Iperattività e deficit di attenzione sono disturbi sui quali possono influire diversi fattori, che dovrebbero essere presi in considerazione. Scopriamo di più.
Uno studio pubblicato nel 2011 sulla rivista Pediatrics e condotto in Svezia dal Karolinska Institutet ha rivelato che i bambini che nascono prematuri hanno maggiori possibilità di manifestare nel corso del tempo iperattività e deficit di attenzione.
I ricercatori hanno scoperto che tale rischio è «consistente anche nei bambini nati solo tre settimane prima del termine naturale della gravidanza».
Lo studio, condotto da Karolina Lindström, ha analizzato un database svedese di ben 1.242.459 bambini e ragazzi dai 6 ai 19 anni.
Gli studiosi hanno rilevato che i nati tra la 23° e 28° settimana rischiavano 2 volte e mezzo di più la probabilità di vedersi diagnosticare l’Adhd. Anche per i bambini con una lieve prematurità, nati tra la 37° o 38° settimana, il rischio raggiungeva comunque il 20%.
È evidente che la nascita pretermine non è l’unico fattore che influisce sul rischio di una successiva diagnosi di disturbo da deficit di attenzione e che i fattori socio-economici in cui cresce il bambino giocano sicuramente un ruolo, ma questo fattore non può essere trascurato.
La campagna Giù le mani dai bambini aveva sottolineato, appena dopo l’uscita dello studio, che esso rappresentava «l’ennesima prova che l’iperattività non è una malattia di origine genetica, ma il sintomo di problematiche diverse. Ci si chiede allora perché utilizzare psicofarmaci su bambini invece che ricercare i veri motivi del disagio. Il punto è che né il ministero, su cui ricade la responsabilità politica della salute dei nostri bambini, ne l’Istituto Superiore di Sanità, su cui ricade la responsabilità tecnica, paiono interrogarsi su queste novità».
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Questo libro racconta la storia di una sfida lanciata da un gruppo di genitori, medici, psicologici, educatori e giornalisti contro il marketing aggressivo delle multinazionali farmaceutiche, responsabili della crescente medicalizzazione dell’infanzia e dell’indiscriminata somministrazione di psicofarmaci a bambini e adolescenti.
Tramite documenti e testimonianze dirette, il libro svela i meccanismi di un mercato miliardario che ha tutti gli interessi ad amplificare i problemi psicologici, comportamentali e di apprendimento dei minori.
Il libro è anche la storia di uomini e di donne che hanno deciso di rompere il velo di omertà su questa pericolosa tendenza. Un invito raccolto da oltre duecento realtà associative in tutto il paese, centinaia di migliaia di medici, psicologi, pedagogisti e altri addetti ai lavori del mondo della salute, nonché da alcuni protagonisti nel mondo dello spettacolo che partecipano alla campagna Giù le mani dai bambini®, nata per evitare che i nostri ragazzi vengano etichettati sin dai primi anni di vita per ipotetici disturbi che nella maggior parte dei casi nascondono una semplice richiesta di ascolto.
Con una prefazione del candidato al Premio Nobel Ervin Laszlo.