La soluzione per migliorare l’efficienza delle abitazioni «energivore» è un risanamento degli elementi che causano maggiori danni all’ambiente, all’economia domestica e alla salute. Un piccolo vademecum su come intervenire usufruendo delle sostanziose detrazioni previste.
In Italia, secondo l’Istat, sono presenti oltre 12 milioni di edifici e oltre 31 milioni di abitazioni. Il 15% degli edifici è stato realizzato prima del 1918 e circa il 65% è stato costruito precedentemente alla prima legge che nel 1976 introduceva i criteri per il risparmio energetico.
Il consumo energetico per il riscaldamento e per il raffrescamento degli spazi abitativi assorbe circa il 76% dei consumi complessivi (fonte Raee – Rapporto annuale efficienza energetica dell’Enea), valore in crescita negli ultimi anni a causa delle maggiori esigenze di comfort abitativo. Ma c’è un modo per conciliare l’esigenza di benessere con quella del Pianeta: ridurre le dispersioni di energia e puntare su fonti di approvvigionamento energetico rinnovabili.
«I vantaggi di una ristrutturazione in chiave ecologica», afferma l’ingegnere Vincenzo Madera, dello Studio Madera di Firenze, «sono di tre tipi: il più importante è legato alla sostenibilità ambientale e all’abbattimento delle emissioni di CO2. La gran parte delle abitazioni esistenti sono un colabrodo energetico: gli impianti obsoleti, spesso alimentati da combustibili inquinanti, e gli involucri altamente disperdenti dal punto di vista termico contribuiscono fortemente all’incremento di CO2. Il secondo vantaggio è il risparmio economico a medio termine, grazie agli incentivi fiscali. Infine, a beneficiarne è il comfort».
Gli elementi da considerare in una ecoristrutturazione possono essere molteplici, ma anche piccoli interventi potrebbero cambiare il quadro dell’efficienza energetica abitativa.
Gli interventi chiave
«La semplice sostituzione della caldaia con una nuova a condensazione, ad esempio», prosegue Vincenzo Madera «potrebbe ridurre i consumi del 20%; la sostituzione degli infissi di un ulteriore 10%; aumentando l’investimento iniziale, la realizzazione del cappotto termico potrebbe abbassare i consumi fino al 50%».
Ma quali sono gli interventi chiave per una ristrutturazione che punti alla massima efficienza energetica? «Il primo intervento che suggerirei» prosegue Madera «è il cappotto termico. L’isolamento ridurrebbe le dispersioni, trattenendo all’interno della casa il caldo d’inverno e il freddo d’estate. Ovviamente, un cappotto non può essere realizzato prescindendo dalla sostituzione degli infissi. Dopodiché, passerei all’impianto, meglio se un impianto ecologico a bassa temperatura, alimentato ad elettricità, come le pompe di calore. Infine, all’installazione di un impianto fotovoltaico».
Le soluzioni architettoniche e ingegneristiche, dunque, consentono molte opzioni che rispecchiano anche diverse capacità di spesa e le detrazioni fiscali previste dal Superbonus 110% potrebbero costituire un forte incentivo per procedere alla pianificazione degli interventi.
La ristrutturazione e le detrazioni fiscali
Il Superbonus è un’agevolazione prevista dal Decreto Rilancio che eleva al 110% l’aliquota di detrazione delle spese sostenute dal 1° luglio 2020 al 30 giugno 2022, per specifici interventi in ambito di efficienza energetica. Le nuove misure si aggiungono alle detrazioni previste per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio, compresi quelli per la riduzione del rischio sismico (Sismabonus) e di riqualificazione energetica degli edifici (Ecobonus). […]
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