più; nella maggior parte dei casi, anziché sanare il problema a monte, si inizia a fare uso in maniera sempre più massiccia di farmaci, finendo spesso per provocare stati patologici cronici. Un dato che colpisce è quello relativo al consumo di antibiotici in Italia:

«Ogni anno ne utilizziamo almeno 1300 tonnellate e più del 70% è destinato ad animali» spiega Pietro Venezia, veterinario esperto in terapia omeopatica e in sistemi agroecologici, nonché presidente di Armonie animali. «Per non parlare poi del fatto che tutte queste sostanze si riversano nei terreni, nelle acque superficiali e profonde attraverso scarichi, reflui e rifiuti, tanto che certi batteri sono divenuti resistenti agli antibiotici e alcuni di essi sono in grado di passare dai nostri animali da compagnia a noi». (…)

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