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In vino veritas?

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Non c’è etichetta più ingannevole di quella di un “buon” vino. E a permetterlo è la legge.
In vino veritas?
Si sa, dopo qualche bicchiere di vino, la verità scorre più facilmente. In realtà, però, non c’è etichetta più ingannevole di quella di un «buon» vino. A permetterlo è la legge. Nel Regolamento 1169 del 2011, in cui si definiscono le modalità di etichettatura degli alimenti, non compaiono le bevande alcoliche: vino, birra, liquori e superalcolici non sono tenuti a fornirsi di etichetta su cui indicare ingredienti e valore nutrizionale. Peccato! Perché conoscere cosa si nasconde dietro la bevanda degli dei è molto interessante.
Un tempo si sarebbe parlato dei segreti dell’arte del vinificare, oggi invece si tratta di una miriade di sostanze chimiche e procedimenti industriali per nulla salutari. Stiamo parlando di una quantità tale di sostanze che elencarle tutte vorrebbe dire apporre etichette più lunghe delle bottiglie stesse!
Correttori e additivi, enzimi, tannini, albumine e caseine, mosti concentrati, zucchero (non ammesso in Italia, ma legale in altri stati), acido ascorbico, acido tartarico. E poi ancora: disinfettanti, stabilizzanti, antiossidanti, conservanti e antisettici… A cui si aggiungono i residui di fertilizzanti e pesticidi utilizzati in vigna e presenti nei bicchieri a nostra insaputa.
E che dire dei lieviti? Un tempo erano considerati vecchi e preziosi batteri naturali, microscopici esserini che variavano a seconda del territorio di produzione e che svolgevano il compito importantissimo di trasformare gli zuccheri dell’uva in alcol, producendo le sostanze che davano al vino sapore e aroma caratteristici. Oggi sono stati sostituiti da lieviti industriali, selezionati e standardizzati, in grado di creare vini con caratteristiche costanti e omogenee.
Tutto ciò è taciuto e ben mascherato. A svelare l’arcano e la vera essenza del vino sarà forse solo quel cerchio alla testa del giorno dopo, e forse qualche reazione allergica molto più esaustiva di qualsiasi etichetta. Meglio allora optare per un vino naturale, biodinamico o biologico. «Un vino fatto in vigna, e non in cantina», come dicono i saggi contadini che ancora producono il vino per berlo.
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Articolo tratto dalla rubrica Cosa c’è dentro

Leggi la rubrica su Terra Nuova Settembre 2020
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