Il corpo ci parla, ma noi abbiamo perso la capacità di ascoltarlo. Ci invia segnali con l’intento di farci capire cosa stiamo sbagliando e di evidenziare come il nostro corpo stia soffrendo: piccoli dolori, infiammazioni, alterazione della sudorazione o delle feci, difficoltà digestive.
Eppure non ci badiamo, li consideriamo fastidi e non segnali, seguiamo i consigli della televisione che ci bombarda di pubblicità propinandoci ogni genere di farmaci per abbassare la febbre, per eliminare un dolore, per continuare la nostra routine senza «seccature».
Cosa provoca l’infiammazione?
L’infiammazione è una reazione di difesa dell’organismo contro stimoli irritativi, ferite o infezioni. È un meccanismo che porta alla riparazione dei tessuti, ma la reazione deve essere rapida perché il prolungamento di uno stato infiammatorio è tutt’altro che vantaggioso. Il benessere dell’organismo dipende strettamente dall’ambiente in cui le cellule sono immerse. Tale ambiente, detto matrice, che corrisponde al tessuto interstiziale, non svolge solo la funzione strutturale di sostegno e connessione tra le cellule, ma consente anche il passaggio costante di sostanze di nutrimento, attraverso i capillari, ed elimina le tossine, attraverso i vasi linfatici e le cellule spazzine, deputati alla ripulitura.
Uno stato infiammatorio prolungato, quindi, crea un ambiente ricco di residui tossici, che porta allo sviluppo di tutte quelle patologie dette croniche. Con un esame del sangue è possibile valutare la concentrazione di proteina C reattiva (PCR) e diagnosticare così uno stato infiammatorio.
Quanto conta mangiare il giusto
L’alimentazione è strettamente connessa alle difese immunitarie: se da un lato la fame e la malnutrizione proteica sopprimono le funzioni immunitarie e aumentano la suscettibilità alle infezioni, dall’altro l’ipernutrizione e l’obesità determinano un’attività immunitaria anomala che favorisce la comparsa di malattie infiammatorie croniche. Le cellule adipose che si formano per il surplus di calorie che noi introduciamo con la nostra dieta producono un insieme di ormoni che hanno un ruolo attivo nella creazione di un ambiente infiammatorio.
L’obesità, in particolare quella addominale, è caratterizzata da uno stato infiammatorio cronico che si esprime in livelli alti nel sangue di numerose citochine prodotte sia dalle cellule adipose sia dai macrofagi che infiltrano il tessuto adiposo. Numerosi studi hanno evidenziato un ruolo diretto della dieta sui livelli plasmatici di citochine infiammatorie e di PCR.
L’eccesso di calorie che caratterizza la nostra nutrizione occidentale favorisce dunque la comparsa di patologie croniche, quali il diabete, la sindrome metabolica, le malattie cardiovascolari, la demenza, l’Alzheimer e i tumori maligni, e tutte queste patologie comportano l’instaurarsi di uno stato infiammatorio cronico diventando così patologie infiammatorie. Anche la connessione tra infiammazioni e tumori è consolidata: praticamente tutti i tumori sono attivati dall’infiammazione.
Per ridurre lo stato infiammatorio è utile quindi anche ridurre l’introito di calorie totali, limitando in particolare i cibi che favoriscono l’infiammazione. Un breve periodo di digiuno può contrastare l’infiammazione, anche riservarsi una sera a settimana, permettendo al nostro corpo di eliminare le tossine.
È dunque utile ridurre gli stimoli infiammatori utilizzando in primis una dieta specifica.
Cibi sì e cibi no
Una dieta antinfiammatoria è costituita da alimenti antinfiammatori che permettono di ridurre lo stato infiammatorio cronico. Questi alimenti sono:
• cereali integrali: soprattutto riso, orzo e la varietà dei grani antichi;
• pesci grassi: pesce azzurro o i pesci dei mari freddi;
• semi oleaginosi: di lino, di girasole, di zucca;
• frutta secca: noci, mandorle e nocciole;
• alghe;
• erbe selvatiche;
• olio extravergine di oliva di qualità;
• olio di vinaccioli e olio di lino (fresco e spremuto a freddo);
• frutta fresca e frutti di bosco;
• verdure verdi e gialle;
• verdure e frutta ricchi di flavonoidi: cipolle e le mele;
• fungo Shitake;
• borragine;
• legumi;
• curcuma e zenzero;
• uvetta sultanina;
• tè verde;
• cioccolato nero 100%.
Evitiamo, invece, i cibi che aumentano i livelli nel sangue di citochine infiammatorie:
• carni, insaccati e carni conservate;
• zucchero, glucosio, sciroppo di glucosio e fruttosio, bevande zuccherate, bevande zero, dolciumi industriali, farine raffinate: hanno un alto indice glicemico e insulinemico;
• eccesso di sale;
• latte e formaggi industriali;
• grassi idrogenati: margarine, pasticceria da banco, patatine, snack salati;
• solanacee: patate, pomodori, melanzane, peperoni;
• un’attenzione particolare al glutine, troppo presente oggigiorno nella nostra alimentazione.
Impegniamoci dunque a mantenere un peso corporeo sano, le persone in sovrappeso si ammalano di più e invecchiano più velocemente. Ascoltiamo il nostro corpo.
In collaborazione con Alessandra Baruffato, medico chirurgo esperto in nutrizione, laureata all’Università degli Studi dell’Insubria di Varese, medico ricercatore del progetto EDUC.A.RE (EDUCazione Alimentare nei ricoverati in degenza riabilitativa e day hospital Istituto REdaelli) di Vimodrone (Milano).
_____________________________________________________________________________________________
Articolo tratto dalla rubrica
Cibo e salute. Appunti di resistenza alimentare
SFOGLIA UN’ANTEPRIMA DELLA RIVISTA
POTREBBE INTERESSARTI
Una vera rivoluzione oggi può e deve partire dalla
produzione del cibo, un grande campo di azione dove il
sistema agroalimentare globalizzato ha cancellato la
biodiversità, avvelenato il suolo e reso la nostra
dieta sempre più
omologata e insostenibile.
Il cambio di paradigma si impone anzitutto nella produzione agricola e nella salvaguardia dell’ambiente, da cui dipende il mantenimento degli ecosistemi e della salute dell’uomo. Gli autori del libro, tra cui spiccano le figure di Vandana Shiva e Franco Berrino, tracciano un’inversione di rotta a cominciare dal nostro stile di vita: bisogna dire sì ai sistemi agricoli naturali su piccola scala, per recuperare la vitalità del cibo e garantire un accesso più democratico alle risorse della terra. E bisogna dire no all’avanzata di un modello produttivo basato sullo sfruttamento dei popoli e degli ecosistemi.
In gioco c’è la nostra salute e la sopravvivenza pacifica sul pianeta Terra.