Ogm ed effetti imprevedibili: perché non è possibile la valutazione del rischio
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Il cambiamento climatico sta portando a un’alterazione globale del ciclo dell’acqua e su larga scala è impossibile che le modifiche genetiche possano permettere a cultivar specifiche di sopravvivere in ambienti diventati più ostili. L’acqua è imprescindibile per le coltivazioni agricole e l’agricoltura odierna assorbe oltre il 70% di acqua potabile ad uso umano. L’ingegneria genetica di certo non può fare granché con i problemi di siccità che si stanno profilando all’orizzonte.
Gli errori sono per lo più evidenti già in laboratorio o nelle coltivazioni in campo chiuso. Ma problemi ancora maggiori potrebbero risultare da errori silenti, che superano il vaglio del laboratorio e della coltivazione in campo chiuso e che si manifestano solo in determinate occasioni e in maniera imprevedibile, non sempre facilmente riconducibili alla modificazione genetica.
Qui bisogna essere chiari nell’uso delle parole. Per definizione si può valutare un «rischio» solo se si conoscono le variabili in gioco e vi si può associare una probabilità che esse avvengano. È esattamente ciò che fanno le compagnie di assicurazione quando stabiliscono un premio per coprire un determinato rischio. Per ciò che concerne le colture ingegnerizzate, nel migliore dei casi conosciamo solo le variabili in gioco (talvolta nemmeno tutte), ma siamo ben lontani dall’associare a ciascuna variabile una probabilità calcolata anche solo su dati empirici. Allo stato attuale, quindi, non esiste un metodo scientifico per valutare il rischio.