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Il cibo come stimolo epigenetico

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Una ricerca scientifica dimostra come il cibo sia in grado di determinare adattamenti genetici.
“Si nasce con una particolare serie di geni, ma è il modo in cui si vive che influenza l’espressione genica”. Queste parole sono di Elizabeth Blackburn, premio Nobel per la medicina nel 2009. Il significato della frase è il seguente: non abbiamo la possibilità di scegliere i geni con cui nasciamo, ma abbiamo il controllo sull’utilizzo che ne facciamo. In senso lato possiamo definire ciò come “stile di vita”.
Questi concetti rientrano all’interno di quella branca della scienza chiamata epigenetica, definita nel 1942 da Conrad Waddington “la branca della biologia che studia le interazioni causali fra i geni e il loro prodotto, e pone in essere il fenotipo”. Riprendendo idee di altri grandi studiosi della materia, come Bryan Turner, possiamo vedere il DNA come un nastro su cui sono state registrate delle informazioni, nastro inutile se non si ha un apparecchio che permetta di leggerlo. L’epigenetica rappresenta proprio il lettore di tali nastri.
Questa disciplina quindi è in relazione diretta con lo stile di vita che adottiamo e con il nostro modo di nutrirci. Il cibo è un potentissimo stimolo epigenetico ed è in grado di determinare adattamenti genetici, come dimostrato recentemente da una ricerca effettiata alla Cornell University ( http://mediarelations.cornell.edu/2017/0sei/12/healthy-dietthatdepends-on-your-genes/).
Lo studio spiega come il cambiamento nella dieta degli europei, avvenuto 10.000 anni fa dopo l’inizio dell’agricoltura, abbia portato ad adattamenti genetici che hanno favorito le tendenze alimentari di quel tempo.
In particolare i ricercatori mostrano che la dieta vegetariana dei contadini europei ha portato a una maggiore frequenza di un allele legato alla produzione di enzimi, che hanno aiutato gli agricoltori a metabolizzare i vegetali di cui si nutrivano. La frequenza è aumentata a seguito della selezione naturale: i contadini vegetariani dotati di questo allele avevano vantaggi sanitari che consentivano loro di avere più figli, passando questa variante genetica alla loro prole.
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Articolo tratto dal libro Che fegato!

Il fegato è l’organo più complesso del corpo umano e la più grossa ghiandola dell’organismo. Svolge tante e importantissime funzioni, tra cui la produzione della bile, la formazione del glucosio che nutre le cellule, la sintesi del colesterolo; inoltre funge da deposito di vitamine, distrugge le sostanze che non servono più e demolisce quelle tossiche che penetrano nel corpo.

Ma nonostante la sua importanza, il fegato non sempre viene trattato bene. Questo libro insegna a prendersi cura di questo organo, anche per prevenire le patologie che possono interessarlo.
L’autore, partendo da una descrizione dell’anatomia del fegato, passa in rassegna le malattie epatiche e i fattori di rischio, per giungere infine al cuore della trattazione: come disintossicare il fegato seguendo un dettagliato piano detox, e quale alimentazione seguire per mantenerlo in salute, privilegiando cibo biologico e integrale, legumi e verdure. Una parte del libro è inoltre dedicata all’approccio della Medicina tradizionale cinese, che insegna a tenere in considerazione molteplici fattori, ambientali, psicologici e fisici, per ripristinare l’equilibrio a livello epatico.
Chiude il volume un utilissimo e saporito ricettario suddiviso per stagioni, realizzato da Cristina Fusi, da anni impegnata nella divulgazione della cucina naturale, macrobiotica e senza prodotti di origine animale. Oltre 60 saporitissime ricette aiuteranno il nostro fegato a ritrovare armonia e salute in ogni momento dell’anno.

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