L’obesità infantile è ancora un importante problema di salute pubblica. Vediamo alcuni dati.
I dati preliminari della quarta raccolta Cosi (2015-2017)1 hanno confermato che l’obesità infantile resta un rilevante problema di salute pubblica nell’area dei paesi europei e mostrano una notevole variabilità da paese a paese e in diversi sottogruppi della popolazione.
A distanza di 10 anni dalla prima rilevazione, emerge che la prevalenza di sovrappeso e obesità si è ridotta in Grecia, Italia, Portogallo e Slovenia, tende alla riduzione in Irlanda e Spagna, è stabile in Belgio, Repubblica Ceca e Norvegia, mostra una tendenza all’aumento, talora per sottogruppi della popolazione infantile (per genere) in Lituania, Lettonia e Bulgaria.
Per quanto il dato italiano sia migliorato, la prevalenza di sovrappeso e di obesità tra i bambini di 6-9 anni del nostro Paese resta tra le più alte in Europa: il 42% dei maschi è in sovrappeso, di cui 21% obesi; il 38% delle femmine è in sovrappeso, di cui il 14% obese. Tali percentuali si ricavano utilizzando i valori soglia dell’OMS.
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Una vera rivoluzione oggi può e deve partire dalla
produzione del cibo, un grande campo di azione dove il
sistema agroalimentare globalizzato ha cancellato la
biodiversità, avvelenato il suolo e reso la nostra dieta sempre più
omologata e insostenibile.
Il cambio di paradigma si impone anzitutto nella produzione agricola e nella salvaguardia dell’ambiente, da cui dipende il mantenimento degli ecosistemi e della salute dell’uomo. Gli autori del libro, tra cui spiccano le figure di Vandana Shiva e Franco Berrino, tracciano un’inversione di rotta a cominciare dal nostro stile di vita: bisogna dire sì ai sistemi agricoli naturali su piccola scala, per recuperare la vitalità del cibo e garantire un accesso più democratico alle risorse della terra. E bisogna dire no all’avanzata di un modello produttivo basato sullo sfruttamento dei popoli e degli ecosistemi.
In gioco c’è la nostra salute e la sopravvivenza pacifica sul pianeta Terra.
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