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Progettare un giardino commestibile: clima e meteo

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Nella progettazione di un giardino commestibile dobbiamo tener contro delle condizioni atmosferiche e del microclima della zona in cui intendiamo insediarlo.
Progettare un giardino commestibile: clima e meteo
Prima di realizzare un giardino commestibile è importante conoscere una serie di aspetti, tra cui i dati relativi al clima e alle condizioni atmosferiche registrate negli ultimi anni. Insieme al quadro climatico generale, vanno sempre considerati gli eventuali microclimi presenti in loco e l’andamento medio degli agenti atmosferici.
Prendiamo, ad esempio, la zona ai piedi dell’Etna che si differenzia completamente dalle zone limitrofe, soprattutto come quantità di precipitazioni. Sorprendentemente, grazie al microclima favorevole, in quell’area si possono coltivare piante d’origine sub-tropicale, come manghi o avogadi, cosa molto difficile, se non impossibile, in altre zone dell’isola.
In questa epoca, denominata Antropocene, siamo partecipi e principali responsabili di un cambiamento repentino dei climi del nostro Pianeta, con manifestazioni sempre più estreme, da cui poi derivano frequenti catastrofi ambientali: diluvi, siccità estreme, tempeste, tornadi e incendi. Fermare questo processo planetario diventa ogni giorno più difficile, rallentarlo forse è ancora possibile, ma siamo in notevole ritardo e non si avverte all’orizzonte una grande disponibilità tra i principali paesi industriali a cooperare. Ciononostante, come sempre accade, le nostre caratteristiche resilienti ci possono aiutare a trovare soluzioni possibili per consentire di adattarci al cambiamento climatico in atto, standone dentro. Se è vero che, come suggeriscono le ultime teorie scientifiche, stiamo vivendo la sesta estinzione, ovviamente nei suoi lunghi tempi geologici di svolgimento, è altrettanto vero che il Pianeta, come organismo, ha già affrontato in altre ere geologiche, brusche deviazioni lungo il suo cammino, modificando profondamente flora e fauna. E questa non sarà certo l’ultima volta.
Per tutte queste ragioni, nella nostra progettazione, dobbiamo tener contro anche dei possibili eventi meteorologici estremi che si potrebbero verificare nel tempo, in modo da non subire passivamente i cambiamenti climatici in atto, che nell’immediato non siamo certo in grado di ostacolare.
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Articolo tratto dal libro Food Forest

Tradotto in italiano con «foresta o giardino commestibile», il termine food forest sta a indicare un sistema agricolo multiuso e multifunzionale, dove convivono alberi da legname, piante da frutto, erbe medicinali, leguminose, cereali e ortaggi in sinergia con le piante spontanee e gli animali del luogo. Che si tratti di un piccolo appezzamento o di una grande area rurale, l’obiettivo è quello di ricreare o ripristinare la più ampia biodiversità possibile, simile a quella che si può riscontrare in un ecosistema forestale.

Considerata ormai la nuova frontiera della permacultura, la food forest dà priorità alla coltivazione in consociazione di specie perenni o pluriannuali, in modo da ottenere elevate produzioni di cibo con il minimo dispendio di energia sotto forma di ore di lavoro e consumo di acqua, carburante, concimi e antiparassitari.
Forte della lunga esperienza professionale, maturata in Italia e all’estero, l’autrice illustra in dettaglio e con numerosi esempi pratici come realizzare una food forest anche nel nostro clima, caratterizzato da notevoli sbalzi termici e da scarsa disponibilità idrica.
 

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