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La relazione con il cane: il pensiero sistemico

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Che cos’è il pensiero sistemico? Che funzione può avere nella relazione con i nostri amici a quattro zampe? Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.
La relazione con il cane: il pensiero sistemico
Il pensiero sistemico […] ci aiuta a vedere come modificare i sistemi in modo più efficiente
e ad agire più in sintonia con i processi naturali del mondo naturale ed economico.
P.Senge
Il pensiero sistemico è una modalità di approccio alla realtà e il suo scopo è quello di riconoscere le connessioni che esistono tra i vari elementi che compongono un sistema. Nasce fondamentalmente dalla necessità di mantenere un sistema in salute. Pertanto le sue finalità sono prevenire i disequilibri, riconoscere l’origine di un malessere e intervenire su eventuali alterazioni, cercando di far sì che l’intervento sia il più lieve e delicato possibile.
Come tutte le discipline, anche il pensare in maniera sistemica si sviluppa attraverso la conoscenza e la pratica; la sua peculiarità è quella di portare un cambio di paradigma nell’affrontare le varie situazioni problematiche implementando le possibili soluzioni.
Fin dalla nascita, l’attuale approccio scolastico e culturale ci insegna ad analizzare ogni problema dopo averlo scomposto nelle sue diverse parti e ci educa a porre l’attenzione sui singoli pezzi del sistema perdendo però di vista “l’insieme”, fondamentalmente perché quest’ultimo è troppo difficile da affrontare. In questo modo, non solo perdiamo l’attitudine a percepire ogni questione attraverso una visione complessiva, ma perdiamo anche il senso, il significato e la portata che ogni elemento ha nel suo contesto. Ciascun elemento viene visto come un’entità separata e come tale il suo contributo all’interno del sistema viene sminuito invece che valorizzato. A volte qualche elemento non viene nemmeno preso in considerazione, creando un sospeso o un’esclusione.
Sappiamo con chiarezza che ogni organismo vivente è formato da un insieme di organi, i quali collaborano all’unisono per creare la manifestazione fisica di un essere vivente, che è molto di più della semplice somma dei singoli componenti. Per esempio, un cuore senza il sistema circolatorio, che veicola l’ossigeno preso dai polmoni verso i muscoli, non sarebbe in grado di permettere a uno gnu di sperimentare il movimento e quindi di spostarsi lungo le rotte migratorie del Serengeti, che sono fondamentali per mantenere in equilibrio quello specifico ecosistema.
Affrontare la complessità con la sola visione analitica, creando così esclusivamente realtà separate, rischia purtroppo di aumentare il grado di confusione ed è di conseguenza, spesso, anche fonte di frustrazione.
La realtà è di fatto complessa, che lo vogliamo o meno, perché ogni situazione è la somma di una serie di eventi, di cause e di concause che si articolano reciprocamente dando vita ad un risultato.
Il pensiero sistemico non è solo un modo di pensare, ma è anche una modalità di linguaggio che si usa per descrivere l’insieme delle forze e delle interrelazioni che modellano i comportamenti dei sistemi.
Prendiamo ad esempio un cane: possiamo, senza ombra di dubbio, definirlo come un sistema, cioè un organismo vivente composto da un altissimo numero di cellule che si organizzano in tessuti e organi tenuti insieme armonicamente da un’energia che l’omeopatia usa definire con il termine di “forza vitale”1.
Questo sistema è, a sua volta, arricchito dall’esperienza emozionale che il cane fa del mondo. Attraverso i sensi il mondo esterno penetra in lui e determina la nascita di sensazioni, che poi lo guidano nelle azioni. Allo stesso tempo il cane sperimenta interiormente una serie di emozioni che noi possiamo facilmente riconoscere: si allontana e tiene la coda fra le gambe quando ha paura, si avvicina ringhiando quando prova rabbia e scodinzola festoso quando prova gioia.
Anche l’organismo umano è un sistema, formato da cellule, tessuti e organi, ed anche in lui questo sistema è regolato e armonizzato dalla forza vitale. Prova paura, rabbia e gioia, e inoltre, grazie alla sua stazione eretta e allo sviluppo cerebrale, è in grado di confrontarsi con il suo passato e immaginare il suo futuro.
Due sistemi, l’Uomo e il Cane, che nel momento in cui si uniscono e sono in relazione danno origine di fatto a un altro insieme che non è la semplice somma dei primi due, ma che rappresenta un sistema ancora più complesso con specifiche leggi che ne regolano la struttura.
Questo nuovo sistema, a sua volta, si trova ad esistere all’interno di altri sistemi, ancora più complessi, come ad esempio quello famigliare, nel quale il cane è inserito. Questi sistemi sono a loro volta collegati al luogo in cui vivono e ai terreni agricoli utilizzati per produrre il cibo che permetterà loro di esistere. Andando ancora avanti, ogni sistema è poi influenzato da altri con cui si trova ad entrare in relazione: la scuola, il lavoro, le opinioni degli amici, dei medici e dei conoscenti, i terreni confinanti e così via.

Una delle logiche conseguenze del pensiero sistemico è quella di non rivolgere le proprie attenzioni solo ed esclusivamente a quell’unica parte del sistema che ha messo in luce un problema, quella che viene spesso considerata come parte “guasta”, cioè non funzionante, ma di ritenere ogni parte del sistema come ugualmente importante.
Superando la percezione meccanicista che vede ogni organismo come una macchina alla quale si possono semplicemente sostituire i pezzi che non funzionano adeguatamente, la percezione sistemica tiene conto del problema che affligge il sistema a partire dalle relazioni e dalle interconnessioni che quel “pezzo” ha instaurato con le altre parti dell’insieme. Più che di un intervento sulla parte che non funziona si può parlare piuttosto di un riequilibrio generale di tutte le sue parti e delle relazioni che lo legano alle altre parti del sistema. Se, per esempio, mi trovo in una famiglia composta da madre, padre e due figli, dove ognuno dei figli ha un cane e il cane del figlio minore subisce la prepotenza del cane del figlio maggiore, non posso pensare di risolvere il problema coinvolgendo solo i cani, e nemmeno coinvolgendo solo un componente della famiglia, ma è importante includere nel percorso entrambi i fratelli ed anche i genitori, che sono parte integrante di quel sistema.

L’approccio sistemico aspira a ridefinire l’intero sistema e non solo una parte di esso. Se una parte del sistema (ad esempio un cane che morde) è in disequilibrio, è l’intero sistema che ne risente.
La parte, il dettaglio, il problema mette in evidenza non tanto che c’è un pezzetto del sistema che non funziona, ma che è l’intero sistema che necessita di essere ridefinito. Se inizialmente il dettaglio può assumere un valore fondamentale, anche perché rappresenta il motivo della consulenza, il suo valore viene totalmente ridimensionato nel momento in cui lo si inserisce in un contesto di Unità.
Con il termine “Unità” si descrive un sistema che non possiede fratture al suo interno, dove cioè non ci sono separazioni tra un elemento e l’altro. Il concetto di “Unità” è un principio universale e rappresenta anche uno dei cardini della percezione sistemica. “Unità” intesa come sistema in equilibrio dinamico dove ogni parte ha la sua funzione. “Unità” intesa anche come unicità, come esperienza che per sua natura chiede di essere conosciuta nella sua specificità. Ogni sistema, anche se simile ad altri, è tuttavia sempre diverso.
Ogni realtà nella quale si possono riconoscere delle correlazioni strutturali tra le varie parti che si articolano per dare origine ad un insieme può dunque essere definita sistema. L’oasi è il sistema per eccellenza, così come lo è la famiglia.
Imparare a ragionare sui sistemi, e quindi sviluppare il pensiero sistemico, significa essere in grado di avere un tipo di percezione capace di vedere e riconoscere i reali motivi per cui un sistema funziona o non funziona e, nel caso, di porvi rimedio.
A questo punto, però, è importante sottolineare un passaggio. Nel momento in cui ci avviciniamo al “pensare sistemico”, e cioè iniziamo ad interessarci ai sistemi nei quali l’animale è inserito, siano essi un’oasi, un territorio, una famiglia o la vita di una persona, dobbiamo tenere ben presente che le logiche lineari, che per loro natura analizzano ogni questione e che fanno parte integrante della nostra “forma mentis”, semplicemente non sono lo strumento adeguato per accedere a questa realtà.
Quando parliamo di pensiero sistemico intendiamo piuttosto il risultato di una serie di “click” mentali che stabilizzano la nostra percezione della realtà su una dimensione sistemica.
Prima del pensiero sistemico, dunque, c’è la visione sistemica, e cioè la capacità di riuscire o meno a vedere l’insieme delle relazioni che strutturano il sistema. In questo senso Gregory Bateson2 descrive le mani dell’essere umano non tanto come dotate di cinque dita, ma di quattro spazi relazionali tra le dita; oppure, il fatto di essere “duro” di un muro non tanto come una proprietà del muro stesso, ma piuttosto come una proprietà del muro in relazione alla mia forza: quello che per me è un muro inscalfibile per una macchina demolitrice può essere friabile come un grissino.
Cambiare la percezione significa spostare il punto di focalizzazione del nostro sguardo e quindi iniziare a “vedere” la situazione in maniera diversa.
Banalmente, un cane che scodinzola potrebbe anche essere molto arrabbiato o preoccupato, oppure un cane potrebbe utilizzare quello che viene chiamato “inchino” o “invito al gioco” prima di un attacco.
I sistemi sono regolati da leggi universali la cui conoscenza è in grado di implementare enormemente le possibili soluzioni. Queste leggi non sono state scoperte dall’uomo ma, attraverso l’osservazione e la verifica in campo, sono state semplicemente riconosciute come parte integrante della Creazione.
Il pensiero sistemico, quindi, non solo ci offre la possibilità di vedere le cose in maniera differente ma, allargandoci lo sguardo, ci apre la mente verso nuovi orizzonti ancora tutti da svelare.
 
Note:
1. Organon – dell’Arte di guarire, S. Hahnemann, Salus Infirmorum, 2017 (dal 9° al 16° paragrafo)
2. Gregory Bateson è stato un antropologo, sociologo e psicologo britannico, il cui lavoro ha toccato molti campi. Due delle sue opere più influenti sono Verso un’ecologia della mente (1972) e Mente e natura: un’unità necessaria (1979).
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Articolo tratto dal libro Vite connesse

Questo libro ci accompagna sulla via dell’approccio sistemico per comprendere più a fondo la relazione tra noi e il nostro cane. Quando sorge un problema o si manifesta un disequilibrio nel rapporto con il cane la mentalità comune si concentra sul particolare, cercando di risolvere l’anomalia.

Gli autori, partendo dalla propria esperienza professionale, dimostrano come sia invece necessario uno sguardo più articolato: i malesseri o i comportamenti disfunzionali che manifestano i nostri amici a quattro zampe fanno infatti emergere paure, tensioni, questioni irrisolte che riguardano anche la vita passata o presente della persona o delle persone con cui convivono.
L’approccio sistemico ci rende capaci di osservare la relazione con il cane nel contesto della pluralità di sistemi che costituiscono la nostra quotidianità, a partire dalla famiglia e dal territorio in cui viviamo. È in questa complessità che possiamo comprendere davvero i comportamenti dei nostri cani e i rapporti che intessiamo con loro, come raccontano le preziose testimonianze raccolte in queste pagine.

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