Le sette mosse per pensare come un economista del XXI secolo.
Cosa significa questa nuova definizione che si sente sempre più spesso menzionare, «l’economia della ciambella»? L’espressione è mutuata dal libro di Kate Raworth che porta proprio questo titolo, affiancato da un sottotitolo esplicativo: sette mosse per pensare come un economista del XXI secolo.
Quali sono dunque queste sette mosse?
In estrema sintesi:
• Primo, cambiare l’obiettivo. L’economia è rimasta fissa per oltre settant’anni sul Pil, usato per giustificare estreme diseguaglianze nel reddito e nella ricchezza, accoppiate a un degrado del mondo vivente mai visto prima. Per il XXI secolo è necessario rispettare i diritti umani di ognuno e i limiti del Pianeta; basta crescita infinita.
• Secondo, vedere l’immagine complessiva. L’economia va integrata nella società e nella natura, con la partecipazione dello Stato, il ruolo centrale della famiglia e la creatività dei beni comuni.
• Terzo, coltivare la natura umana. Basta con l’homo economicus egoista e isolato. Siamo sociali, collegati e dipendenti dal mondo vivente.
• Quarto, acquisire comprensione dei sistemi. Sì al pensiero sistemico per gestire l’economia in continua evoluzione.
• Quinto, progettare per distribuire. La diseguaglianza non è una necessità economica: è un errore di progettazione. Ci sono molti modi di progettare economie che ridistribuiscano ricchezza, non solo reddito.
• Sesto, creare per rigenerare. L’ambiente pulito non è un bene di lusso e il degrado ecologico è il risultato di una progettazione industriale degenerativa. Va restituito agli esseri umani il ruolo di partecipanti dei processi ciclici della vita sulla Terra.
• Settimo, essere agnostici riguardo alla crescita. L’economia mainstream vede la crescita infinita dell’economia come un obbligo, ma niente in natura cresce per sempre. Abbiamo bisogno di economie che ci facciano prosperare anche senza che debbano crescere.
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Brano tratto dall’articolo Crescita senza crescita economica: cade un tabù?
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