Da millenni il calendario lunare guida i lavori agricoli. Dal mondo della tradizione rurale agli studi dell’agricoltura biodinamica, ecco come il cielo influenza la produzione nei campi.
Dopo millenni di storia e di ricerche, la luna continua a sfuggirci, a sedurci, a beffarsi di noi. L’uomo, forse, vi avrà già messo piede, ma non è mai riuscito a conquistarla e a carpirne tutti i segreti. Guardiamo alle stelle con la stessa ammirazione di un tempo, mentre la luna continua a girarci intorno, a confonderci, a illuminare le nostre notti e a riempirle di mistero.
La luna da sempre è donna, scandisce il passare dei giorni e dei mesi, si sincronizza con i cicli mestruali e con le energie sottili dell’universo femminile. La luna confonde anche la comprensione razionale, almeno di noi latini: quando cresce nel cielo disegna una D, quando decresce disegna una C.
Da che mondo è mondo, però, gli esseri umani si affidano alla luna e agli astri nell’attività più importante e fondativa della nostra civiltà: l’agricoltura. Con l’agricoltura industriale queste usanze sono andate perdute, ma se lo chiediamo a qualche anziano contadino scopriremo che non si è mai dimenticato di affidarsi alla luna. A ricordarglielo non c’era soltanto il cielo sopra la testa, ma qualche vecchio calendario appeso ai muri della cantina o nella stalla, accanto al semenzaio. Pubblicazioni dal carattere vernacolare, ancora stampate nella nostra memoria, disponibili anche in formato tascabile. Alcuni di questi calendari esistono ancora oggi, come il Sesto Caio Baccelli, il Barbanera, il Bugiardino. Sono compendi ricchi di informazioni, infarciti da qualche nozione di agronomia, con ricette, consigli e qualche ammiccamento alla superstizione, che immancabilmente accompagnava la vita del mondo rurale.
Nei calendari della tradizione contadina, insieme alle fasi lunari si ritrovano delle date fisse che scandiscono i lavori nei campi, e che portano nomi di santi e di feste religiose. Santi per ogni occasione come San Giuseppe, San Giovanni, Sant’Antonio, San Paolo e così via. Ricordo ancora nei racconti di mia nonna che le castagne nei boschi si raccoglievano in un tempo preciso tra San Michele, il 29 settembre, e San Martino, l’11 novembre, che guarda caso coincidevano con i due santi delle pievi del paese.
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