I semi da contadino a contadino: una modalità di scambio diretto forse lenta, ma positiva e concreta con cui tramandare, scambiare, diffondere conoscenze e soprattutto biodiversità agricola. È quello che avviene anche in Italia ormai da alcuni anni grazie a una vera e propria rete organizzata, la Rete semi rurali, fondata nel 2007 da diverse realtà(1).
Le campagne diventano quindi le vere custodi di un patrimonio che altrimenti andrebbe perduto. «Qualunque ente collettivo può fare domanda di associazione alla Rete» spiegano i fondatori «se tra i suoi obiettivi ha quello della salvaguardia della biodiversità agricola e delle comunità rurali, e anche i singoli possono sostenere questa attività.
Lo scambio di sementi è un atto fondamentale per la conservazione dinamica della diversità nei sistemi agricoli; le sementi commerciali sono frutto di selezioni e manipolazioni del materiale genetico coltivato e puntano a standardizzare, per fare in modo che lo stesso seme abbia più capacità produttiva e sia adatto a più contesti.
Insomma: produzione massificata per una vendita massificata. Ma così le produzioni agricole, e quindi ciò che arriva sulle nostre tavole, perdono qualità e ricchezza». Inoltre, laddove c’è scambio di semi, solitamente c’è anche scambio di conoscenze pratiche relative alla riproduzione e alla selezione.
I momenti d’incontro
Negli ultimi anni si è assistito a un vero e proprio boom di incontri dedicati allo scambio di sementi, che vengono solitamente organizzati nei mesi invernali. A livello europeo, la Rete collabora con altre organizzazioni che condividono i medesimi obiettivi in Francia, Spagna, Germania, Svizzera, Austria, Regno Unito, Ungheria, Romania, Grecia, Polonia, Bulgaria, Portogallo, Danimarca.(…)
A supporto dei soci e dei sostenitori, la Rete ha anche realizzato un grande campo catalogo nell’azienda agricola biologica Floriddia a Peccioli, in provincia di Pisa. Quasi 200 accessioni di cereali (per lo più frumento tenero e duro, ma anche farro, turanicum, orzo e segale) sono state seminate in piccole parcelle in modo da avere a disposizione un campo dall’enorme diversità.
Il pomodoro
Salvaguardia dei semi: i pomodori si autoimpollinano ed è facile salvarne i semi. I fiori del pomodoro sono perfetti e le antere formano un cilindro attorno allo stigma. Nelle varietà più recenti, lo stigma non emerge oltre il limite del cilindro delle antere.
In queste varietà l’incrocio è irrilevante e i produttori di semi di pomodoro di recenti varietà necessitano di separare ciascuna fila soltanto di tre metri, solo per evitare di confondere il frutto al momento del raccolto. In alcune vecchie varietà, invece, lo stigma è simile a una Y e si spinge oltre il limite del cilindro delle antere. Queste varietà possono ricevere il polline da altre varietà. Per ridurre il pericolo, è utile coprire ciascun gruppo di fiori con un velo, o mettere le piante in quadrato e salvare solo i semi delle piante situate al centro dello stesso.
Consentite ai frutti di maturare oltre la fase in cui si possono mangiare. Spaccateli, spremetene la gelatina e i semi, sistemando questi ultimi in un bicchiere o in una scodella separandoli secondo la varietà. Se volete salvare i semi di un pomodoro polposo e asciutto, come per esempio l’eccellente pomodoro a prugna, potete aggiungere una minima quantità d’acqua.
Distinguete le gelatine con una etichetta e lasciatele in un luogo caldo per due o tre giorni. Se non si agita, in superficie si formerà uno strato opaco e avrà luogo una benefica fermentazione, causata prevalentemente da una particolare muffa, Geotrichum candidum, che agisce sulla gelatina viscosa che circonda i semi. La sua attività antibiotica contrasta alcune frequenti malattie virali trasmissibili con i semi come l’alternaria, lo xantomonas vesicatoria e il fusarium.
L’unico pericolo è il lasciare avanzare il processo di fermentazione per troppo tempo, il che conduce a una precoce germinazione. Dopo un minimo di tre, ma non più di quattro giorni, portate via dalla superficie lo strato dei funghi, aggiungete acqua e filtrate il tutto attraverso un setaccio.
Lavate e strofinate i semi finché non saranno puliti. Quando la gelatina attorno ai semi sarà stata lavata via, appariranno piuttosto pelosi. Stendeteli su un piatto di porcellana o su foglietti di carta lucida in un solo strato, lasciateli asciugare in un luogo sicuro, lontano dal sole.
Dopo alcune ore, strofinateli tra le mani per evitare che s’incollino. È buona norma mettere i semi in una busta etichettata e mantenerli all’asciutto per due settimane. È bene essere pignoli nell’etichettare ciascun gruppo e nel lavare al setaccio meticolosamente ciascuna varietà.
Conservazione: i semi possono essere conservati per oltre 4 anni nelle zone temperate. In un grammo si hanno da 300 a 400 semi.
Note:
1. I soci fondatori sono: Associazione rurale italiana (Ari), Associazione per la solidarietà con la campagna italiana (Asci), Archeologia arborea, Associazione italiana per l’agricoltura biologica, Civiltà contadina, Consorzio della Quarantina, Coordinamento toscano produttori biologici (Ctpb) e Centro internazionale crocevia.
Contatti:
Rete semi rurali, via di Casignano 25,50018 Scandicci (Fi) – tel 393 9773476 – fax 1782 283769 – www.semirurali.net
Articolo tratto dal numero di aprile 2013 di Terra Nuova