Una tecnica di origine giapponese, praticata da anni in Sud America, a basso costo e di ottima qualità.
Un modo molto rapido per trasformare resti organici, come gli abbondanti sfalci di potatura, le foglie del bosco e i resti di cucina, è il bokashi, una tecnica di origine giapponese, di cui Jairo Restrepo (2007) è divulgatore attento anche in Occidente.
A seconda delle circostanze, del materiale che abbiamo a disposizione, del tempo e delle finalità, possiamo modificare le modalità e permettere ai microrganismi di fermentare propriamente (ovvero scomporre) e ottenere come risultato un humus con minerali e oligoelementi facilmente disponibili per le piante.
Per realizzare un bokashi base di circa un metro quadrato, è necessario almeno 1/3 di letame, 1/3 di terra e 1/3 di sostanza organica fibrosa (paglia, foglie, crusca, segatura ecc.).
Si mescolano questi ingredienti, aggiungendo in proporzioni minime: carbone vegetale in piccoli pezzi (0.05-0.2%), zucchero o melassa (1 kg), cenere e polvere di roccia (una manciata), pasta madre (una tazza), yogurt (una tazza) e possibilmente dei microrganismi efficaci (E. M.). Quindi si aggiunge dell’acqua di fonte o piovana, fino a ottenere un impasto di consistenza umida. Si lascia al riparo dal sole e dalla pioggia e si rigira con un forcone una/due volte al giorno.
In 24 ore dovrebbe innalzarsi la temperatura, ma attenzione che non superi i 60° C. Se tutto va bene, in una settimana il bokashi è pronto.
Può esser usato per stimolare le germinazioni delle piantine nel vivaio, ma può essere distribuito direttamente in loco, in buche vicino alle piante. A seconda delle carenze del terreno, si possono aggiungere gli elementi mancanti e farli complessare, in modo da renderli meglio disponibili per le piante.
________________________________________________________________________________________________________________________
Brano tratto dall’articolo
Food Forest: il giardino commestibile
POTREBBE INTERESSARTI
Tradotto in italiano con «foresta o giardino commestibile», il termine
food forest sta a indicare
un sistema agricolo multiuso e multifunzionale, dove convivono alberi da legname, piante da frutto, erbe medicinali, leguminose, cereali e ortaggi in sinergia con le piante spontanee e gli animali del luogo. Che si tratti di un piccolo appezzamento o di una grande area rurale, l’obiettivo è quello di
ricreare o ripristinare la più ampia biodiversità possibile, simile a quella che si può riscontrare in un
ecosistema forestale.
Considerata ormai la nuova frontiera della permacultura, la food forest dà priorità alla coltivazione in consociazione di specie perenni o pluriannuali, in modo da ottenere elevate produzioni di cibo con il minimo dispendio di energia sotto forma di ore di lavoro e consumo di acqua, carburante, concimi e antiparassitari.
Forte della lunga esperienza professionale, maturata in Italia e all’estero, l’autrice illustra in dettaglio e con numerosi esempi pratici come realizzare una food forest anche nel nostro clima, caratterizzato da notevoli sbalzi termici e da scarsa disponibilità idrica.
SFOGLIA UN’ANTEPRIMA DEL LIBRO