Aneddoti e curiosità su alcune varietà di questo alimento così diffuso sulle nostre tavole.
È davvero avvincente immergersi nelle vicende legate alla diffusione dei legumi sulle nostre tavole, perché mescolano aspetti più propriamente storici ad aspetti simbolici.
A proposito di lenticchie, per esempio, c’è la storia di Esaù, fratello di Giacobbe, che rinunciò a guidare il popolo ebraico per un piatto di lenticchie (Genesi 25,29-34), da cui deriva il detto «vendersi per un piatto di lenticchie».
Oppure l’usanza, sempre legata a questo legume e diffusa dal Rinascimento ai giorni nostri, che associa la lenticchia alla ricchezza e alla prosperità. Chi dice per la loro forma, che ricorda una moneta, chi perché a parità di peso le lenticchie erano decisamente più numerose rispetto ad altri legumi e dunque metafora di abbondanza. Da questo deriva la tradizione, in auge anche ai giorni nostri, di consumarle la notte di San Silvestro.
Si dice che le lenticchie fossero coltivate in Asia e poi in Egitto fin dal 7000 a.C. ed è proprio da queste zone che partivano le navi cariche alla volta della Grecia e della Magna Grecia. La lenticchia fu infatti il primo legume coltivato e il primo cibo a essere consumato cotto.
Anche le fave ci fanno fare un tuffo nel mondo antico, in particolare nell’antica Grecia.
Sapevate che i Pitagorici erano tanto avversi a questo legume da parlare di un vero e proprio tabù? I Pitagorici erano vegetariani, probabilmente perché collegavano la questione alimentare al culto della metempsicosi, ma non era loro possibile avvicinarsi alle fave. Perché? Forse perché erano colpevoli di scatenare una patologia all’epoca diffusa nel bacino mediterraneo come il favismo; forse perché legate al culto dei morti, da cui deriva il dolce omonimo, «le fave dei morti», che si gusta in molte regioni d’Italia in occasione della commemorazione dei defunti del 2 novembre (Umbria, Lazio, Marche, Emilia Romagna e, nella versione “favette”, Veneto e Friuli Venezia Giulia). Forse, ancora, perché hanno una forma simile a un feto, e ricordano dunque il regno animale di cui i pitagorici non si nutrivano. Fatto sta che la fava era un vero e proprio alimento vietato per Pitagora e i suoi adepti.
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Brano tratto dall’articolo Legumi: un tuffo nel mondo antico
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