Ormai da molti anni si parla della tossicità dello zucchero, ma quanto possiamo fidarci dei dolcificanti artificiali in commercio? Poco, stando a quanto emerge da diversi studi e ricerche. Alcuni esperti, poi, hanno evidenziato le criticità di alcune insospettabili alternative naturali, come la stevia.
Senza zucchero è meglio: lo ha sottolineato l’anno scorso la stessa Organizzazione mondiale della sanità, con la pubblicazione delle nuove linee guida che raccomandano di mantenere l’assunzione al di sotto del 5% del totale dell’energia derivante dai cibi1.
Lo zucchero causa picchi glicemici e porta al diabete; il fruttosio in esso contenuto ostacola il buon funzionamento dell’insulina e toglie il senso di sazietà2, per questo utilizzare il fruttosio al posto dello zucchero non è affatto un’alternativa consigliabile. Inoltre, durante il processo di produzione, si utilizzano sostanze quali la calce, l’anidride carbonica, l’anidride solforosa e le resine3, che possono lasciare residui nel prodotto finale. Quindi, la cosa migliore per la nostra salute è abituarsi a gusti più naturali, non esasperati, più genuini.
C’è chi pensa di poter risolvere il problema ricorrendo ai dolcificanti artificiali, spesso scelti perché promettono un contenuto di calorie pari a zero. Ma le insidie sono tantissime, a cominciare dalla cancerogenicità provata per alcuni di questi prodotti e dalla loro capacità di alterare i livelli di glucosio nel sangue. I più utilizzati sono l’aspartame, l’acesulfame K, il sucralosio (commercializzato negli Stati Uniti con il nome Splenda) e la saccarina.
La prima insidia: il diabete
I dolcificanti artificiali, detti anche intensivi, non causano
picchi glicemici come lo zucchero, ma alterano l’omeostasi del glucosio
4 e ne aumentano l’assorbimento perché i sensori presenti nell’intestino vengono
maggiormente sollecitati2.
Inoltre, come attesta uno studio pubblicato nell’ottobre scorso5, non ci sono prove che l’assunzione di tali sostanze di sintesi rechi benefici per il controllo del peso, la regolazione della glicemia nei diabetici e la prevenzione del diabete di tipo 2.
Il team di ricercatori, che comprende esperti belgi, francesi e lussemburghesi, afferma anche che «stando ai dati epidemiologici disponibili, non è possibile escludere determinati rischi in caso di consumo regolare e prolungato. Nella popolazione in generale non si giustifica l’utilizzo a lungo termine di edulcoranti artificiali come sostituti dello zucchero, soprattutto nelle bevande […]. Non esistono dati significativi che giustifichino il fatto di incoraggiare il consumo di tali sostanze. La riduzione del consumo di zucchero è un obiettivo che va raggiunto riducendo l’abitudine al gusto dolce fin dalla più tenera età».
Una ricerca pubblicata su Physiology and Behaviour nel giugno dell’anno scorso chiarisce ancora meglio la questione6: «I dati di numerosi studi epidemiologici mostrano che il consumo di dolcificanti artificiali, soprattutto nelle bevande dietetiche, è associato a un aumento del rischio di obesità, sindrome metabolica e diabete di tipo 2» si legge nelle conclusioni.
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