Oggi, lo stimolo a ripensare i menu delle mense scolastiche viene da più fronti: dai vegetariani e dai vegani, che vorrebbero poter rispettare le loro scelte anche fuori dalle mura domestiche, ma anche da genitori, insegnanti e medici, come il dottor Franco Berrino, che da tempo si battono per avere mense più sane.
Secondo quanto emerso dal Rapporto Italia 20161, il numero di italiani che sceglie un’alimentazione vegetariana o vegana è in rapida ascesa. Il 7,1% si dichiarava vegetariano, con un trend di crescita di quasi 2 punti percentuali rispetto al 2015, mentre l’1% sceglieva un’alimentazione vegana. Nel 2016 dunque, nel nostro Paese, più dell’8% della popolazione seguiva una dieta alternativa a quella onnivora.
A casa, dove ciascuno è libero di cucinare secondo le proprie scelte etiche e salutistiche, per vegetariani e vegani è facile mettere in pentola quello che preferiscono, e ormai anche la ristorazione offre una scelta sempre più ampia di menu senza prodotti animali o loro derivati. Continuano ad esserci, però, alcuni contesti in cui questa scelta crea delle grosse difficoltà, con ostacoli anche di carattere burocratico: è il caso delle mense in generale e di quelle scolastiche in particolare, dove la questione è in realtà ancora più complessa.
Da molto tempo ci si interroga sulla qualità del cibo e sull’equilibrio dei pasti offerti ai bambini nelle scuole, tanto che sono nati diversi movimenti e coordinamenti che coinvolgono medici, genitori e insegnanti, per sottolineare l’importanza di ripensare in toto i menu, che in alcuni casi favorirebbero addirittura abitudini alimentari poco salutari.
Mensa veg: far fronte alla burocrazia
Fino a qualche anno fa, i servizi di ristorazione scolastica non si erano mai posti il problema di dover soddisfare una richiesta, quella vegetariana e vegana, che di fatto poteva ancora considerarsi di una piccola minoranza. Ma con il passare del tempo i numeri stanno cambiando e bisogna farci i conti.
I Comuni che hanno dato la possibilità ai genitori di scegliere un menu ad hoc per i propri bimbi sono ancora pochi, ma rappresentano comunque il segnale che qualcosa sta cambiando. Si tratta di Bologna (Emilia Romagna), Arzachena (Sardegna), Castelfidardo (Marche), Cinisello Balsamo e Saronno (Lombardia), Portogruaro (Veneto) e Sarzana (Liguria). Va detto, però, che la procedura per richiedere questi menu è a dir poco macchinosa. Le amministrazioni comunali, infatti, esigono a garanzia dei bambini tutta una serie di adempimenti da parte della famiglia, a partire dalla compilazione di un modulo in cui si richiede il menu vegano o vegetariano, contenente la presa d’atto della scelta operata dalla famiglia, che dev’essere sottoscritto non solo da entrambi i genitori, ma anche dal pediatra o dal medico di medicina generale che segue il bambino. Solo dopo aver rispettato questa procedura i bambini potranno usufruire dei cosiddetti «menu speciali», una denominazione che comprende tutti i tipi di menu personalizzati, compresi quelli per motivi di salute o religiosi. (…)
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