Ogni singola pianta ospita al proprio interno batteri cosiddetti endofiti, che la aiutano ad acquisire nutrienti, a combattere i patogeni e a sviluppare resistenza agli stress ambientali e biotici. Con la scoperta del ciclo della rizofagia si è poi appurato che rappresentano anche essi stessi una fonte intracellulare di nutrienti per le piante ospiti.
Ogni singola pianta ospita almeno un microrganismo che vive al suo interno per parte della propria vita senza danneggiarla. Si trattadegli endofiti (dalle parole greche éndon “dentro” e phytón “pianta”). Un tempo si pensava che gli endofiti vivessero tra una cellula vegetale e l’altra, non al loro interno, ma, con l’evolvere dell’attrezzatura microscopica, li si è scoperti anche dentro le cellule.
Oltre ad aiutare la pianta ad acquisire i nutrienti di cui ha bisogno, essi la aiutano a combattere i patogeni e a sviluppare resistenza agli stress ambientali e biotici. Con la scoperta del ciclo della rizofagia si . poi appurato che rappresentano anche essi stessi una fonte intracellulare di nutrienti per le piante ospiti (molto generoso da parte loro!).
Tutte le piante, dalle tanto familiari colture agricole a quelle delle praterie, delle foreste e dei deserti, e persino le piante acquatiche, ospitano endofiti. E ciò può significare solo una cosa: che sia i batteri sia le piante traggono giovamento da questa relazione.
La base su cui si fonda la coltivazione che sfrutta la rete trofica del suolo – comunque si voglia chiamare la cosa: orticoltura biologica, biodinamica, agricoltura naturale coreana o altro – è che le piante utilizzano, grazie al processo di fotosintesi, energia per sintetizzare essudati volti ad attrarre batteri e funghi nella rizosfera. Questi microbi trasformano la materia organica rendendola disponibile per le piante nella forma inorganica di cui necessitano. Stiamo scoprendo ora che molti di questi batteri sono in grado di trasformarsi in endofiti entrando nelle piante e nutrendole dall’interno o semplicemente viaggiando verso altre parti della pianta.
Gli essudati sono uno dei modi con cui le piante comunicano con i batteri. La diversità delle popolazioni presenti nel suolo rende difficile stabilire il ruolo esatto di ogni essudato nella comunicazione tra piante e batteri, ma sono stati fatti abbastanza esperimenti per stabilire che è così. Ci sono anche le prove che sono le piante a chiamare i batteri, e non viceversa.
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Rivolto ad agricoltori, giardinieri e coltivatori, per aiutarli a capire come utilizzare al meglio i batteri “alleati” sia nelle sfide del lavoro quotidiano, sia per affrontare efficacemente i cambiamenti climatici, la perdita di suolo e l’alimentazione di una popolazione in rapida crescita.
Questo libro prende le mosse da quegli studi scientifici che hanno dimostrato come la maggior parte delle piante ottenga una parte significativa dei propri nutrienti attirando batteri endofiti, ovvero quei batteri che vivono all’interno delle loro stesse cellule.
Attraverso un processo complesso chiamato ciclo della rizofagia, le cellule vegetali raccolgono l’azoto e altri nutrienti nella parete cellulare di un batterio e ne espellono i protoplasti nel terreno, dove poi ricostruiscono le loro pareti cellulari, ricominciano a nutrirsi e ripetono il ciclo.
Interessante, direte, ma perché è così importante? Perché senza batteri endofiti le piante ricevono meno nutrienti e non possono svilupparsi correttamente. Batteri in campo non si limita a spiegare il ciclo della rizofagia, ma mostra come sfruttare questo straordinario processo per aumentare la produttività dei raccolti e per controllare gli agenti patogeni, senza utilizzare agenti chimici e metodi inquinanti.