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Non c’è dicotomia tra pelle e foglie, tra uomo e piante

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Franco Cracolici, agopuntore molto conosciuto, spiega perché l’agopuntura può rivelarsi una risorsa preziosa anche per le piante, che non sono poi così diverse da noi.
Non c’è dicotomia tra pelle e foglie, tra uomo e piante
Non bisogna mai dimenticare che le piante contengono Dna, proprio come la razza umana e quella animale, e quindi i mattoni fondanti della specie sono comuni. Per questo non deve affatto stupire che l’agopuntura sia efficace anche quando è applicata nel mondo vegetale.
Negli ultimi anni, anche per l’uomo non si parla più solo di salute e biochimica, ma si aggiunge il dato fondamentale della fisica, di quelle frequenze che rispondono alla paura, al gioco, agli interessi per la sopravvivenza, che un famoso scienziato e studioso di piante come Stefano Mancuso ha analizzato come risposta del mondo vegetale a impulsi che sono stati somministrati tramite elettrodi attaccati alle piante stesse.
Da questo punto di vista, non vi è differenza tra uomo e piante, tra uomo e natura, così come lo stesso Papa Francesco cita nella sua enciclica Laudato si’; ciò che diverge è solo il grado di consapevolezza, che nell’uomo è estremamente più elevato e si avvale di una manifestazione di senso come la parola, che è una caratteristica precipua dell’uomo stesso. La radice della pianta rappresenta il suo cervello ed è in grado di stabilire alleanze anche con le formiche, così come di sentire suoni e rischi per la propria esistenza. In più, se si osserva bene una foglia, ci si accorge della sua similitudine con le strutture cutanee e del connettivo dell’essere umano; in questo frattale si possono cercare quei meridiani che sono i percorsi dell’energia, che è il fondamento comune a tutte le specie viventi e a tutto il nostro universo.
Le piante si radicano solo in certe condizioni e in certi luoghi, pensano con il proprio cervello tramite la radice che ne è il fulcro. Comunicano tramite il terreno a grandi distanze le loro emozioni; quando sono giovani giocano mediante i loro virgulti che si flettono come bambini in direzione di altri virgulti limitrofi; fanno accordi con gli insetti per proteggerli e farsi proteggere da loro; ci regalano gran parte della nostra salute tramite i terpeni (Iso tre-terpeni), che sono una risorsa immensa di medicina naturale che l’uomo frequentemente ignora.
E noi, in cambio, cosa facciamo? Disboschiamo e regaliamo al cemento sempre di più spazi di ossigeno e ombra, che la pianta aveva invece preparato per noi. Poi ci lamentiamo se arriva un virus e se nella zona più inquinata e disboscata d’Europa, cioè la Pianura Padana, la mortalità si moltiplica, inconsapevoli che il verde era una barriera che dentro di noi, come dicono gli antichi cinesi, nutre e purifica il nostro fegato, così assetato di piante, come per esempio il tarassaco, il carciofo, il cardo mariano, che disintossicano in modo naturale l’apparato epatico.
Secondo la medicina cinese non esiste alcun movimento energetico a senso unico, anche l’aria e l’ossigeno vengono dal cielo e penetrano nell’uomo e viceversa; si dovrebbe quindi pensare che il tanto temuto particolato dell’aria risenta talvolta del contributo del nostro respiro e della nostra energia, spesso inquinata da pensieri conflittuali o da microrganismi che si moltiplicano. No, non esiste dicotomia tra uomo e ambiente, tra pelle e foglie; è l’uomo che ha creato artificialmente la dicotomia per poter dominare ogni cosa e sottomettere tutto al suo egoismo e alla smania del primeggiare su ogni forma di vita.
Mio padre, Nello Cracolici, sessant’anni fa era reduce dal Marocco, dove aveva appreso i fondamenti della medicina cinese e pungeva le piante alle connessioni tra fusto e diramazioni sostenendo che quei punti corrispondevano ai punti King e Ho dell’agopuntura, dove si imbarcavano e sbarcavano importanti flussi del QI. Successivamente il mio maestro, Nguyen Van Nghi, con cui ho vissuto trent’anni della mia esperienza di agopuntore, mi mostrò come, applicando un ago all’emergenza del fusto di una pianta dal terreno, si potesse ottenere una crescita più veloce della pianta stessa e mi citò come questa fosse la tecnica per i punti yong, dove si velocizzava il flusso della corrente energetica. Io non mi sono mai applicato a questa suggestiva pratica, ma sicuramente essa ha avuto origine in tempi remoti, poiché i Taoisti dell’epoca Zhou (770-220 a.C.) avevano come principio fondante l’assimilazione della natura al nostro corpo, tanto che nella meditazione interna invitavano a volgere lo sguardo non all’esterno ma appunto all’interno del corpo, dove si sarebbe potuto scorgere un paesaggio interiore fatto di foreste, nuvole e oceani e dove si potevano coltivare i nostri organi così come si coltivano i paesaggi esterni.
Spesso oggi si sorride parlando di fitoterapia e cura, non prendendo in considerazione che anche per l’allarme relativo al Covid-19 il governo cinese ha autorizzato con successo l’impiego integrato di vegetali, come l’efedra, la scutellaria, la lonicera, la rhodiola e diverse altre. Non sono forse piante? E ritengo che insieme alla luce, all’acqua, all’amore di chi le fa crescere, possa esistere anche un approccio alla medicina che già Galeno e Ippocrate professavano e che contempla una visione naturale della cura.
L’agopuntura rappresenta quindi una risorsa utile anche per le piante, va a stimolare punti importanti ed efficaci, come spiega anche Éric Petiot nel suo libro Agopuntura vegetale. Già significativi e fondanti sono stati a suo tempo gli studi di Jagadish Chandra Bose in proposito, che hanno aperto una porta su una visione delle piante che troverà a mio avviso ulteriori e importanti riscontri con l’andare del tempo.
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Brano tratto dall’articolo L’agopuntura applicata alle piante

Leggi l’articolo completo sul mensile Terra Nuova Luglio-Agosto 2020
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IL LIBRO

L’agopuntura è la branca più nota della medicina tradizionale cinese. Riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per l’efficacia e l’assenza di controindicazioni, è praticata in tutto il mondo in numerosi ambulatori privati e strutture sanitarie pubbliche. Ancora poco conosciuto è invece il suo impiego nella cura delle piante, di cui l’autore si occupa dal 2002.

In queste pagine, Éric Petiot mostra come individuare i meridiani (i canali in cui scorre la forza vitale) e i punti energetici basilari dell’agopuntura vegetale e suggerisce i trattamenti da applicare, sia a livello preventivo che curativo, per rafforzare le difese naturali delle piante.
Agopuntura vegetale è la prima pubblicazione in lingua italiana che affronta l’argomento, un’opera unica che offre un punto di vista innovativo e insieme le indicazioni pratiche per ridurre l’impiego dei pesticidi in agricoltura.
 
 

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