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Syngenta contro il bio

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Secondo il Ceo di Syngenta, colosso dell’agrochimico, davanti alla minaccia di una crisi alimentare globale bisogna rinunciare all’agricoltura biologica. Il punto di Maria Grazia Mammuccini, di Federbio.
Syngenta contro il bio
Il Ceo del colosso agrochimico Syngenta in una recente intervista ha affermato che di fronte alla minaccia di una crisi alimentare globale è necessario rinunciare all’agricoltura biologica.
Sarebbe una follia rinunciare al biologico, anzi è proprio questo il momento in cui occorre investire con maggior decisione sulla transizione agroecologica.
Il consumo di suolo, la perdita di fertilità dei terreni, il crollo della biodiversità, l’aumento delle emissioni serra, l’inquinamento delle falde idriche, fino all’abbandono delle terre da parte degli agricoltori, che non riescono più raggiungere un’equa remunerazione, sono le vere criticità enfatizzate dal recente conflitto bellico che, con l’impennarsi del costo di pesticidi, fertilizzanti e concimi chimici e dell’energia, rischia di pregiudicare molte imprese agricole.
Il ruolo dell’agroecologia contro la crisi alimentare è fondamentale e l’emergenza di cibo globale non deve farci cadere nella tentazione di scegliere come soluzione l’incremento dell’uso di pesticidi e fertilizzanti di sintesi chimica, che non garantiscono certo rese colturali migliori, anzi nel tempo favoriscono fenomeni di desertificazione del suolo mettendo a rischio la produzione di cibo per le generazioni future. Ridurre le sostanze chimiche di sintesi è fondamentale soprattutto in questo momento, con i costi di pesticidi e fertilizzanti schizzati alle stelle che rendono impossibile garantire un reddito adeguato agli agricoltori. Molti sono costretti a chiudere.
Il bio tutela la fertilità del suolo e contribuisce a incrementare il sequestro annuo di carbonio organico (CO) in maniera nettamente superiore anche rispetto ai terreni non coltivati: è stato dimostrato che nei terreni coltivati in modo biologico l’accumulo annuo di CO nel suolo è pari a 3,5 tonnellate per ettaro, negli altri a 1,98 t/h. Inoltre il biologico, valorizzando i circuiti locali di produzione e consumo e tutelando la biodiversità, può essere una delle opportunità per garantire un reddito soddisfacente e un futuro agli agricoltori.
Per quanto riguarda le rese, è scientificamente provato che nel medio e lungo periodo quelle dell’agricoltura biologica sono del tutto simili, se non addirittura superiori, a quelle dell’agricoltura convenzionale, che utilizza enormi quantitativi di sostanze chimiche di sintesi e acqua, compromettendo la fertilità dei terreni e mettendo a rischio la produzione di cibo per le generazioni future.
Ma l’affermazione paradossale del capo del colosso degli ogm Syngenta è che dobbiamo smettere di coltivare bio altrimenti le persone in Africa muoiono. Di fronte a questo non ci sono parole, se abbiamo chiaro quali sono gli interessi in campo e soprattutto se abbiamo chiaro che oggi il punto vero è l’equa distribuzione del cibo. Produciamo più di quanto è necessario per alimentare la popolazione del Pianeta e l’eccesso di produzione serve solo ad abbassare il prezzo agli agricoltori visto che il 30% del cibo finisce nei rifiuti, invece che per risolvere il problema della fame.
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Articolo tratto dalla rubrica Mondo Bio

Leggi la rubrica sul mensile Terra Nuova Giugno 2022
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