La maggior parte dei pazienti diabetici è colpito dal tipo 2, una forma spesso diagnosticata in ritardo a causa della scarsità di sintomi iniziali. Scopriamo qualcosa di più su questa malattia e sulle sue cause.
La forma di tipo 2 interessa il 90% dei pazienti diabetici; la sua diagnosi, sovente, è formulata in ritardo perché l’iperglicemia all’inizio non dà sintomi, tanto che spesso la scoperta viene fatta casualmente, da medici dediti allo screening dei loro pazienti o a seguito di esami routinari eseguiti per affrontare interventi chirurgici.
Oggi, però, visto che i modelli di prevenzione e gli studi sono fatti anche abbassando l’asticella dell’età, si è scoperto un aumento della malattia diabetica nelle popolazioni delle nazioni benestanti, anche in età adolescenziale e addirittura nell’infanzia.
Che strano concetto di benessere è quello che comprende l’aumento del rischio di ammalarsi anche in età così immature?
In questo caso il pancreas continua a produrre l’insulina, ma l’organismo non è più in grado di utilizzarla.
Secondo Jean Seignalet è sbagliato dire che non è insulino-dipendente, perché la dipendenza dall’insulina si instaura comunque, quasi sempre nel corso della malattia.
Cause
Questa forma presenta fattori di rischio noti: familiarità, scarso esercizio fisico e sovrappeso; addirittura, in parecchi studi scientifici il diabete non viene separato dall’obesità.
Di fatto, l’85% dei pazienti obesi ospedalizzati presenta un diabete di tipo 2 e il 10% un’intolleranza ai carboidrati.
Inoltre l’associazione tra obesità e insulino-resistenza è stimata nell’ordine del 25-35% nei paesi industrializzati.
Al primo posto tra le cause alimentari è da mettere la scarsità di fibre, oggi purtroppo molto diffusa a causa della preferenza per i carboidrati raffinati e per lo scarso apporto di verdure. Da non sottovalutare poi il ruolo dei grassi saturi, che in grandi quantità causano un’insulino-resistenza e un maggior rischio di sviluppo del diabete. Anche i grassi creati dalla moderna industria alimentare influiscono negativamente: è il caso di quelli idrogenati.
Per fortuna oggi, grazie a una maggiore consapevolezza dei consumatori, tali sostanze sono molto meno presenti nei cibi rispetto al passato; rimangono però gli acidi grassi trans (cioè i lipidi raffinati, presenti negli oli di semi ottenuti con i solventi chimici); questi, similmente a quanto fanno i saturi in eccesso, irrigidiscono la membrana cellulare favorendo l’insulino-resistenza e l’insorgenza del diabete.
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Chi l’ha detto che il diabete è inesorabilmente scritto nel DNA? Come altre malattie non trasmissibili, tipiche del nostro tempo, si manifesta soprattutto a causa di squilibri nello stile di vita. Qual è allora il modo migliore per prevenirlo e curarlo? L’autore propone una serie di pratiche e accorgimenti che, oltre a combattere il diabete, aiutano a riportare il cibo alla sua autentica dimensione, quella del nutrimento. La prima parte di questo libro spiega con esaustività e chiarezza che cos’è il diabete, analizza le sue origini e propone semplici strategie per affrontarlo in modo attivo, con utili consigli su come gestire le varie categorie di alimenti.
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