In agricoltura biologica e biodinamica si fa a meno dei prodotti di sintesi chimica e si privilegiano sostanze sicure e non tossiche. Ma anche le stesse piante possono avere effetto preventivo e curativo per le colture ed è possibile beneficiare dei loro principi attivi grazie a estratti idroalcolici e macerati, oppure preparando infusi e decotti. In questo modo, all’innocuità dei trattamenti si affianca la possibilità, di non secondaria importanza, di poter preparare in casa quanto occorre, autonomamente e risparmiando.
“Alcuni di questi sono collegati alle condizioni climatiche e alle caratteristiche del terreno o al corredo genetico delle stesse piante. Altri dipendono da condizioni specifiche, come la parte della pianta utilizzata, l’età, l’epoca di raccolta e le modalità di essiccazione. Qualora vengano usate piante coltivate, entrano in gioco anche altri fattori, come le varietà e le tecniche agronomiche. Tutto ciò, dal punto di vista della ricerca scientifica, rende difficoltoso l’ottenimento di risultati riproducibili e sempre uguali e la sperimentazione dei preparati su larga scala. Ma la loro efficacia si vede in campo e spesso è sufficiente scegliere con oculatezza la materia prima utilizzata”.
Estrarre i principi attivi
I preparati vegetali vengono ottenuti in diversi modi e utilizzati in maniera differente anche secondo la loro formulazione di partenza. Vediamo le varie possibilità.
Estratto idroalcolico
Gli estratti idroalcolici si ottengono grazie all’azione a freddo dell’alcol etilico non denaturato sulla pianta intera o sulle sue parti: l’uso dell’alcol come solvente consente un’estrazione completa di tutti i principi attivi contenuti nel materiale vegetale. Questo viene messo a macerare in alcol etilico, al buio, per almeno 3 settimane, durante le quali è bene scuotere regolarmente il contenitore. Al termine della macerazione, il prodotto ottenuto viene filtrato, spremuto e lasciato a riposo per almeno 48 ore. La presenza dell’alcol permette una lunga conservazione dell’estratto, indicativamente circa 5 anni. Ottenere gli estratti idroalcolici è un’operazione più complessa rispetto alla preparazione dei concentrati acquosi, ma offre i vantaggi i un’estrazione completa dei principi attivi e la possibilità di conservare il preparato.
Macerato
La macerazione consiste nel lasciare le erbe immerse nell’acqua a temperatura ambiente per un periodo variabile che va da poche ore (macerato “breve”) ad alcune settimane. In questo modo si estraggono tutti i sali minerali e i principi attivi contenuti nella pianta, anche quelli termolabili e molto volatili. Per il contenuto in sali minerali i macerati si avvicinano ai prodotti fertilizzanti, tanto che in agricoltura biodinamica spesso sono utilizzati insieme all’acqua di irrigazione per apportare nutrimento alle piante. Possono anche essere impiegati sui cumuli di compostaggio per migliorare la capacità fertilizzante del compost. Generalmente il loro contenuto in sali è tanto elevato da rendere necessaria la diluizione prima dell’impiego, soprattutto se vengono distribuiti sulla chioma delle piante.
Infuso
Gli infusi si ottengono versando acqua bollente su un determinato quantitativo di piante dalle quali si desidera estrarre i componenti idrosolubili, lasciando poi riposare il tutto. L’infuso causa la perdita di alcuni componenti volatili, come gli oli essenziali. E’ importante servirsi di recipienti dotati di coperchio e realizzati con materiali inerti, come il vetro e la terracotta, evitando i contenitori di metallo, specie l’alluminio, che rilascia sostanze dannose per l’organismo.
Decotto
I decotti si preparano mettendo le erbe in acqua fredda, portando il tutto a ebollizione e lasciando sobbollire a fuoco lento per un tempo variabile, da alcuni minuti a qualche ora. Il decotto è particolarmente adatto all’estrazione dei principi attivi da radici, legno e cortecce. Per facilitare l’estrazione dei fitocomplessi, la decozione può essere preceduta da alcune ore di macerazione in acqua a temperatura ambiente. Durante il raffreddamento è meglio chiudere con un coperchio il contenitore, per evitare la dispersione delle sostanze più volatili.
Raccolta ed essiccazione
Ottenere fitoterapici efficaci non dipende solo dall’epoca di raccolta e da una corretta applicazione delle tecniche di estrazione, ma anche da una buona essiccazione delle piante utilizzate e dalla eventuale dinamizzazione del preparato.
“L’essiccazione è il processo con cui dal materiale vegetale viene asportata acqua fino a che questa scende a una percentuale del 12-15%, così da garantire la conservazione delle piante per tempi lunghi” spiega Beldì. “Per evitare la perdita dei principi attivi contenuti nelle piante, l’essiccazione deve avvenire all’ombra, nel tempo più rapido possibile e a temperature non troppo elevate.
Per l’essiccazione casalinga di piccole quantità di erbe è consigliabile trovare un locale adatto, asciutto e buio, dove impilare delle cassette di plastica o di legno, facendo attenzione a lasciare vuota la prima cassetta, quella che poggia direttamente a terra, mentre quelle sopra devono essere riempite ciascuna con uno strato sottile di erbe. In questo modo si assicura la circolazione dell’aria.
La temperatura ideale per l’essiccazione è tra i 30° e i 45° C. Per accelerare il processo e migliorare la qualità del prodotto essiccato si può ricorrere a un deumidificatore, che asciuga l’aria senza scaldarla. Al termine del processo le erbe essiccate devono essere conservate al buio, in sacchetti di carta scuri e chiusi. Prima di riporle è consigliabile lasciarle nel freezer per 24 ore a -4° C, in modo da inattivare eventuali uova di parassiti”.
La pasta per tronchi
Un esempio di preparato a base vegetale che si prepara e si applica in autunno, preferibilmente in novembre/dicembre, è la pasta per tronchi. Si tratta di una miscela utilizzata in agricoltura biodinamica che si ottiene unendo letame bovino fresco e bentonite o caolino con altri ingredienti, come la sabbia silicea.
Preparazione
La preparazione tradizionale della pasta per tronchi prevede l’impiego di un terzo di letame letame bovino fresco, un terzo di bentonite e un terzo di sabbia silicea.
A questa composizione si può aggiungere il decotto di equiseto, per fluidificare il composto, e il 2-3% di silicato di sodio, che ha la funzione di vetrificare la pasta per fissarla meglio ai tronchi.
Per ottenere le paste liquide si deve evitare l’uso della sabbia (che intaserebbe gli ugelli) sostituendola con silicato di sodio (massimo 5%) e procedendo poi alla diluizione con latticello o latte scremato, decotto di equiseto o di ortica, preparato biodinamico 500 o 500P e/o acqua. L’effetto del formulato liquido è inferiore a quello della pasta solida. Esistono molte varianti nella preparazione della pasta per tronchi a seconda degli effetti che si vogliono ottenere.
Impiego e indicazioni
La pasta per tronchi si distribuisce sulle piante a riposo vegetativo (prima dell’apertura delle gemme), in giornate asciutte e senza pericolo di gelate, allo scopo di ripulire la corteccia da funghi e licheni. Riduce la possibilità di annidamento degli insetti, favorisce la cicatrizzazione delle ferite, anche quelle causate dalle potature, e protegge la corteccia dagli sbalzi termici. Inoltre, l’applicazione vivifica e nutre i tessuti del cambio.
La pasta per tronchi si utilizza sulla vite, sugli alberi e sugli arbusti da frutta, sui roseti e sulle siepi. Le paste solide si applicano con un pennello o una spazzola. Il tronco va ricoperto dalla base fino alle prime diramazioni, formando una protezione omogenea dello spessore di 3-4 mm. Nei grandi appezzamenti di terreno si usano formulazioni liquide, che possono essere distribuite con una pompa a spalla o con un’irroratrice dopo aver filtrato il tutto per evitare l’intasamento degli ugelli. Si può applicare anche sulle parti verdi con funzione rinettante delle chiome. In molte ortive può sviluppare la crescita delle radici dopo il trapianto.
Principali parassiti contrastati
Sulle frutticole: prevenzione delle malattie fungine e batteriche, disturbo degli insetti che si annidano nella corteccia (cocciniglie, alcuni afidi, carpocasa, acari ecc…).
Sulla vite: prevenzione delle malattie fungine e batteriche.
Su altre colture: prevenzione delle malattie fungine e batteriche sulle piante ornamentali.
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