Un’indagine sull’impatto dell’epidemia sul biologico rivela che la crisi ha investito il 73% delle aziende bio.
La Fondazione italiana per la ricerca in agricoltura biologica e biodinamica (Firab) ha promosso, con Aiab, FederBio e Assobiodinamica, un’indagine sull’impatto della pandemia da Covid-19 sul biologico. Al sondaggio hanno risposto oltre 400 aziende, di cui il 49% di piccole dimensioni, con un fatturato inferiore a 50 mila euro; il 33% fino a 250 mila euro; il 9% con un giro d’affari entro il milione di euro; e il 9% che oltrepassa il milione.
Un dato saliente che emerge dalla rilevazione è che il 73% delle aziende bio è stata investita dalla crisi legata alla pandemia. In termini di liquidità, per oltre due aziende su tre (65%) la tenuta economica è al massimo di tre mesi. Le difficoltà maggiori riguardano i produttori legati ai canali di distribuzione che prevedono maggiore mobilità delle persone, come la vendita diretta in azienda, o di socializzazione, come il settore alberghiero e tutte le forme di ristorazione.
Un impatto significativo è dovuto all’impedimento di tenere aperti mercatini e fiere, fondamentali per il 24% degli intervistati. Tutto ciò considerato che il 66,3% delle realtà ha operato in passato anche in vendita diretta.
Tra le aziende che hanno stimato di poter resistere ancora un anno molte hanno registrato un aumento delle richieste online e della consegna a domicilio. Il 16% delle aziende si avvale dell’e-commerce e soprattutto i gruppi più grandi hanno la capacità di riconvertirsi in questa modalità di vendita.
Ciò che risalta dall’indagine è la necessità di ascolto da parte delle aziende, come testimonia l’ampia adesione al sondaggio, e la ricerca di misure adeguate alle loro esigenze. Occorre ridurre la burocrazia per garantire la disponibilità dei fondi stanziati per l’uscita dall’emergenza e per rendere immediatamente efficace l’erogazione di risorse della Pac e dei Psr già a bilancio, che non derivano da prestiti o debiti per Stato o Regioni.
Ma anche il sistema del bio deve fare la propria parte. È inaccettabile il divario tra le vendite nella grande distribuzione, che in piena emergenza Covid-19 sono aumentate di oltre il 20% e, nello stesso periodo, assistere alle difficoltà degli operatori evidenziate dall’indagine Firab.
Occorre organizzare in maniera innovativa filiere fondate sulla trasparenza nei confronti dei cittadini e su un’equa distribuzione del valore, che riconosca a tutte le componenti il «giusto prezzo», a partire dagli agricoltori. Ma è altrettanto necessario che i produttori sappiano strutturarsi per affrontare il futuro in maniera non solo individuale.
L’emergenza ha messo in luce la possibilità di usufruire di nuovi canali commerciali, come le vendite online, le consegne a domicilio e i mercati coperti degli agricoltori, da realizzarsi attraverso reti collettive tra i produttori, in grado di creare rapporti solidali e stabili con i cittadini.
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Brano tratto dall’articolo
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