L’esperienza e gli studi di Navdanya International sui miglioramenti della salute del suolo coltivato con pratiche biologiche.
Con la crescente preoccupazione per lo sviluppo sostenibile, gli sforzi della ricerca si sono concentrati sulla coltivazione conservativa, che comprende l’uso di bio-fertilizzanti, la coltivazione biologica, i sistemi combinati protettivi-produttivi ecc. I sistemi agricoli convenzionali sono altamente inefficienti dal punto di vista dell’energia complessiva, visto che sono richieste da 5 a 10 unità di input per produrre una sola unità di energia di cibo come output.
L’apporto di fertilizzanti espone le colture ad alti rischi, specialmente in zone a bassa piovosità. Con l’aumento del costo del petrolio e del gasolio, legati a input esterni come i fertilizzanti azotati, il concetto di coltivazione biologica/conservativa è destinato a durare. Un approccio sostenibile punta a fornire gli strumenti per ridurre la suscettibilità dei suoli all’erosione, e anche a minimizzare gli input basati sull’energia. Si è anche cercato di sviluppare tecnologie appropriate per integrare la produzione delle colture e di specie legnose nello stesso appezzamento in modo sostenibile.
La gestione dei suoli in tali sistemi è un argomento molto interessante. Sulla base delle evidenze scientifiche, sono ormai ben riconosciuti gli aspetti benefici dei biofertilizzanti negli agroecosistemi in termini di fertilità del suolo, riciclo dei nutrienti, conservazione del suolo, proprietà fisiche del terreno, per assicurare un sano sistema suolo-piante. Lo stesso concetto di sostegno della produttività, in presenza di stress naturali o colturali, dipende dall’unione e l’interdipendenza di un sano sistema suolo-piante, che a sua volta dipende dalla solidità della rizosfera.
In quest’era di avidità e di adozione di insostenibili sistemi colturali convenzionali, la fattoria agroecologica di Navdanya International, che ha aderito al principio della sostenibilità prendendosi cura dell’acqua, del terreno, delle piante e dell’ecosistema, giunge come una boccata d’aria fresca. Il risultato di queste pratiche è stato il cambiamento del suolo inerte della precedente piantagione di eucalipti in un suolo vivente e rigoglioso, che brulica di vita da quando viene coltivato con pratiche biologiche. I miglioramenti quantitativi dei parametri del suolo grazie all’adozione della coltivazione biologica sono stati osservati e analizzati nello studio già citato sulla fattoria organica di Navdanya.
I risultati dello studio quindi indicano che l’adozione di pratiche tradizionali può migliorare la fertilità del suolo. Queste pratiche permetteranno anche di migliorare la produttività agricola, e si tradurranno in una disponibilità duratura delle risorse naturali. Ciò non solo minimizzerà la pressione biotica sull’agroecosistema, ma assicurerà anche lo sviluppo a lungo termine dell’economia locale.
Successivamente Navdanya ha condotto un altro studio sulle variazioni percentuali nel tempo della sostanza organica del suolo. I campioni di suolo sono stati prelevati da aziende biologiche (Navdanya), convenzionali e da terreno non coltivato. I risultati hanno dimostrato che nei sistemi colturali biologici si verificava un aumento del contenuto di sostanza organica nel suolo rispetto alle aziende convenzionali.
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La crisi ambientale, sociale ed economica che viviamo oggi ha un principale colpevole: l’attuale
modello agroalimentare, che espone l’intero Pianeta ai pericoli di una nuova estinzione di massa,
depredando le risorse naturali, come l’acqua e la fertilità dei suoli. In questo nuovo libro, Vandana Shiva e Andre Leu presentano i risultati delle ultime ricerche scientifiche, dimostrando che un altro modello agricolo non solo è possibile, ma anche necessario, per combattere la fame,
frenare i cambiamenti climatici e arginare la devastazione del Pianeta.
La questione ha anche una valenza di ordine sociale e politico. L’agricoltura industriale, basata su monocolture, pesticidi e biotecnologie, rende sempre più dipendenti e indebitati gli agricoltori consegnando i saperi, i mezzi di produzione e gli stessi semi nelle mani di poche multinazionali, con una concentrazione di potere senza precedenti nella storia.
In un testo destinato a fare storia, gli autori smontano un modello produttivo a lungo celebrato come efficiente, ma che ad uno sguardo più attento si mostra del tutto incapace ad affrontare le sfide della crisi climatica, la fame nel Sud del mondo e la malnutrizione cronica nei paesi cosiddetti sviluppati. La soluzione è nelle pratiche agricole sostenibili supportate da nuove conoscenze agronomiche in grado di valorizzare la complessità del vivente, garantire cibo sano per tutti e una nuova democrazia per il futuro del Pianeta.
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