Quando hai sete è già tardi
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L’acqua è il veicolo attraverso il quale passano le informazioni chimiche, fisiche, energetiche ed elettromagnetiche. Tanto maggiore è l’inquinamento dell’acqua tanto più difficile sarà il passaggio. E per questo motivo l’acqua deve essere costantemente cambiata e pulita. Faccio sempre l’esempio dei delfini, mammiferi intelligenti che si parlano a distanza attraverso degli ultrasuoni: la loro comunicazione può raggiungere grandi distanze, ma solo se l’acqua è pulita e non ci sono interferenze. La stessa cosa, nel piccolo, avviene nelle informazioni tra le nostre cellule.
Quando si attiva la centralina della sete, che si trova nell’ipotalamo, vuol dire che siamo già in disequilibrio. Viviamo già in uno stato di stress del sistema, che dovremmo cercare di evitare. Bisognerà ricordarsi di bere e farlo con certa una regolarità senza esagerare. Possiamo basarci anche su quanto spesso andiamo in bagno. Non va bene urinare una o due volte al giorno, ma nemmeno ogni dieci minuti.
È raro che succeda, ma il limite, come in tutte le cose, va osservato. Se le urine sono eccessivamente bianche vuol dire che stiamo diluendo troppo le sostanze, il colore dell’urina deve rimanere giallo paglierino. Meglio poi bere lontano dai pasti principali: consideriamo che in molte culture tradizionali, non a caso, esiste un preciso divieto di bere durante i pasti. Il pasto è il momento in cui un po’ di acqua gassata può essere accettabile. Come un moderato consumo di vino. Ma il vero rifornimento di liquidi deve avvenire in tutto l’arco della giornata, senza interferire con il cibo.
L’organismo ha una sua regolazione per mantenere una composizione costante dei minerali nel sangue e negli altri liquidi organici. Se il cibo è ricco di sale e tossine, tra cui conservanti, metalli pesanti, pesticidi, il corpo si difende utilizzando i grassi oppure con l’acqua. Nel grasso riusciamo a isolare le molecole tossiche, ma anche se le diluiamo con l’acqua, si attenua il fastidio. Anche un eccesso di proteine rappresenta una tossina, per cui siamo spinti a bere di più.
L’apporto giornaliero ideale dipende dalle necessità fisiologiche e da tanti fattori, come le temperature e lo stile di vita. Generalmente si parla di circa 35 mL per kg corporeo al giorno. Sembra tanto, ma in realtà si include anche l’acqua assorbita con gli alimenti. In estate perdiamo molta acqua attraverso la sudorazione, quella direttamente percepita, ma anche tramite la traspirazione insensibile. Attenzione all’aria condizionata, che secca le mucose e fa aumentare la dispersione dei liquidi. Anche se apparentemente si suda di meno, i condizionatori sottraggono umidità all’ambiente, lo senti dalla pelle e dalla gola che si secca. Eliminiamo molta umidità attraverso la sudorazione insensibile e il respiro.
Acqua! Ma anche i liquidi di una certa qualità, come una tisana, che ti rende più gradevole bere acqua, ma possiamo consumare anche spremute, estratti o centrifugati, per integrare anche fibre, vitamine e minerali. Attenzione invece alle bibite gassate…
Beh… do per scontato che i lettori di Terra Nuova già lo sappiano. Le bibite zuccherate e gassate non vanno mai bevute o presentate ai bambini sotto forma di compenso e premio. C’è il problema degli zuccheri in eccesso, per non parlare degli aromi artificiali e dei coloranti presenti. Le bollicine in eccesso inoltre, oltre a essere fonte diretta di aerofagia e gonfiore, come reazione provocano un’acidificazione dell’organismo. Una valenza acida che deve essere compensata consuma i sistemi tampone del nostro organismo. Siamo continuamente sotto stress e dobbiamo sempre difenderci dall’acidosi; meglio non consumare inutilmente altre valenze alcaline.
Personalmente suggerisco le acque minimamente mineralizzate, ricordandosi di rifocillarsi con più porzioni di frutta e verdura durante il giorno. Sul piano ecologico si potrebbe aprire un grande discorso su quale acqua sia più sostenibile. La plastica ad ogni modo non lo è. L’acqua del rubinetto al di là dell’origine e della composizione, presenta il problema del cloro. Ci vorrebbe la pazienza di riscaldarla o lasciarla decantare, o usare buoni metodi di filtraggio, che però spesso sono inadeguati. La scelta migliore in questo momento, considerando ciò che sappiamo su terreni inquinati da glifosato, Pfas e disruttori endocrini, credo sia quella dei distributori comunali, i cui filtri vengono regolarmente sostituiti e controllati. Voglio ricordare la buona iniziativa dell’Università Bicocca di Milano, che ha messo in funzione tredici erogatori di acqua all’interno dell’ateneo, mettendo a disposizione circa seimila borracce in acciaio per il personale e gli studenti. Si beve responsabilmente anche l’acqua.