La calendula è una pianta erbacea coltivata come annuale, alta dai 30 ai 60 cm con caratteristici fiori di colore giallo arancio.
Può crescere spontanea nel Sud Italia, ma è coltivata anche nel Settentrione, spesso per scopi ornamentali visti i bellissimi fiori.
Nelle piccole aiuole la coltivazione può durare 2-4 anni, perché a causa della scalarità della fioritura molti capolini non vengono raccolti e i semi che raggiungono il suolo provvedono a perpetuare la specie, in qualche caso poi gli apparati radicali riescono a superare l’inverno e da essi ricaccia una nuova pianta.
TIPI E VARIETÀ COLTIVATE
Le varietà che si trovano in commercio sono state selezionate soprattutto a scopo ornamentale per portare fiori grandi e vistosi (varietà a fiore doppio) di colore più o meno intenso fino al rosso. Il miglioramento genetico ha portato vantaggi anche per la coltivazione a scopo erboristico: queste varietà, infatti, possono dare produzioni elevate e ricche di principi attivi.
ESIGENZE DELLA PIANTA
La calendula cresce bene alla luce, in pieno sole: l’intensità luminosa favorisce lo sviluppo di fiori dai colori più intensi e vivaci e con un elevato tenore di flavonoidi e carotenoidi.
Resiste al freddo, fino a 2°C e si sviluppa quando le temperature sono comprese fra 22° e 30°C.
È una pianta rustica che si adatta bene a terreni diversi, anche se preferisce quelli leggeri, umidi e ricchi di sostanza organica.
TECNICHE DI COLTIVAZIONE
La calendula si può seminare o trapiantare. In entrambi i casi, prima di procedere, è necessario affinare bene il terreno.
Per la semina si impiegano 2-3 g di seme ogni 10 metri quadrati.
Nelle zone a clima mite, per ottenere capolini più grandi e rese più elevate e per anticipare la fioritura, si semina tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno. Nelle altre zone si semina in aprile.
I trapianti si eseguono tra aprile e maggio.
La densità di impianto deve essere compresa fra 5 e 7 piante al metro quadrato, (30-40 cm x 50 cm) per questo dopo la semina si rende spesso necessario il diradamento.
Nelle coltivazioni più estese le file hanno una distanza di 60-70 cm per poter eseguire con facilità le sarchiature per il controllo delle erbe spontanee.
Gli apporti di azoto devono essere modesti, perché questo elemento stimola lo sviluppo vegetativo a scapito della produzione dei fiori. La disponibilità di fosforo e potassio, invece, ha effetti positivi sulla resa in capolini.
La calendula non richiede, di solito, interventi irrigui, se non di soccorso, in particolare subito dopo la semina o il trapianto e appena prima della fioritura.
Le irrigazioni, ma anche gli acquazzoni, in prossimità della raccolta peggiorano la qualità dei fiori.
Per ottenere un maggior numero di fiori è utile provvedere alla cimatura degli apici vegetativi, in modo da favorire lo sviluppo dei germogli laterali.
La fioritura inizia 70-90 giorni dopo la semina primaverile oppure 50-70 giorni dopo il trapianto.
PRINCIPALI PARASSITI
Oidio (Erisyphe umbelliferarum). Danneggia le foglie provocando ingiallimenti e disseccamenti, ma raramente provoca danni sui fiori.
Nelle coltivazioni a scopo ornamentale si interviene appena si manifestano i sintomi (polvere biancastra sulle foglie) utilizzando zolfo alle dosi di etichetta oppure bicarbonato di sodio (5g/l) oppure lecitina (2,5 g/l).
Afidi. Si interviene con prodotti a base del fungo entomoparassita Beauveria bassiana oppure con sapone di Marsiglia (15 g/l).
Aleuroidi. (Trialeurodes vaporariorum).
RACCOLTA
La raccolta dei fiori comincia a inizio fioritura, di solito nella seconda metà di giugno. Si esegue recidendo i capolini appena sotto il ricettacolo e prosegue scalarmente fino a settembre-ottobre
Ogni pianta può dare circa 100 g di capolini freschi.
UTILIZZO
Il fiore ha un odore delicato leggermente pungente, balsamico, molto caratteristico e per alcuni sgradevole. Subito dopo la raccolta possono essere essiccati per usarli come infuso o decotto, di solito in combinazione con altre erbe, oppure possono essere impiegati per la produzione di un oleolito o di una tintura madre.
A scopo alimentare, oltre ai fiori si possono utilizzare le foglie e i boccioli.
I fiori si usano per colorare le insalate, per aromatizzare l’aceto o per ottenere dei canditi dai petali.
Le foglie, dal gusto amarognolo, possono essere consumate come le comuni insalate o per insaporire le minestre.
I boccioli si trasformano in sottaceti per impiegarli in sostituzione dei capperi.
CARATTERISTICHE NUTRIZIONALI E SALUTISTICHE
I principi attivi contenuti nei fiori hanno proprietà antinfiammatorie, antisettiche, cicatrizzanti, rinfrescanti, emollienti e dermofunzionali.
Per questo la calendula si impiega per ottenere preparati ad uso esterno per l’igiene della persona, cicatrizzanti o da usare nel trattamento di scottature, eritemi, arrossamenti e screpolature della pelle.
In casa si può preparare un oleolito da utilizzare direttamente sulla pelle mettendo 200 g di fiori freschi in un litro di olio di girasole o extravergine di oliva. Si lascia il preparato in un vaso di vetro chiuso esposto al sole per almeno 5 giorni, mescolando ogni tanto.
NOTE E CURIOSITÀ
Secondo alcuni contadini i fiori indicano che tempo farà, se al mattino rimangono chiusi è probabile che piova.
Le aromatiche, o officinali, rappresentano un gruppo di piante di particolare interesse sia per i loro
molteplici impieghi culinari ed erboristici, sia per la
relativa facilità di coltivazione.
In queste pagine, Francesco Beldì, agronomo e autore di successo di manuali di coltivazione biologica, guida il lettore in un affascinante viaggio nel mondo delle piante aromatiche, attraverso oltre 50 schede che illustrano in dettaglio: dalla A di acetosa fino alla Z di zafferano, le proprietà, l’impiego e il metodo di coltivazione delle principali specie in grado di prosperare nel nostro clima.
Per ogni pianta sono inoltre riportati preziosi consigli e suggerimenti per il controllo dei parassiti, la raccolta e la conservazione, indispensabili per preservare al meglio le preziose proprietà delle aromatiche.