Scegliere una vita senz’auto
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La stessa Trenitalia ha dato il via a Nugo, un’applicazione per smartphone che permette di acquistare in pochi passaggi tutti i biglietti dell’itinerario scelto. E poi ci sono i servizi di car sharing, tra cui Car2go, presente nelle principali città, o il ben noto BlaBlaCar che permette di condividere anche i percorsi per le mete più difficili e stravaganti.
Volontaria in varie associazioni contro gli inceneritori e per la mobilità sostenibile, ha appena pubblicato il suo ultimo libro, Vivo senza auto, che racconta riflessioni ed esperienze proprio su quest’ultima.
Scelte quotidiane
Non si può fare solo gli ecologisti alla domenica. L’esperienza del viaggiare senz’auto comincia nel quotidiano e da una motivazione profonda in difesa dell’ambiente e della propria salute. Linda Maggiori ha deciso di rinunciare all’auto di proprietà in seguito a un brutto incidente in cui ha rischiato la sua vita e quella della sua famiglia, e la macchina è andata distrutta.
«Inizialmente non eravamo preparati, ed è stata dura, ma eravamo anche convinti di dire basta. Allora ci è mancata una rete di famiglie di supporto, ma alla fine passò l’inverno, e invece di mollare e andare in concessionaria, abbiamo creato quella rete che tanto ci mancava: la rete delle famiglie senz’auto, che in Italia, paese motorizzato per eccellenza, non esisteva. Da allora in poi è stata tutta una bellissima scoperta, di relazioni, storie, di esperienze, abbiamo studiato e approfondito i danni della motorizzazione privata, fatto pressioni, petizioni. Abbiamo capito che ce la potevamo fare anche fisicamente, anche i nostri corpi stavano meglio. Io che ero sempre stata freddolosa, ora riuscivo ad affrontare l’inverno in bici, muoverci ci faceva stare bene, anche a livello di autostima e benessere psicofisico.
Quando non hai l’auto sotto casa, ti vengono fuori energie anche mentali, che non credevi di avere. L’auto sotto casa impigrisce mente e corpo».
«I miei figli vanno a scuola in bici anche quando diluvia e sono sempre arrivati più asciutti di quelli che scendevano dall’auto con ombrello e scarpette da tennis. Per trasportare i bimbi più piccini, infatti, abbiamo carretto o cargobike che sono coperti e non si bagnano».
«Pedalare coi propri figli al ritorno dalla scuola non è tempo morto, ma è un divertimento, un movimento che magari ti permette di non correre in palestra. Vedo tante mamme e papà affaticati prendere i figli dalla scuola in auto, poi di corsa a casa, poi di filato alla palestra, sempre in auto. Bambini che hanno tutta la giornata impegnata con corsi e sport. Senz’auto si riducono i bisogni indotti, le aspettative che ci portano solo insoddisfazione e stress, si vive con sobrietà, si lavora di meno perché un’auto in meno ti fa risparmiare almeno mezzo stipendio. Ci si muove e ci si diverte, ci si arrangia e questo stimola la nostra inventiva e capacità di adattamento».
E in vacanza?
Basta scegliere una meta e studiare su Google Maps la combinazione per i mezzi pubblici. I bambini si divertono, in treno possono camminare, giocare, andare in bagno, cosa impossibile in auto, e noi grandi possiamo leggere! Certo, ci potrebbero essere tante più mete raggiungibili con i mezzi pubblici. Ma aumenteranno solo se la gente mollerà l’auto e farà capire che vuole più treni e bus. È un circolo vizioso che va interrotto. Questa nostra scelta è un segnale, un’obiezione di coscienza. Se tanti facessero come noi, anche il turismo diventerebbe più sostenibile; tanti borghi, sentieri, parchi attualmente scollegati dai mezzi pubblici tornerebbero ad essere serviti».
«Uno degli esempi migliori» spiega Linda «è quello della ferrovia del Renon. Nata all’inizio del 1905, il tracciato era lungo 11,7 km: nel primo chilometro, dal centro di Bolzano, si configurava come un servizio tramviario, proseguiva poi come cremagliera nel ripido crinale e poi di nuovo tram fino al paesino di Collalbo. Questo obbligava ad adottare motrici differenti a seconda del tratto affrontato dai convogli. Nel 1965, in seguito a un incidente, venne tolto il tratto a cremagliera e fu sostituito con una funivia. Negli anni Settanta, in coincidenza dell’attivazione della nuova strada carrabile Bolzano-Soprabolzano, diminuì progressivamente il numero dei passeggeri e se ne ipotizzò una totale dismissione. Per fortuna si costituì un comitato di cittadini che si batté per la riqualificazione della linea. Così, a partire da agosto 2009 è stata riattivata la linea del trenino da Soprabolzano alla vallata del Renon: le corse sono aumentate, e ora il turismo di quella zona è tutto all’insegna del treno. Qualsiasi passeggiata e sentiero è raggiungibile con il treno. In Alto Adige, d’altra parte, per chi risiede almeno una settimana viene data la Ritten card, che rende possibile l’uso gratuito di treni, bus e varie funivie oltre che l’accesso sempre gratuito a musei e piscine». Purtroppo nel panorama peninsulare non si contano molte altre iniziative di pari livello. Ma con i mezzi pubblici si raggiungono mete di tutto riguardo, dalle Cinque Terre al Trenino rosso del Bernina, fino ad arrivare a Siena, Villetta Barrea (Aq) o Caramanico (Aq), dove ci sono addirittura affittacamere e hotel che fanno sconti a chi arriva in maniera alternativa!
Senz’auto si rallenta per forza e si assapora meglio la strada, la vita, i dettagli, le sfumature, si coltivano meglio le relazioni, la sobrietà. Insomma vale la pena provare, senza contare, che oltre a fare del bene a sé stessi si dà una mano all’ambiente.
• Famiglie senz’auto
• Turismo senz’auto: www.turismosenzauto.jimdo.com
• Nugo: www.nugo.com